ORGOGLIO DEMOCRATICO: “L’UMORE E’ CAMBIATO”
PD COMPATTO ALLA PRIMA MANIFESTAZIONE VOLUTA DA ELLY…. LE VOCI DELLA PIAZZA: “VOGLIAMO UNA OPPOSIZIONE UNITA”
Con un proverbio francese si direbbe che Elly Schlein ha rimesso la Chiesa al centro del villaggio delle opposizioni. Il Pd c’è, e se l’alternativa è di là da venire, come ammette lei stessa congedando i 50mila di Piazza del Popolo, ora è chiaro a tutti che “senza il Pd non si va da nessuna parte”. Il sottotesto agli interna corporis del Pd è che anche senza Schlein non si va lontano.
E’ più difficile ora dire che la leader del Pd si gioca tutto alle Europee. Come convincere le migliaia di persone che hanno fatto il pienone per la prima piazza della neosegretaria? Striscioni da tutta Italia, e militanti dem assiepati fin sulle scalinate del Pincio, fin sui gradoni delle Chiese: “Non siamo quattro gatti”, recita uno striscione rosso.
Non era scontato: solo stamattina il Corriere della Sera pubblicava il sondaggio di Nando Pagnoncelli che dava Pd e M5s distanziati di un solo punto, 18 a 17. A sera la scena è diversa. Al punto che per suggellare sul piano politico il colpo d’occhio ci voleva forse la foto di Piazza del Popolo. Ma a Schlein è mancata la cattiveria dello scatto, che avrebbe immortalato gli ospiti delle altre forze politiche – Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni – accanto a lei nel giorno della prova di forza dem. E invece gli alleati sono rimasti nel retropalco, e lei li ha ringraziati per due volte, segno di quello “spirito unitario” che rivendica come un punto di forza. “Non siamo interessati alla competizione con gli altri partiti di opposizione. L’alternativa si fa insieme. Ma oggi è un segnale per il futuro”, dice tra gli applausi.
E aggiunge: “Questa è la piazza dell’orgoglio democratico ritrovato” (che è anche un’implicita risposta al “Bentornato orgoglio italiano”, slogan con cui Giorgia Meloni ha convocato per il 14 dicembre la nuova festa di Atreju”.
Il galateo dell’ospite non cancella quello che tutti vedono. Il mondo di Schlein parla dal palco per chiedere al Pd, e alle opposizioni, di esserci davvero. Una giornata di grazia, se è vero che persino Roberto Gualtieri – mestiere difficile il sindaco di Roma – prende gli applausi.
Ma sono gli altri invitati a dare il tono della manifestazione. “Noi ci siamo, voi fate in fretta”, dicono tutti, con accenti diversi. “Teniamo botta, ma c’è un limite!”, recita lo striscione del Pd di Ravvena, al centro della piazza.
Ha quasi le lacrime il medico specializzando Stefano Cuccoli, del Careggi di Firenze. “Noi resisteremo- dice – ma voi arrivate presto perchè tutti ne abbiamo enorme bisogno. E quando toccherà a voi non indicate un ministro alla salute, ma alla sanità pubblica”.
Ilaria Vinattieri, studentessa alla Sapienza, si chiede “cosa deve ancora succedere per costruire un’alternativa credibile. Solo per studiare al liceo i libri costano 500 euro, ci viene chiesto di ringraziare per un lavoro in nero a sei euro l’ora. Il salario minimo è un passo verso un’opposozione vera, ma non bastano più le belle parole. Servono proposte concrete e rendersi conto di essere stati corresponsabili di scelte sbagliate in passato”.
E’ il messaggio di Schlein: orgoglio sì, ma anche autocritica. E lo dicono dal palco la sindacalista de La Perla Stefania Pisani, la pensionata del comitato Opzione Donna Social Caterina Rinaldi, il militante di Fridays For Future Giorgio Brizio e ancora Daniela Ghiotto e Valentina Bagnara, madri a cui hanno annullato la trascrizione a Padova.
Lo dice anche Mamadou Kouassi, il giovane senegalese che ha ispirato il film di Matteo Garrone “Io capitano”. “I migranti in Albania non ci vogliono andare perché sognano l’Europa, e i loro sogni vanno rispettati. Ma voi- dice al centrosinistra- quando toccherà a voi, cancellate la Bossi-Fini”.
Tra i più applauditi il giornalista Paolo Berizzi, cronista sotto scorta: “Venti anni fa mi chiedevano dove vedessi tutti questi fascisti. Quando me lo chiedono oggi rispondo che li vedo al governo”.
Ad ascoltare c’è tutto lo stato maggiore Pd, dai più vicini alla segretaria (Furfaro, Boccia, Gribaudo, Franceschini, Ricciardi, Graziano, Giorgis tra gli altri) all’ala riformista di Lorenzo Guerini, Dario Nardella, al presidente del partito Stefano Bonaccini.
A tutti Schlein ricorda il dovere di “provare a costruire il campo progressista, la sinistra del 2023”. Le parole della segretaria diventano più nette mano a mano che si avvia alla fine del discorso. Sul premierato, ricorda, non ci sono margini di trattativa.
“Noi non ci stiamo. Domani una persona comanderà tutto. Giù le mani dalle prerogative del Presidente della Repubblica”. È il messaggio che manda alla presidente del consiglio. Schlein cita Meloni a più riprese, e sono i passaggi più applauditi del suo discorso. “Meloni non vuole governare, vuole comandare”, dice.
La piazza attende parole chiare sulla crisi mediorientale. Il tema divide la sinistra, ed era temuto dagli organizzatori. Ma alla fine ci sono state solo un paio di bandiere filopalestinesi, ritirate, sembra, su pressione del servizio d’ordine. Schlein ribadisce la richiesta di un “cessate il fuoco umanitario”, formula un po’ ambigua, ma condanna senza incertezze “la brutalità di Hamas” e insieme “le violazioni del diritto internazionale” di questi anni da parte di Israele. “La guerra- dice – non è mai la prosecuzione della politica. E’ il fallimento”. I militanti applaudono a lungo.
Per Susanna Camusso la manifestazione segna oggi “un cambiamento d’umore” nei confronti del Pd e di Schlein. “Lei sta costruendo la sua agenda pezzo dopo pezzo e deve continuare a farlo. Perché è così che si costruisce l’alternativa. Io le dico ‘resisti’”. La piazza cancella anche i sospetti – anche nel Pd – sulla reale capacità di Schlein di reggere il peso della leadership. “Lo dicevano anche di me. Perché si fa fatica ad accettare che una donna rivesta un ruolo di responsabilità organizzativa e politica. Ma da questa piazza oggi – dice Camusso ad Huffpost – arriva un messaggio che è l’esatto contrario dell’accerchiamento. Questa piazza riconosce che noi l’opposizione la facciamo davvero. E che lei sta facendo il suo lavoro rigorosamente, anche se in un contesto difficile”.
E’ la piazza la forza della segretaria. Sul palco lei canta Bella Ciao, attorniata dai Giovani Democratici, tra lo sventolare di bandiere. Poi l’abbraccio con Adelmo Cervi, figlio di Aldo, ucciso insieme ai sei fratelli dai fascisti il 28 Dicembre 1943.
“Sono entrato nel Pd perché c’era lei – spiega Cervi ad Huffpost – ha dato una carica di sinistra che mancava. Oggi ha dimostrato che sa fare la segretaria, perché questa è una bella prova di organizzazione”.
Un messaggio anche per gli altri partiti di opposizione. “Per fare l’unità bisogna che ognuno rinunci a qualcosa. Ma sulla riforma della Costituzione si può essere tutti d’accordo. Concentrare il potere nelle mani di uno solo è un pericolo. E ve lo dico io che l’uomo solo al comando so cosa significa”.
(da Huffingtonpost)
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