OLIMPIADE CORTINA 2026: COSTI ALLE STELLE E LAVORO IN ALTO MARE
TANTO PER CAMBIARE… SI RISCHIA PURE IL TRASFERIMENTO DELL’EVENTO ALL’ESTERO
Mancano due anni e mezzo all’inizio delle tanto discusse Olimpiadi Milano-Cortina del 2026 e l’Italia continua a essere impantanata nella sua macchina burocratica.
Cortina resta in attesa della costruzione di un tunnel lungo 4 chilometri, mentre Longarone aspetta un’arteria da 11 chilometri, dal costo di 400 milioni di euro.
All’appello mancano poi decine tra rotatorie, gallerie, viadotti e ponti, i cui costi sono lievitati tra inflazione, caro delle materie prime e speculazione.
Nel frattempo, continuano le proteste delle associazioni ambientaliste, che dal 2021 scendono in piazza per denunciare gli “scempi ambientali” che le Olimpiadi Milano-Cortina del 2026 genereranno, tra consumo di suolo e alterazione dell’ecosistema circostante, in un modello già visto con l’alta velocità. Intanto, quelle che erano state sbandierate come olimpiadi «a costo zero» in realtà ha già pesato sulle casse statali per oltre tre miliardi di euro.
Tra ritardi nella costruzione e costi che lievitano rapidamente tutto procede a rilento, troppo anche per il Comitato Olimpico che non nasconde più i timori. L’ipotesi di spostare l’evento all’estero fiata sul collo dell’amministrazione italiana, nonostante le rassicurazioni in tal senso di Giovanni Malagò, numero uno del CONI e presidente della Fondazione Olimpica. Malagò ha comunque ribadito che serve «realismo», in quanto la realizzazione dei lavori è ormai «una corsa contro il tempo».
A Cortina la pista da bob è stata demolita e adesso si cercano le imprese per la ricostruzione dell’impianto. «Si lavora per i bandi e per gli appalti ma, seppur gestiti in forma straordinaria con una struttura commissariale, gli iter autorizzativi restano lunghi», ha dichiarato Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno.
Per ora, a due anni e mezzo dall’inizio delle Olimpiadi, l’evento pesa sulle casse statali per oltre tre miliardi di euro. Una cifra destinata a crescere e ad allontanarsi sempre di più dall’obiettivo “costo zero” sbandierato in fase di assegnazione.
Una trama pressoché identica a quella dei Giochi del 2006 tenutisi a Torino. In quell’occasione, la spesa finale risultò essere di 3,5 miliardi di euro, a fronte dei 500 milioni stimati, tra organizzazione e realizzazione delle opere, quasi tutte lasciate poi in stato di abbandono in seguito alla conclusione dell’evento. La pista da bob costruita a Cesana, in Val di Susa, è rimasta aperta fino al 2010 senza ospitare alcuna competizione, producendo spese di gestione per mezzo milione di euro. Al danno si aggiunse la beffa e gli incassi totali durante l’evento del 2006 non superarono il miliardo di euro, con buona pace dei contribuenti e delle casse pubbliche.
Stando ai vari dossier realizzati dal comitato promotore di Milano-Cortina 2026, l’evento dovrebbe creare 20 mila posti di lavoro da qui fino alla sua conclusione, per un giro d’affari di 2,9 miliardi di euro. Ciò vuol dire che mancano ancora due anni e mezzo all’inizio delle Olimpiadi invernali e siamo già in perdita di mezzo miliardo di euro. Uno scenario che diventa più desolante se si allarga lo sguardo, facendo i conti con ritardi, inflazione e lo spettro del trasferimento dell’evento all’estero.
(da lindipendente.online)
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