ONDE ANOMALE PADANIA MONDADORI: GLI STRANI AFFARI TRA LA CONCESSIONARIA RADIOFONICA MONDADORI E RADIO PADANIA
LA PRIMA ACQUISTA LE FREQUENZE CHE LA SECONDA OCCUPA APPROFITTANDO DI UNA LEGGINA FATTA APPROVARE DALLA LEGA… RADIO PADANIA OCCUPA GRATIS E RIVENDE A 100.000 EURO A FREQUENZA.. E IL BILANCIO DELLA RADIO LEGHISTA PASSA IN DUE ANNI DA 283.000 EURO A 217 MILIONI DI EURO
Secondo l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nulla osta: Monradio srl, concessionaria radiofonica del gruppo Mondadori che edita Radio 101, può tranquillamente comprare da Radio Padania Libera sei nuove stazioni di trasmissione, e relative frequenze.
In cambio i leghisti riceveranno da Monradio l’antenna di Monte Pascolet, nel bellunese, e una somma imprecisata di denaro: ogni frequenza vale in media 100 mila euro sul mercato, ma tutto sta al libero accordo tra le parti (non soggetto a valutazioni dell’authority).
E che c’è che non va?
Prima di tutto, in Italia non si potrebbe vendere e comprare l’etere radiofonico.
Ma grazie a un emendamento piazzato nella Finanziaria 2001 da Davide Camparini, all’epoca deputato leghista e fondatore di Rpl, le radio comunitarie a diffusione nazionale – cioè dedite a funzioni sociali anzichè al business – possono occupare spazi liberi diventandone proprietarie in soli 90 giorni, per poi rivendere o permutare in gran libertà le frequenze acquisite.
Le uniche radio con questo diritto sono oggi Radio Maria e Radio Padania, ma quest’ultima s’è dimostrata decisamente più attiva della consorella nel trasformare un’opportunità in vero business.
Ovunque nella Penisola il verbo padano ha così fatto la sua comparsa. Spesso solo per qualche mese, giusto il tempo di cedere ai grandi gruppi nazionali le frequenze conquistate.
E un rapporto particolarmente solido, con svariate decine di acquisti e altrettanti scambi, c’è sempre stato proprio con la radio 100% berlusconiana: presidente Gerry Scotti, star Federica Panicucci, informazione by Tgcom.
Senza dimenticare che nel 2005, quando Radio 101 andò in rovina venendo poi rilevata da Mondadori, una bella fetta dei soldi destinati ai creditori (35 milioni di euro sfilati dalla curatrice fallimentare, compagna di uno dei proprietari), finirono sui conti di Credieuronord, la banca lanciata dal Senatur e naufragata tra mille scandali.
Stavolta però tutto pulito.
Tranne forse un dettagliuccio.
Secondo il bollettino Agcom del 14 febbraio 2011, che dà l’ok all’operazione, il fatturato 2009 di Radio Padania ammontava a soli 283mila euro, mentre nel bollettino del 12 ottobre 2009 l’Authority certificava per il 2008 un fatturato padano stellare: 217 milioni di euro (contro i 16 di Monradio).
Tutto sotto controllo, autorevoli controllori?
Chiara Paolin
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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