MANOVRA, SERVONO 32 MILIARDI (23 PER EVITARE AUMENTO IVA, POI CUNEO FISCALE, AIUTI ASILO NIDO E INDUSTRIA), TROVATI 25 MILIARDI, NE MANCANO ANCORA 7
I 25 MILIARDI DERIVANO: 11 DA FLESSIBILITA’ E DEFICIT AL 2,2%, 4 DA RISPARMI REDDITO CITTADINANZA E QUOTA 100, 3 DA CALO SPREAD, 3/4 DA RECUPERO EVASIONE, 1 DA TAGLI MINISTERI, 2 DA RISPARMI, RIORDINO ALIQUOTE
I numeri quantificano gli spazi di azione, dicono quello che si può fare e quello che invece non si riesce a fare perchè i soldi non bastano.
E questo succede sempre quando un governo deve tirare su una manovra, così come si verifica puntualmente il pressing della politica, dei non tecnici, per tutelare le misure che hanno un peso in termini di consenso.
Alla prima legge di bilancio del governo giallorosso sta succedendo questo. Uno dei nodi ancora da sciogliere è il taglio delle tasse sul lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale.
Al momento i numeri che sono al vaglio dei tecnici del Tesoro dicono di partire da giugno e questa è l’ipotesi più accreditata per la soluzione finale.
Ma nella caccia last minute alle risorse, palazzo Chigi, Pd e 5 stelle premono per avviare il tutto almeno da marzo-aprile, in modo da attutire il contraccolpo di una partenza troppo ritardata.
In una legge di bilancio che sul fronte delle iniziative è obbligatoriamente mite a causa del maxi-impegno da 23,1 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva, il taglio del cuneo fiscale è la misura su cui hanno scelto di puntare Conte e i due partiti di govenro.
Tagliare le tasse sul lavoro significa buste paga più pesanti per i lavoratori. Il progetto iniziale puntava a mettere sul piatto 5 miliardi in modo da garantire un bonus da 1.500 euro all’anno, cumulato in un’unica soluzione. In pratica uno stipendio in più, a luglio, per i redditi fino a 26mila o 35mila euro.
Tutto questo partendo da gennaio del prossimo anno. Ma il timing lo dettano i soldi che si sono riusciti a raccogliere dalle differenti operazioni che si stanno approntando. Bisogna partire dal disinnesco delle clausole di salvaguardia sull’Iva e dalle spese indifferibili e questo complica la soluzione per l’intervento sul cuneo.
Ad oggi, come si diceva, la partenza suggerita dai lavori in corso al Tesoro è giugno. In questo modo di miliardi ne servirebbero la metà , cioè 2,5 miliardi, e il bonus scenderebbe a 750 euro. Una soluzione intermedia, a cui si sta lavorando in queste ore, è quella di partire a marzo-aprile: tre miliardi per portare il vantaggio fiscale a 900 euro.
Più complessa, anche se non ancora esclusa del tutto, la possibilità di un recupero di risorse all’ultimo momento utile (c’è tempo ancora fino a metà ottobre). Su quest’ultima opzione spingono ancora Pd e 5 stelle.
La manovra parte da spese per circa 31-32 miliardi. Oltre all’Iva, le spese indifferibili e il taglio del cuneo fiscale, ci sono anche micro-interventi come il rifinanziamento del pacchetto Industria 4.0 e gli asili nido.
I soldi che fino ad oggi si sono messi in cascina sono circa 25 miliardi: ne mancano ancora sette.
Le voci delle entrate sono state di nuovo ricalibrate: dai risparmi di reddito e quota 100 arriveranno 4 miliardi, tre miliardi dal calo dello spread (il rendimento del Btp a 10 anni è stato collocato oggi dal Tesoro a un nuovo minimo storico). Ai ministeri verrà chiesto un sacrificio di 1 miliardo mentre dal pacchetto della lotta all’evasione fiscale sono stimati incassi per 3,5 miliardi. Tra un altro pezzo di spending review, riordino delle aliquote Iva, tassa sulla plastica e altri interventi sono attesi altri 2 miliardi.
E poi c’è l’Europa: è lì che si concentra il serbatoio più grande. Le parole del designato commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni (piena flessibilità nel rispetto delle regole) sono state lette in Italia con ottimismo. Quel “piena” fa sperare che alla fine Bruxelles dica sì al deficit al 2,2%, su cui si sta trattando. Significherebbe portare a casa 11 miliardi e chiudere la manovra con meno affanno.
(da agenzie)
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