NON SOLO UN VOTO LIBERATORIO, MA L’ESPRESSIONE DI UN CAMBIAMENTO DELLA SOCIETA’ CHE A DESTRA NON SI E’ ANCORA CAPACI DI INTERPRETARE
E’ VERO, IL PREMIER HA FATTO PERDERE VOTI AL PDL, MA PERCHE’ NON CI SI CHIEDE COME MAI QUEI VOTI NON LI HA, A DESTRA, INTERCETTATI NESSUNO E SONO ANDATI DISPERSI?…UNA FORZA POLITICA DOVREBBE ESSERE AVANGUARDIA DEL CAMBIAMENTO, NON TRINCEA DEL VECCHIUME
Per chi da tre anni denuncia le incongruenze del centrodestra italiano la giornata di ieri, in fondo, potrebbe essere archiviata come una soddisfazione personale, all’insegna dell’italico motto “lo avevo detto e previsto”.
Una coalizione già sbilanciata all’atto della sua costituzione e caratterizzata da un cesarismo senza freni, senza cultura politica e sociale alla sua base, non poteva che degradare sempre più verso un intreccio affaristico xenofobo, ben rappresentato dagli interessi dei due contraenti, sopravvissuti alla diaspora finiana.
Avevamo in passato evidenziato numerosi errori palesati dalla coalizione di governo e il crescente malessere del popolo di destra, anticipando di almeno un anno alcune delle motivazione che hanno poi indotto Fini a sollevare i distinguo che hanno portato alla sua cacciata.
Siamo stati tra i pochi che nei giorni scorsi hanno chiaramente detto che il voto a Pisapia avrebbe contribuito a dare forza alla valanga popolare che ha finito per sotterrare i traditori della destra italiana, in primis un premier impresentabile che rappresenta l’antitesi dei valori etici e culturali della destra europea.
Da mesi andavamo segnalando che anche la Lega perdeva consensi nei suoi feudi elettorali, mentre i media nazionali non ne hanno mai voluto parlare, dandola anzi in crescita.
Salvo ora stupirsi della sua sconfitta nelle roccaforti del Carroccio stesso.
Riteniamo ora invece doveroso sganciarci da analisi frettolose o parziali che circolano negli ambienti della destra, ivi comprese quelle degli amici di Futuro e Libertà .
Perchè molti fanno finta di scambiare la vittoria della sinistra come un proprio successo, il che è vero solo parzialmente.
Certo, al ballottaggio i voti del Terzo Polo hanno pesato, inutile negarlo, così come al primo turno spesso sono stati determinanti nel bloccare il candidato del partito degli accattoni che vive comprando deputati.
Ma sarebbe limitativo fermarsi alla soddisfazione per la caduta tombale di Pdl e Lega. Occore andare oltre e porsi una semplice domanda: non avrebbe dovuto essere automatico che i voti persi dal sedicente centrodestra confluissero nel Terzo Polo? Non era dato per scontato che, riducendosi la percentuali di astensionisti, una parte di essi si sarebbe accasata proprio tra le file di chi tenuto le distanze da entrambi gli schieramenti?
Questo non è avvenuto per una serie di ragioni anche tecniche su cui non spendiamo troppe analisi: il fatto che spesso l’Udc è andata per conto suo e non c’è stata alcuna intesa con Fli, la prudenza di Fli nel prendere spesso posizioni coraggiose, i compromessi locali che hanno visto Fli alleata persino con Pdl e Lega, il freno a mano tirato a causa del lavoro di demolizione compiuto dalle quinte colonne berlusconiane rimaste in Fli per bloccarne le mosse.
Qua ci limitiano a parlare dell’aspetto più grave che non si può sottacere: Fli è la rappresentazione plastica attualmente della coperta che viene tirata da tutti i lati, chi mette più forza la avvicina a sè e alle proprie idee.
Quando sarebbe necessario strappare, si sceglie sempre il compromesso: così sui ballottaggi, così sui referendum, così in diverse votazioni parlamentari che vedono sempre assenze sospette che salvano il governo.
Una ambiguità , una mancanza di linea politica chiara che si paga di fronte all’elettorato che vuole sapere per chi e per cosa vota.
Non siamo certo tra coloro che fingono di scandalizzarsi perchè Fli si è alleata con l’Udc: Casini rappresenta il centro, Fli la destra, così come prima Forza Italia e An.
Se poi Casini raccoglie più voti è naturale che guidi il Terzo Polo, semmai il problema è far crescere Fli.
Il limite di Fli (e di Fini, almeno in questo frangente, ma anche di tanti intellettuali di area finiana) è che si continua a sventolare il vessillo “legalità , meritocrazia, unità nazionale” pennsando che sia sufficente agitarlo per aumentare automaticamente i consensi.
O inneggiare a una “destra moderna e repubblicana” per raccogliere l’applauso.
O gestire il presente senza saper interpretare il cambiamento.
Di fronte a un Pdl che raccoglie voti sempre più datati e fisiologicamente “vecchi” e a una Lega che fomenta solo “egoismi”, incapaci entrambi di affrontare le tematiche sociali, si aprirebbe uno spazio enorme per una destra movimentista e incisiva.
Con proposte chiare su quei soli temi che interessano e preoccupano il 70% degli italiani: lavoro, precarietà , casa, servizi, ambiente.
Il no al nucleare del centrodestra tedesco e le posizioni di apertura ambientalista di Sarkozy in Italia sono ancora cose da marziani, così come la dipendenza dai poteri forti una prassi.
Nelle parole d’ordine finiane mancano parole chiave e incisive come “aumento delle pensioni minime”, “costruire case per le giovani coppie”, “piano di stabilizzazione graduale dei precari”, “città vivibili e abbassamento del tasso di inquinamento”, “misure incentivanti per il commercio e il lavoro autonomo”, “attenzione al mondo del volontariato”.
E tante altre ancora.
Unite a “impegno a dimezzare i 60 miliardi di euro che costa ogni anno la corruzione nella pubblica amministrazione” attraverso la costituzione di una squadra di controllori che girino tutte le amministrazioni dello Stato, scoperchiando favori e intrallazzi.
Quante cose si potrebbero fare con 30 miliardi sottratti alla corruzione.
E ancora una coerente politica “anticasta” anche negli Enti locali, rinunciando a privilegi e prebende.
Questo vuole dire saper cavalcare la tigre del cambiamento che oggi la sinistra ha saputo convertire in voti.
Invece, sempre la ostinata paura di “apparire” un po’ troppo di sinistra (che scandalo…), ha ghettizzato una certa destra italiana a trattare fino alla nausea sempre gli stessi temi: rom, immigrati e centri sociali da chiudere.
Come un vecchio disco imbolsito a 72 giri, mentre nel mondo la tecnologia ti fa ascoltare una musica di qualità .
Basta con le posizioni di rendita che tali non sono più, basta con l’apologia della reazione, vogliamo azione, preveggenza, intuito, provocazione.
Basta coi “giovani vecchi” che entrano nei partiti e chiedono per prima cosa che carica è disponibile o coi vecchi “finti giovani” che non mollano la poltrona neanche sotto i bombardamenti.
Ci si armi di ramazza e di idee, di passione politica e di capacità di analisi dei tempi moderni: altrimenti una nuova sinistra preverrà a lungo su questa vecchia patetica destra.
Senza un valido “motore delle idee” e una guida aggressiva, nessun pilota potrà mai tagliare per primo il traguardo del Gran premio della politica italiana.
Leave a Reply