MARINO DENUNCIA: “OGNI NOME UN FAVORE, ORA TIRO GIU’ TUTTI”
“PER FARMI FUORI MANCAVA SOLO LA COCA IN TASCA”… “FARO’ NOMI E COGNOMI E PORTERO’ LE PROVE IN TV”
Ignazio Marino si prepara a guadagnare l’uscita del Campidoglio, ma annuncia fuoco e fiamme fino all’ultimo minuto e anche dopo.
Mette nel mirino, in particolare, il suo stesso partito e chi “non avrebbe dovuto sostenerlo e non l’ha fatto”. E, almeno a parole, non ha più freni.
Dice di non aver mai sentito, in queste ore, il segretario Matteo Renzi. Ma che, pur di cacciarlo, quelli che lo volevano fuori dal Campidoglio gli “avrebbero messo della cocaina in tasca”, dice in un’intervista alla Stampa.
E i retroscena vanno oltre. Raccontano di un sindaco che “l’ha presa malissimo” quando si è trovato contro anche mezza giunta e mezza maggioranza in consiglio comunale.
“«Cacciarmi? Se lo fate farò tutti i nomi — ha detto il sindaco uscente secondo un retroscena del Corriere della Sera — Chi del Pd mi ha proposto Mirko Coratti e Luca Odevaine (due arrestati di Mafia Capitale, ndr) come vicesindaco e come comandante dei vigili. Vi tiro giù tutti”.
Sullo sfondo, tra l’altro, la pubblicazione di un libro scritto insieme a Mattia Stella, il suo ex caposegreteria, che ha lasciato l’incarico durante l’estate dopo la relazione del prefetto Franco Gabrielli sull’inchiesta Mafia Capitale.
Marino ha ricordato di “avere tutto scritto nei miei quaderni” e di “avere anche degli sms di dirigenti nazionali del Pd”.
Uno scenario confermato anche da un altro retroscena, di Repubblica: “Se io affondo — avrebbe detto il sindaco — li porto tutti giù con me. Nessuno si illuda: farò nomi e cognomi di chi mi ha chiesto favori, raccomandato assessori poi indagati e gente di Mafia Capitale. Ho le prove, le porterò in tv”.
Ma è stato l’ultimo tentativo, subito prima di essere invitato a lasciare anche dai suoi assessori più vicini, come quello alla Legalità Alfonso Sabella.
E però ora annuncia un tour in tv, dice che Odevaine gliel’ha raccomandato Walter Veltroni, che ha le schede con tutti i favori che in due anni mi hanno chiesto consiglieri e esponenti politici.
“Ci avevano provato con la Panda rossa, i funerali di Casamonica, la polemica sul viaggio del Papa. Se non fossero arrivati questi scontrini, prima o poi avrebbero detto che avevo i calzini bucati o mi avrebbero messo della cocaina in tasca”.
Il sindaco dimissionario si sfoga così in un’intervista alla Stampa nel giorno del suo addio al Campidoglio.
Torna alle ricevute e precisa: “Io non so cosa ci hanno scritto sopra. Ho consegnato gli scontrini agli uffici, come si fa in questi casi. Non escludo che possa esserci stata qualche imprecisione da parte di chi compila i giustificativi”, e ribadisce di essere “disposto a pagare di persona le mie spese di rappresentanza di questi due anni: 19.704,36 euro. Li regalo al Campidoglio”.
Marino rivendica di aver “rotto le uova nel paniere del consociativismo politico“, ricorda che “Roma sarà parte civile nel processo di Mafia Capitale. Noi abbiamo tagliato le unghie a chi voleva mettere le mani sugli affari” e ora si augura che “chi verrà dopo di me non riporti Roma indietro”.
Afferma poi che in questa vicenda nel Pd “mi hanno espresso vicinanza in due. Il ministro Graziano Delrio e Giovanni Legnini, entrambi molto avviliti per quanto accaduto”.
E in Comune “10 consiglieri del Pd su 19″ piangevano. Su Renzi dice: “Non avendo avuto l’opportunità di parlare col presidente del consiglio, non ho potuto conoscere qual è il suo giudizio”.
Nessuna minaccia — aggiunge — dietro la puntualizzazione di avere 20 giorni per ritirare le dimissioni: “Prendo atto che Pd e Sel, due partiti della maggioranza, hanno chiesto le mie dimissioni. E un chirurgo non può restare in sala operatoria senza il suo team”. Ora “la decisione non è più nelle mie mani. E io sono l’ultima persona al mondo che vuole occupare una poltrona”.
In realtà Marino è caduto perchè anche l’ultimo pezzo del Pd lo ha lasciato.
La delusione e l’amarezza sono anche dell’assessore alla Legalità del Comune Alfonso Sabella, uno di coloro che è rimasto al fianco di Marino.
“Stavamo facendo qualcosa di importante in questa città , stavamo riportando il rispetto delle regole e la legalità , e tutto rischia di andare in malora per una bottiglia di vino da 55 euro” dice il magistrato in un’intervista al Corriere della Sera.
“Di fronte all’assalto mediatico — spiega -, l’unica possibilità sarebbe stata rispondere e dimostrare al millesimo la correttezza di ogni spesa. Stiamo parlando di circa 9mila euro di ricevute contestabili in teoria, su un totale di 19.704,36 euro; cifre esigue, anche perchè, con tutto il rispetto, di quanto hanno speso gli altri sindaci non sappiamo nulla. Ma non sarò io a nascondere la gravità dei reati ipotizzabili. Purtroppo, per fatti da cui sono trascorsi anche due anni, questa dimostrazione al millesimo non era possibile”.
“Questo — aggiunge — imputo a Ignazio: la leggerezza sua o del suo staff nel creare una situazione simile. Io non credo che il sindaco abbia rubato o mentito intenzionalmente; credo che abbia fatto un po’ di confusione, anche perchè la scelta di mettere a disposizione gli scontrini è stata sua, e purtroppo ora la stiamo pagando a caro prezzo”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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