MARIA ROSARIA BOCCIA: “SANGIULIANO MI HA DETTO CHE VOLEVA RITIRARSI IN UN CONVENTO”
STASERA SARA’ IN TV A PIAZZAPULITA DA FORMIGLI
«In questa vicenda mi sono data una regola. Io non voglio più parlare, a meno che non sia obbligata a farlo, e purtroppo è accaduto più volte, perché si scrivono falsità che colpiscono la mia immagine al punto da costringermi a difendermi». Maria Rosaria Boccia torna a parlare e lo fa in una intervista rilasciata a Luca Telese e pubblicata su Il Centro. Stasera l’imprenditrice sarà anche ospite a PiazzaPulita. Boccia spiega di dover ancora difendersi sui media «per un motivo semplice: con una scelta che considero surreale, Sangiuliano ha denunciato, lui che denuncia me». Molti, le viene sottolineato, leggendo quella denuncia hanno trovato raccontati molti fatti inquietanti che sembrano credibili: «Solo a chi non conosce la realtà. Le bugie si demoliscono molto facilmente, altre sono delle cantonate quasi comiche, frutto temo di analfabetismo digitale. Gli ottimi magistrati che giudicheranno adesso hanno in mano le prove che confermano per filo e per segno la mia versione».
Le prove
Le prove, secondo Boccia, sarebbero state fornite da Sangiuliano stesso: «Il sequestro di tutti i dispositivi digitali. Lì ci sono le nostre chat, i messaggi che lui mi ha inviato e che lui ha usato per la sua denuncia, non io. Ma adesso, per fortuna, i magistrati le leggeranno in integrale». Scopriranno «che se c’è una vittima, in questa storia sono io! Penso che consultando i dialoghi integrali, quelli da cui il ministro si dichiara minacciato, si metteranno a ridere». L’influencer si difende sulla storia della caricatura di Sangiuliano incinto, uscita prima delle indiscrezioni: «Su Google ho trovato e screenshottato l’autore della burla. È un signore che non avevo mai visto né conosciuto, e basta leggere la didascalia per capire che si riferisce alle cosiddette gaffes da ministro: ‘Il ministro in attesa di partorire l’ennesima c…ata’».
La tesi della denuncia
Secondo Boccia «metà della denuncia poggia sulla tesi che l’intervista di Marianna Aprile e lei sia parte preponderante della presunta minaccia al corpo politico. Il giorno prima dell’intervista a La7 Sangiuliano sottoscriveva una lettera di diffida che mi inibiva dal diffondere qualsiasi materiale o citazione che lo riguardasse, la raccomandata l’ho ritirata alla posta qualche giorno dopo. La lettera è del 5, spedita quando Sangiuliano era ancora ministro». Il dialogo però andò in onda venerdì 6, ricorda anche Telese: «Al termine della registrazione ci avete comunicato che secondo l’Ansa Sangiuliano stava rassegnando le dimissioni. Quindi quando l’intervista è andata in onda lui era un privato cittadino. Quindi zero reati e minaccia a ‘corpo politico’».
Il nemico misterioso
Boccia racconta anche un altro particolare inedito: «Il giorno prima della sua intervista al Tg1 Sangiuliano mi chiamò e mi disse riferendosi a chi non voleva la mia nomina: “Non farmelo ripetere al telefono, tu conosci bene il motivo. Tu sai perché!”. In quella lunga telefonata del 3 settembre, il giorno prima del Tg1, Gennaro non ebbe il coraggio di dirmi che avrebbe parlato di me e di fatti personali al Tg1. È lui che ha parlato della mia persona violando la mia privacy. Le sembra che fosse lui la vittima? Io non avevo detto una parola in pubblico su di lui». «In quella telefonata ero delusa dal suo comportamento. Lui diceva; siamo entrambi vittime. Soffriva per la satira, le battute, e diceva che eravamo diventati entrambi dei bersagli. Disse una cosa grottesca: ‘Mi seppellirò nell’ultimo ufficio della Rai. Farò l’archivista nella redazione Regioni in mezze maniche. Mi ritiro in convento’. E poi: ‘imparerò il cinese, e andrò a fare il cameriere in un ristorante a Pechino’».
Il telefonino
«Ma poi c’è la perla», prosegue Boccia. «Diceva che avrebbe comprato un telefonino e che avrebbe dato il nuovo numero solo a me. Il giorno dopo questa drammatica richiesta di aiuto si presentava davanti agli italiani e affermava di averla lasciata e spiegava: ‘Giorgia Meloni ha respinto le mie dimissioni’». Colpire Meloni? «Mai! Perché dovrei?» Paura della denuncia? «Nessuna paura. Per tutti i motivi che le ho detto no: zero timori e fiducia piena negli ottimi magistrati inquirenti».
(da agenzie)
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