NON E’ VERO CHE LA COMUNITA’ LGBT+ E’ CONTRO IL GREEN PASS
LA QUESTIONE SOLLEVATA DAL GAY CENTER E’ DI ALTRA NATURA, RICHIEDE SOLO LA DOVUTA RISERVATEZZA
Un paio di titoli di giornale fuorvianti ed eccoci qui, il gioco è fatto.
Sono in molti a dire su Twitter, da un paio di giorni, che le persone della comunità LGBTQ+ sarebbero contro il Green Pass: «Green Pass, no della comunità Lgbtq+: “Discrimina le persone trans, le obbliga a fare coming out forzati”» o «Anche il Gay center contro il Green pass: «È un coming out forzato. Trans ancora più isolati»» (rispettivamente titoli di La Stampa e Open) sono fuorvianti e hanno dato il via a una serie di considerazioni sull’opinione dell’intera comunità LGBTQ+ – come se avesse senso parlarne – contro il Green Pass.
Da specificare che in entrambi gli articoli viene spiegato esattamente come stanno le cose ma titoli del genere hanno fatto da assist a polemiche evitabilissime e sterili rispetto a cosa ha detto il Gay Center sul Green Pass.
Cosa ha detto realmente il Gay Center sul Green Pass
«Il Gay Center non si è mai schierato contro vaccini e Green Pass ed è ben specificato nelle prime righe del comunicato – scrive il portavoce dell’organizzazione Pietro Turano su Instagram – Chiediamo strumenti che non siano esclusivi ed escludenti»
Niente contro il Green Pass e niente contro il vaccino, che rimangono gli strumenti di contrasto alla pandemia più importanti. Però la richiesta è quella – come specificato anche nell’oggetto della mail – di prestare attenzione anche alla «privacy delle persone trans». Alcune di loro, come è già stato raccontato, si trovano in situazioni poco piacevoli in cui la mancata discrezione di chi effettua il controllo può creare danno.
Il punto – come spiega il Gruppo Trans di Bologna sul Green Pass – è che «tale soluzione non prevede né considera l’esistenza di persone transgender e/o non binarie, il cui diritto alla privacy potrebbe essere leso nel caso in cui i documenti riportassero un nome non corrispondente al nome e genere con cui la persona è conosciuta socialmente».
Viene spiegato che «come in molti altri casi, le persone trans potrebbero trovarsi in situazioni spiacevoli, di disagio e costrette a coming out forzati. L’iter legale in Italia – quando è possibile – è un processo lungo, costoso ed estenuante, che lascia di fatto molte persone sospese con documenti non corrispondenti alla propria identità».
(da agenzie)
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