MELONI S’INCAZZA CON FEDERICO MOLLICONE: “NON C’ERA BISOGNO DI TORNARE SUL TEMA DELLA STRAGE DI BOLOGNA, AVEVO GIA’ PARLATO IO, ABBIAMO FATTO UN AUTOGOL”
PER IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CULTURA ALLA CAMERA E’ UN COMPLOTTO DEI GIUDICI CONTRO LA DESTRA … LA DUCETTA NON SOPPORTA CHI ENTRA A POSTERIORI IN UNA POLEMICA SULLA QUALE È GIÀ INTERVENUTA. E QUANDO QUALCUNO LO FA “DOVREBBE LIMITARSI A SEGUIRE LA LINEA ESPRESSA DAL PRESIDENTE”
Ci ha pensato Giovanbattista Fazzolari a sentire Federico Mollicone ieri, per spiegargli che la sortita sulla strage di Bologna è stata quantomeno “fuori sincro” rispetto alla linea che FdI pubblicamente dichiara di sostenere.
E cioè che le «sentenze si rispettano» e che soffiare sul braciere del revisionismo di destra tra l’anniversario della bomba alla stazione e quello dell’orrore dell’Italicus espone il partito della fiamma (e dunque il governo) a una batteria di attacchi che Giorgia Meloni stavolta avrebbe voluto evitare.
Certo, non è la prima volta che i Fratelli tentano di presentare una versione alternativa della storia . Ma intervenire così, contro i verdetti definitivi della giustizia sulla matrice neofascista della strage alla stazione, appena 24 ore dopo l’attacco della leader di FdI al presidente dell’associazione familiari delle vittime di Bologna, è sembrato un autogol. Anche perché Meloni si era detta indignata proprio per l’accostamento tra il governo e «le radici dell’attentato».
Meloni, pubblicamente, resta in silenzio. Tutta FdI ha l’ordine di tacere e difatti non difende il deputato a capo della Commissione Cultura, anche se «il grosso dei parlamentari la pensa così», confida più di un eletto a taccuini serrati.
L’unico a parlare in chiaro è il viceministro agli Esteri, Edmondo Cirielli. E lo fa per prendere le distanze dalle affermazioni del collega: «L’essere stato ufficiale dei Carabinieri mi ha insegnato che le sentenze passate in giudicato non si criticano, si applicano»
Anche l’idea di Mollicone, più volte rilanciata in questi anni, di mettere in piedi una «commissione d’inchiesta sulle stragi» viene considerata, ai piani alti di via della Scrofa, come già archiviata. «Non vedrà mai la luce».
Anzi: Mollicone rischia pure i galloni di presidente della Commissione Cultura. Tra meno di un anno, quando i vertici degli organismi del Parlamento saranno azzerati e rimessi ai voti.
FdI proverà a difenderlo, anche per una ragione di equilibri interni: Mollicone ha strappato uno dei pochissimi incarichi di rilievo assegnati ai “Gabbiani”. Perdere pure quello, rischierebbe di far saltare la tregua siglata da Fabio Rampelli e Arianna Meloni. Ma la manovra resta complicata: l’opposizione farà le barricate. E uscite come questa sulla strage di Bologna potrebbero fargli perdere voti decisivi dai moderati di FI, che ieri sono rimasti silenti, ma piuttosto irritati.
Dentro FdI si auguravano che a mettere in discussione il ruolo dei neofascisti nell’attentato del 2 agosto ‘80 fossero personaggi presentabili come “terzi”, come l’avvocato Valter Biscotti, intervistato ieri a pagina 3 di Libero del gruppo Angelucci. Biscotti in fin dei conti sposa appieno la tesi Mollicone: «La destra non c’entra, il processo è da rifare».
L’uscita del deputato rampelliano ha scompaginato lo schema. Spostando di nuovo il mirino delle polemiche su FdI, com’è già capitato altre volte nel corso di questa legislatura, dalle SS di via Rasella rappresentate dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, come «una banda musicale di semi-pensionati», al ministro Nello Musumeci che giusto un anno fa dava alle stampe un saggio sullo sbarco degli Alleati in Sicilia, descrivendoli come «invasori», «nemici », fautori di «una strategia terroristica ». Non è dunque difficile credere che i più, nel battaglione di deputati e senatori di FdI, la pensi come Mollicone. Ma stavolta, per l’inner circle di Meloni, non era il caso di dirlo.
(da la Repubblica)
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