LO ZIO SAM NON PERDONA LE SBANDATE PUTINIANE: LA DIPLOMAZIA AMERICANA CONSIDERA CONTE E SALVINI INAFFIDABILI
L’INCARICATO D’AFFARI USA, THOMAS SMITHAM, HA INCONTRATO TUTTI I LEADER ITALIANI. L’UNICO A NON AVER AVUTO UNA PHOTO OPPORTUNITY È STATO IL SEGRETARIO DELLA LEGA
“E’ dissonante”. Dalle parti della diplomazia americana chiosano così la posizione di Giuseppe Conte sul dibattito che il M5s ha aperto sulla Nato e sull’incremento delle spese militari fino al 2 per cento del pil.
I commenti che trapelano da fonti Usa nella capitale sono molto felpati rispetto alla politica italiana. Quasi impalpabili.
Le accuse di ingerenze sono dietro l’angolo. Di fatto, da quando è scattata l’invasione russa in Ucraina l’incaricato d’affari Thomas Smitham ha ricevuto in ambasciata tutti i principali leader.
L’ultimo, martedì scorso, è stato Matteo Salvini. L’unico a non avere avuto una photo opportunity. Dettagli? No.
L’ambasciata americana, con il presidente Biden in Europa, continua a essere più che mai attiva.
Ma al momento l’agenda di Via Veneto non prevede altre consultazioni ufficiali, anche se gli sviluppi parlamentari della prossima settimana sono seguiti con molta attenzione.
Conte è stato ricevuto – con tanto di foto diffusa dai profili social dell’ambasciata – lo scorso 10 marzo. Quando il tema dell’incremento della spesa per la difesa militare non era ancora centralissimo.§L’ex premier del M5s ha fatto parte di una lunga serie di incontri che si sono registrati in ambasciata: iniziati con Giorgia Meloni, proseguiti con Enrico Letta, Antonio Tajani e terminati con Matteo Salvini (ma senza testimonianza fotografica da condividere, appunto).
In mezzo: i presidenti delle commissioni parlamentari di Difesa ed Esteri, ma anche Nicola Zingaretti, governatore del Lazio ed ex segretario del Pd. Gli americani vogliono capire cosa ne pensi la politica italiana di quanto sta accadendo praticamente in Europa.
Allo stesso tempo, fonti Usa fanno capire di essere rassicurati da “due fari”: Mario Draghi e Sergio Mattarella. L’ordine di citazione è alfabetico.
Non è la scoperta dell’America: ecco dunque il link che unisce gli atlantisti Giancarlo Giorgetti (con il quale “le interlocuzioni sono assidue, anche in presenza”) e Luigi Di Maio, titolare della Farnesina. Sono i due ministri verdegialli che provano a bilanciare certe pulsioni che sembrano accomunare Salvini e Conte.
Il capo del M5s – che ieri ha telefonato al direttore della Stampa Massimo Giannini per esprimergli solidarietà dopo gli attacchi di Sergey Razov – continua a insistere: “Siamo a ridosso di una severa recessione. Non è stato fatto uno scostamento di bilancio sul caro energia e ora ci ingegniamo a realizzare un sostanzioso incremento delle spese militari? Il governo sia responsabile di fronte al Paese e ci ascolti”. Dunque: giammai.
A dire il vero però, proprio l’allora premier Conte nel dicembre 2019, in occasione del vertice Nato a Londra, sottoscrisse con gli altri leader l’impegno “ad aumentare investimenti per rispettare le soglie del 2 per cento investendo in nuove capacità e fornendo più forze per missioni e operazioni”. La situazione dei grillini, e questa non è una notizia, è abbastanza tesa.
I sondaggi non aiutano e nemmeno le pastoie dei tribunali in cui si è ficcato il Movimento. La settimana prossima il dl Ucraina approderà in Senato, bunker del contismo. C’è l’odg di Fratelli d’Italia che dice di aumentare la spesa militare fino al 2 per cento. Una mina per la maggioranza. Non a caso lunedì sera alle 20 il ministro per i Rapporti con il Parlamento convocherà i capigruppo per cercare “il dialogo”.
Altrimenti il governo porrà la fiducia, e buona notte. Intanto, gli ex grillini che ora formano il gruppo duro e puro L’Alternativa c’è sono pronti a presentare un odg in senso opposto a quello del partito di Meloni: stop all’aumento della spesa per le armi. Alla Camera il M5s si è astenuto.
“Vedremo se Conte farà il Ponzio Pilato – dice Mattia Crucioli – finora i veri valori grillini li stiamo portando avanti noi. Conte a volte ci segue e altre meno”. Ora spiegate agli americani queste dinamiche, please.
(da “il Foglio”)
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