ORGOGLIOSI DI ESSERE VOLONTARI: QUEI BAMBINI DI NAIROBI CHE VIVONO NELLA SPAZZATURA, DIVIDENDO IL CIBO CON GLI UCCELLI
GRAZIE AI VOLONTARI DI AMREF HANNO IMPARATO A COSTRUIRE STRUMENTI MUSICALI UTILIZZANDO I RIFIUTI… IN ITALIA INVECE CI SONO RIFIUTI UMANI CHE ATTACCANO LE ONG
Valentina Tamborra è una giovane fotografa rientrata da Nairobi a febbraio.
Ha documentato qualche frammento di vita dei “chokora” (in Shwahilii significa rifiuto): è il nome che viene dato ai bambini di strada.
Le foto di Valentina sono stupende, saranno esposte da Amref a Milano il 22 giugno. Questo il suo racconto.
“Bambini che vivono nella spazzatura. Li ho seguiti, dall’immensa discarica di Dandora agli slum di Dagoretti. Dal primo contatto coi social worker, difficile con bambini che non hanno mai avuto nessuno accanto e che vivono soli.
E’ una storia di rinascita, non solo di disperazione: di infanzia che torna ad essere tale, e di speranza. E’ la storia di un rifiuto che diventa musica, gioco, nuova vita.
Ogni bambino impara, grazie al lavoro dei volontari di Amref, a costruire strumenti musicali proprio da quei rifiuti che prima raccoglieva solo per rivendere e comprare colla da sniffare.
Per me è stata dura, molto. Avere a che fare ogni giorno con l’instabilità , il pericolo, il dolore, mi ha messa a dura prova.
Sembra banale dirlo, ma posso assicurare che è vero: sono cambiata. Pensavo “in fondo queste cose le conoscono tutti”, ma quando sei davanti a un bimbo di 6 o 7 anni completamente “fatto di colla”, solo, che rovista nella spazzatura dividendosi il cibo con cani e uccelli, ecco lì comprendi che non sapevi nulla”.
“Tornerò a Nairobi, l’ho promesso ai bambini ma prima di tutto a me stessa.
Questa volta vorrei che fossero loro a raccontarsi, ho un progetto (ambizioso, forse) per il quale cerco aiuto e spero di poterlo realizzare.
Padre Kizito, Chiara, tutti i volontari e i bimbi mi son rimasti nel cuore. Ho visto pezzi di ferro e di legno raccolti dall’immondizia diventare strumenti, ho visto quei bambini lasciare la colla che portano al collo in bottiglie di plastica, che sniffano sempre, e mettersi a suonare.
Ho toccato con mano cosa cambia, e davvero cambia, l’opera dei volontari e dei social worker per quei bambini.
Piango chi, al mondo, non sa vedere tutto questo, non sa ascoltare. Sono loro i veri poveri”.
(da “La Repubblica”)
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