ITALICUM, RIECCO IL VERGOGNOSO SALVA LEGA A CURA FORZA ITALIA
SALVINI NON HA NEANCHE LE PALLE DI METTERCI LA FACCIA, MANDA AVANTI I SUOI PROTETTORI
Toccare il meno possibile affinchè l’accordo non salti.
Forza Italia tiene un profilo più che basso in vista dell’apertura del dibattito in commissione Affari costituzionali sull’Italicum.
E presenta appena venti emendamenti (dei quali la gran parte espressione di tutti e quattro i membri azzurri in commissione) al fine di operare appena qualche piccolo e marginale ritocco all’articolato.
È solo una la proposta emendativa destinata a far discutere.
E ha un nome e un cognome già noti al dibattito politico: salva-Lega. Perchè su quel versante il partito di Silvio Berlusconi è deciso a non mollare di un millimetro.
E vuole dare garanzie a un alleato prezioso in vista della corsa al premio di maggioranza, che scalpita in mancanza di garanzie sulla propria sopravvivenza.
La copertura offerta da Palazzo Grazioli è totale.
Perchè, qualora gli emendamenti passassero, il Carroccio potrebbe salvarsi sia che decidesse di correre all’interno del centrodestra sia se tentasse un’avventura solitaria.
Le correzioni proposte da Forza Italia prevedono infatti in ogni caso una quota di seggi per i partiti che “abbiano presentato liste di candidati in non più di sette circoscrizioni e che abbiano ottenuto almeno l’8% dei voti validi nel complesso delle circoscrizioni in cui hanno presentato liste di candidati”.
L’unica clausola prevista è che le liste debbono essere presenti in circoscrizioni “che abbiano un numero di residenti pari almeno al 20%” della popolazione nazionale.
In breve: sarà sufficiente che il partito di Matteo Salvini si presenti – per esempio – in Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna e Marche e che, rispetto al totale dei voti espressi in quelle determinate regioni non scenda sotto l’8%.
Ma c’è un altro dettaglio che non passerà inosservato ai colleghi di Pd e del Nuovo centrodestra.
Annidato in due semplici righe tecniche. “All’articolo 1, comma 3, capoverso ‘Art. 3’, il comma 4 è soppresso”.
Un complicato gioco di scatole cinesi, che, eliminando un riferimento ad un’altra legge del 1993, toglie di fatto al governo il compito di disegnare (entro quattro mesi, secondo l’articolato di più di vent’anni fa) i collegi plurinominali.
Una battaglia di tempi. Gli azzurri provano a forzare la mano, togliendo dalle lungaggini del Viminale (e dalle mani di Angelino Alfano) la definizione dei confini dei collegi. Difficile che gli ex alleati ci stiano.
Così com’è complicato che si accodino ai berlusconiani nel loro tentativo di toccare il meno possibile il testo base.
Al contrario i partiti minori si sono coordinati fra di loro nel tentativo di armonizzare la propria battaglia contro l’accordo fra Renzi e Berlusconi.
Dando vita ad una serie di riunioni incrociate, alla fine della scorsa settimana, nell’ufficio del capogruppo del Misto Pino Pisicchio.
Da Enrico Costa a Gennaro Migliore, da Scelta Civica ai Popolari per l’Italia, tutti gli esponenti di chi oggi rischia di scomparire hanno cercato di fare squadra in vista dell’avvio del dibattito. E sono pronti a vendere cara la pelle.
(da “Huffingtonpost“)
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