LO STIAMO PERDENDO: ESTREMI TENTATIVI DI RICUCIRE IL PAZIENTE PD
PRODI TELEFONA A TUTTI: “E’ UN SUICIDIO, NON MI RASSEGNO”… BINDI A RENZI: “FAI UN GESTO”… LETTA: “DI RENZI LE COLPE MAGGIORI”
L’umore è cupo, le parole sono cariche di delusione e di angoscia. Romano Prodi e Rosy Bindi sono stati protagonisti della stagione dell’Ulivo e della nascita del Pd e ora vedono il progetto sgretolarsi dinanzi a una scissione.
“Sono angosciato” dice Romano Prodi alla Repubblica.
“Faccio decine di telefonate, certo non sono indifferente alla scissione. Colloqui privati, tali rimangono”.
Riassume le ultime vicende del Partito democratico con parole che non nascondono l’incredulità : “Nella patologia umana c’è anche il suicidio”.
Una morte auto-inflitta di milioni di voti, governi, politiche, riforme. “Pensa che io mi rassegni? Non esiste. Semmai, mi intristico. E se è vera la crisi di sistema che abbiamo descritto, va affrontata, combattuta, sconfitta. Io non mi rassegno affatto”.
La Repubblica rivela che il Professore ha parlato al telefono con Matteo Renzi, Pier Luigi Bersani, Paolo Gentiloni, con Enrico Letta, forse anche con Walter Veltroni e Massimo D’Alema.
Cerca di fermare l’onda della scissione. Non dice però chi sta sbagliando di più e il contenuto di questi colloqui “deve rimanere privato”.
“Le ragioni per cui qualcuno pensa alla scissione sono esattamente quelle per cui dobbiamo stare insieme” dice in una intervista a ‘La Stampa’ Rosy Bindi che aggiunge: “Se vogliamo che il progetto politico del Pd vada avanti, il partito va tenuto unito”. Altrimenti, il rischio è che “qualcuno tenga il nome, ma non più il progetto”.
Secondo Bindi “le questioni inedite che sfidano questa epoca sono così grandi che nessuna cultura da sola ha una risposta esaustiva. Bisogna fare la fatica di trovare un punto d’incontro”.
Quanto alle responsabilità , secondo la Bindi “chi vince il Congresso ha la responsabilità di guidare e chi non lo riconosce sbaglia. Ma è il segretario a doversi portare dietro tutti, vivendo le ragioni degli altri non come un fastidio, ma come una ricchezza. Per questo mi appello prima di tutto a Renzi”.
L’ex premier, prosegue l’attuale presidente della Commissione Antimafia, “ha bisogno di coloro che invece guarda andarsene quasi con soddisfazione. E per fare un passo avanti deve dire con chiarezza che la legislatura arriverà a scadenza naturale. Non si tiri a campare perchè ci sono tante cose da fare e correggere: la legge elettorale, il Jobs Act… E poi una legge di bilancio libera dalla paura delle elezioni: prima viene il Paese che soffre”.
La Bindi incalza: “Cosa può fare il presidente della Repubblica se il Pd toglie l’appoggio al governo?”.
Quanto invece al Congresso “se si vota l’anno prossimo, cosa cambia se il Congresso dura un po’ di più? Vedo da tutti i sondaggi che la sua leadership non è intaccata nonostante il referendum, che problema ha a prevedere una conferenza programmatica? In realtà vuole un Congresso breve per votare nel 2017. E’ lui a dover fare il primo passo”.
Sul Corriere della Sera Enrico Letta sviluppa il suo pensiero già esplicitato sulla sua pagina Facebook ieri. “Si sta aprendo un’autostrada a Grillo, a Salvini e al ritorno di Berlusconi”, è la convinzione che lo tormenta, scrive il quotidiano, e che Letta ha preferito non lanciare sul web.
Per tre anni si è imposto di stare “psicologicamente lontano” dalle contorsioni interne del Pd, ma negli ultimi giorni ha seguito da lontano “con crescente amarezza” le ultime risse prima della rottura, che hanno mandato in pezzi “il più grande partito del centrosinistra europeo”.
Quello che dice con maggiore chiarezza, anche se già nel suo post era evidente, è che “la responsabilità maggiore per la rottura ce l’ha il segretario” Matteo Renzi.
(da “Huffingtonpost”)
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