NE’ DESTRA, NE’ SINISTRA: E’ STATO UN GRIDO CONTRO BERLUSCONI
IL VOTO DI IERI E’ STATO FIGLIO LEGITTIMO DELLO SCHIFO VERSO UN UOMO CHE SI E’ ARROGATO IL DIRITTO DI RAPPRESENTARE L’INTERA NAZIONE…OGGI E’ IL TEMPO DEL “VAFFANCULO” LIBERATORIO, GLI ITALIANI SI SONO RIPRESI IL PROPRIO DESTINO
Siamo tutti coinvolti.
Non ci sono destra e sinistra.
Non ci sono garantismo e giustizialismo.
Non ci sono progressismo e conservatorismo.
Non ci sono i programmi. Nè il nucleare. Nè l’acqua pubblica o privata.
Non c’è la disoccupazione giovanile. Nè il federalismo. Nè la riforma fiscale.
Non c’è la politica energetica.
Non ci sono moderati e riformisti.
Non c’è nemmeno la politica estera. Nè quella economica.
Non ci sono tutte le cose che, normalmente, provocano il dibattito politico di un paese.
Non c’è tutto questo.
Il voto di ieri è piuttosto figlio legittimo dello schifo collettivo verso un uomo che, per i suoi comportamenti pubblici e privati, non può più arrogarsi il diritto di rappresentare un’intera nazione.
Il voto di ieri è il riscatto di un popolo che non sopporta più che il proprio diritto al decoro sia vilipeso da chi pensa esclusivamente ai propri interessi.
Ci sarà il tempo per dividersi. Verrà il tempo per le dotte disquisizioni politologiche e ideologiche.
Oggi è stato il tempo del vaffanculo liberatorio. Godiamocelo.
E nel vaffanculo non c’è nulla di moderato, c’è l’urlo disperato di chi sente in gabbia. Gli italiani hanno capito che non era più possibile andare avanti così, che Silvio Berlusconi li stava portando nel baratro della sua cattiva coscienza.
Gli italiani si sono ripresi il loro destino dimostrando che non tutto è scontato, hanno affermato la loro libertà dalla propaganda, dal potere mediatico ed economico.
Gli italiani hanno picconato il muro di menzogne berlusconiane.
Non hanno avuto paura. Hanno deciso. Hanno scelto di fare la cosa giusta.
Perchè solo nell’Italia berlusconizzata era possibile che Silvio Berlusconi rimanesse ancora al suo posto come se nulla fosse stato, come se la moglie non avesse detto che è una persona malata, come se il bunga bunga fosse una giostra per bambini, come se la Minetti facesse davvero politica, come se la macchina del fango non fosse sempre in funzione, come se in Italia ci fosse davvero una dittatura della magistratura, come se non avesse perso le elezioni. In paese come dovrebbe essere, Silvio Berlusconi si sarebbe già dimesso mille e mille volte.
In un paese normale il “suo” partito lo avrebbe accompagnato alla porta senza troppi salamelecchi.
E invece niente: le dimissioni non arriveranno neanche questa volta, perchè sostanzialmente quello del cav. è, nei fatti, un potere economico, un potere non democratico.
Lui non convince, lui paga.
È per questo che bisogna finire l’opera, ricostruendo con fatica sulle macerie politiche, culturali e morali.
Dopo la distruzione, è il tempo della costruzione.
E per l’area “finiana” è arrivato il momento di costruire i contenuti di quel nuovo centrodestra (impossibile da edificare nei paraggi di Arcore) con cui presentarsi al voto politico.
Ed evitare che Silvio Berlusconi possa anche solo pensare di andare al Quirinale come presidente della Repubblica.
Solo allora avremo riconquistato il diritto a vivere in un paese degno di questo nome. Solo allora potremo di nuovo discutere del merito, di programmi, di destra e sinistra, di federalismo e riforme fiscali…
Solo allora potremo finalmente dividerci.
Solo allora avremo davvero vinto.
Filippo Rossi
(da “Il Futurista“)
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