PANDORA PAPERS, COSI’ L’AMICO DI PUTIN HA PAGATO MILIONI DI EURO ALL’UOMO DI BERLUSCONI A MOSCA
GLI AFFARI OFFSHORE DELL’EX FININVEST CODIGNONI PER GARANTIRE A PUTIN UN IMPERO MEDIATICO
Un viaggio al centro del potere di Vladimir Putin, nel labirinto finanziario dei miliardari legati a filo doppio al Cremlino.
I Pandora Papers gettano un fascio di luce sugli affari riservati degli oligarchi, la casta di intoccabili che dominano l’economia russa, e svelano legami d’affari con un manager italiano vicinissimo a Silvio Berlusconi. Il colossale archivio scoperchiato dal consorzio giornalistico Icij e, in Italia, dall’Espresso permette di seguire la pista dei soldi che dai palazzi di Mosca e San Pietroburgo conduce fino ai paradisi fiscali dei Caraibi. E dalle carte emerge il nome di Angelo Codignoni, che per almeno un decennio è stato descritto come l’anello di collegamento operativo tra il presidente russo e il leader di Forza Italia.
I documenti raccontano di pagamenti per milioni di euro e per la prima volta svelano l’identità dei proprietari delle casseforti offshore che ricevono il denaro. Uno dei protagonisti di queste operazioni è proprio Codignoni, morto improvvisamente un paio di mesi fa in Russia, di cui era diventato cittadino nel 2015. In Italia la notizia è passata quasi del tutto inosservata sui media, con l’eccezione di una mezza dozzina di necrologi sul Corriere della Sera, compreso quello di Marina Berlusconi. Il manager cresciuto nelle fila della Fininvest, destinato ad accumulare onori e cariche all’ombra del Cremlino, è uscito di scena a 74 anni lasciandosi alle spalle una lunga scia di segreti. Adesso però i Pandora Papers alzano il velo sui suoi rapporti con l’oligarca Yuri Kovalchuk, al vertice della potentissima Bank Rossiya, più volte descritta come la banca personale di Putin
Il denaro rimbalza da un indirizzo offshore all’altro e tra le carte analizzate dall’Espresso c’è un contratto datato 30 giugno 2014 tra la Momentum Overseas delle British Virgin Islands (BVI) e la Telcrest investment di Cipro. Quest’ultima, secondo quanto si legge nel documento, si impegna a pagare alla prima 2,945 milioni di euro all’anno, divisi in 12 rate mensili, come compenso per non meglio precisati «servizi».
A chi sono riconducibili queste due società? Momentum Overseas porta a Codignoni, a cui, si scopre nell’archivio segreto, sono stati affidati tutti i poteri di gestione e di rappresentanza dell’offshore caraibica. Telcrest, invece, faceva capo a Bank Rossiya e quindi all’oligarca Kovalchuk. All’epoca, la stessa holding cipriota controllava una quota del 25 per cento del gruppo televisivo russo Ctc. A questo punto si torna di nuovo a Codignoni, che fin da giugno del 2011 era approdato nel consiglio di amministrazione di Ctc, per poi esserne subito promosso al vertice con i gradi di co-presidente.
Per il manager berlusconiano quella di un decennio fa è stata l’ennesima svolta di una carriera che lo aveva visto esordire in Francia negli anni Ottanta come responsabile della Cinq, un tentativo di replicare Oltralpe il successo di Canale 5, con esito fallimentare. Il suo nome compare per la prima volta nelle cronache politiche nel 1993, quando il Cavaliere gli affida l’organizzazione dei club di Forza Italia, da cui è nato il partito. L’incarico si esaurisce poco dopo la vittoria elettorale e Codignoni torna subito a occuparsi di tv, al vertice di Eurosport e poi di Sportitalia. Di lì a poco, l’ex braccio destro di Berlusconi si mette in proprio come consulente, apre una società a Montecarlo, la Acceleration Management, e sbarca in Russia preceduto dalla fama di mago della tv e della pubblicità.
In quegli stessi anni i rapporti tra Berlusconi e Putin si sono fatti sempre più stretti, scanditi dagli incontri ufficiali come uomini di Stato e le rimpatriate tra amici in Costa Smeralda o nella dacia presidenziale sul mar Nero. Il nuovo zar aveva bisogno di controllare i media per consolidare il suo potere e ci è riuscito adottando la stessa strategia che gli ha permesso di portare sotto il controllo del Cremlino tutti i settori chiave dell’economia, dall’energia alle banche.
Lo schema è semplice: le maggiori imprese russe vengono scalate da imprenditori che devono il loro successo ai rapporti privilegiati con il presidente russo. Kovalchuk è uno di questi boiardi, uno dei più vicini a Putin. Bank Rossiya, che era un piccolo istituto di credito di San Pietroburgo, nell’arco di un ventennio è diventato un colosso finanziario rilevando a prezzi di saldo aziende messe in vendita da gruppi di Stato come Gazprom. È il caso per esempio di Sogaz, una delle più grandi compagnie di assicurazioni del Paese. Tra i soci forti della banca si sono alternati altri amici personali del capo del Cremlino, come Gennady Timchenko, che ha fatto fortuna con il trading petrolifero, mentre una quota del 3 per cento, che vale decine di milioni di euro, appartiene a Svetlana Krivonogikh, la donna, ora ricchissima, che secondo la stampa russa indipendente ha avuto una lunga relazione sentimentale con Putin, da cui nel 2003 sarebbe nata anche una figlia.
Mentre accumulava miliardi al comando di Bank Rossiya, il riservatissimo Kovalchuk (di lui si ricorda una sola intervista) ha anche creato un impero mediatico che non ha eguali in Russia. Il primo passo di questa nuova scalata risale al 2005, quando l’oligarca comprò una partecipazione in una piccola tv di proprietà del comune di San Pietroburgo. L’emittente, che si chiamava, guarda caso, Canale 5, l’anno dopo ottenne dal governo di Mosca la licenza per rilevare frequenze in 30 regioni del Paese.
Codignoni entra in scena quando l’oligarca amico di Putin sta consolidando il suo potere nel sistema televisivo russo. Con incarichi ai massimi livelli: l’ex braccio destro di Berlusconi è stato cooptato nel consiglio d’amministrazione del National Media Group (Nmg), la holding di Mosca che ha rilevato il controllo di Ctc, a cui poi si sono aggiungi altri canali televisivi, aziende pubblicitarie e case di produzione cinematografica.
Adesso i Pandora Papers illuminano l’altra faccia, quella fin qui nascosta, dell’irresistibile ascesa dell’uomo Fininvest emigrato in Russia alla corte del banchiere di Putin. L’archivio segreto rimanda per esempio a un contratto del gennaio 2014 tra la Momentum Overseas delle British Virgin Islands e la Acceleration Management Solutions, la società di Codignoni a Montecarlo. Quest’ultima si impegna a fornire servizi di consulenza alla offshore in merito, si legge nelle carte, alla partecipazione al board della Ctc, il colosso mediatico di Kovalchuk. Il compenso per la consulenza viene fissato in 1,8 milioni di euro all’anno. In base a questo contratto, quindi, una offshore caraibica gestita dall’ex manager berlusconiano avrebbe alimentato i conti bancari di un’altra società controllata dallo stesso Codignoni.
Per avere lumi sulle motivazioni di questi movimenti di denaro, L’Espresso ha contattato gli uffici di Montecarlo della Acceleration Management, che è diretta da Mauro Sipsz, per molti anni socio e collaboratore, anche in Russia, di Codignoni. Le nostre domande sono però rimaste senza risposta. Così come gli interrogativi che riguardano altre sponde nei paradisi fiscali che i Pandora Papers attribuiscono all’ex collaboratore di Berlusconi. L’elenco comprende altre offshore come Baynen International, con sede a Panama, Alcott Services e Sunlight Corporate, registrate invece alle British Virgin Islands.
Secondo questi documenti, gli affari di Codignoni hanno continuato a rimbalzare per un decennio tra Mosca, Montecarlo e i Caraibi. Il rapporto strettissimo con Kovalchuk non si è interrotto neppure dopo che Bank Rossiya, nel marzo del 2014, è stata colpita dalle sanzioni economiche decise dall’amministrazione statunitense e dall’Unione europea per punire Putin e i suoi fedelissimi dopo l’invasione russa della Crimea.
Fino all’estate scorsa, il nome del manager italiano compariva ancora, in particolare, tra gli amministratori di Abr Management, la holding che controlla le attività di Bank Rossiya: il cuore del sistema Kovalchuk. Questione di affari, ma anche di sport. Codignoni, grande appassionato di motori, faceva parte anche dell’advisory board di Igora Drive, la società che ha costruito l’autodromo alle porte di San Pietroburgo dove a partire dal 2023 si svolgerà il Gran premio di Russia di Formula Uno. Un progetto sponsorizzato, manco a dirlo, da Putin in persona.
(da L’Espresso)
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