MARO’, IL GOVERNO INDIANO: “SULLA PENA DI MORTE DECIDEREMO A GIORNI”
POTREBBE ESSERCI LA RICHIESTA DELLA NIA DI ESECUZIONE CAPITALE E POI LA RINUNCIA DELL’ESECUTIVO CON L’ITALIA A NON APPLICARLA
Si aggroviglia una volta di più la vicenda dei due marò trattenuti in India, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Nonostante la rassicurazioni fornite ancora giovedì dal ministro degli Esteri indiano, Salman Kurshid, il quale ha escluso che i due fucilieri la rischino una condanna a morte, un’intesa raggiunta nelle ultime ore in India a livello inter-ministeriale riproporrebbe uno scenario che contempla la pena capitale.
La Nia, la polizia anti-terrorismo cui sono state affidate le indagini sull’omicidio di due pescatori avvenuto il 15 febbraio 2012 al largo della costa dello Stato sud-occidentale del Kerala, avrebbe infatti ricevuto «il via libera per formulare le accuse sulla base della sezione 3» della Sua, la legge del 2002 in materia di sicurezza marittima.
Si tratta di una normativa che, pur se con finalità di repressione del terrorismo e della pirateria, stabilisce sia punita con la pena capitale qualsiasi azione dalla quale sia stata provocata la morte di una persona in mare.
La prospettiva, stando a fonti governative riservate citate dal quotidiano «Hindustan Times», sarebbe frutto di un accordo raggiunto durante un mini-vertice a New Delhi tra i ministri competenti: lo stesso Kurshid, il titolare della Giustizia, Kapil Sibal, e quello dell’Interno, Sushil Kumar Shinde.
Quest’ultimo si è affrettato a precisare che «erano molti i problemi da discutere» e che una decisione non è ancora stata presa, ma «lo sarà nel giro di due o tre giorni».
Alle 16,30 è in programma una riunione a Palazzo Chigi con il premier Enrico letta e il ministro degli Esteri, Enna Bonino, al termine della quale sarà diffuso un comunicato.
Se l’India decidesse di ricorrere al `Sua Act’, la legge antipirateria che prevede anche la pena di morte, sarebbe «inaccettabile» e «noi nel caso prenderemmo le nostre contromisure», dice ai microfoni di Rainews l’inviato del governo per il caso, Staffan De Mistura.
Stando a indiscrezioni che circolano sui mass media in India, la Nia potrebbe decidere un rinvio a giudizio per una fattispecie che contempli la condanna a morte, salvo poi rinunciare a richiedere la pena capitale per l’impegno a non applicarla assunto dal governo indiano con l’Italia.
A rallentare la decisione sul rinvio a giudizio sarebbero proprio le garanzie accordate dal capo della diplomazia di Delhi, che adesso sarebbe giunto tuttavia a un compromesso con i colleghi di gabinetto.
Un quadro così confuso, che muta da un giorno all’altro, non induce all’ottimismo. Sempre a detta dell’«Hindustan Times», il benestare per rinviare a giudizio i marò per reati punibili con la pena di morte, a questo punto potrebbe giungere alla Nia in qualsiasi momento.
(da “La Stampa”)
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