PDL UNITO SOLO SUL VOTO SEGRETO
IL CAVALIERE SI SFOGA: “ACCERCHIATO: SONO STATO RESPONSABILE E MI RIPAGANO COSàŒ”… NEL PARTITO TORNANO GLI ANTI-LETTA
Il Senato, all’ora di pranzo, diventa lo specchio delle panzane denunciate da Re Giorgio.
Patto o non patto (tradito), una decina di senatori del Pdl, quasi tutti campani, decidono di silurare il ddl costituzionale sulle riforme.
Si astengono, facendo infuriare il loro capogruppo Schifani.
Guidati dall’ex guardasigilli Nitto Palma, evitano di “cadere nella trappola di Quagliariello”, come racconta uno di loro. Ossia del ministro delle Riforme indicato come il motore delle colombe alfaniane.
Il segnale è fin troppo smaccato. A tutti i presunti traditori del Cavaliere, Napolitano incluso. Tra l’altro i “napoletani”, con l’aggiunta di Augusto Minzolini e Domenico Scilipoti, fanno sapere di essere neutrali. Nè con Alfano, nè con Fitto. Solo berlusconiani.
Fa capolino persino l’ipotesi di farsi gruppo a parte, in caso di scissione. Anche per questo, nel tardo pomeriggio, nel suo classico sfogo post-trauma giudiziario, stavolta il processo a Napoli per la compravendita di parlamentari, il Condannato confida ai fedelissimi: “Il nuovo partito lo guiderò io, non mi parlate più di vicepresidenze o o altro”.
Al massimo due coordinatori, uno per clan. Denis Verdini per i lealisti-falchi. Maurizio Lupi per i governisti.
L’ennesima giornata campale del Pdl sull’orlo della scissione cristallizza sempre più le posizioni sul campo di battaglia. In mezzo c’è lui, il Cavaliere, con i suoi guai senza via d’uscita.
Pur descritto come “deciso e combattivo” da chi ci ha parlato ieri sera, quando ha ricevuto Verdini a palazzo Grazioli per cenare insieme.
Berlusconi si sente “accerchiato” e “perseguitato”. Si sfoga: “Vogliono farmi fuori, c’è un piano preciso per arrestarmi e liberarsi di me. Altro che pacificazione. Sono stato responsabile e leale con tutti, ho fatto le larghe intese e mi ripagano così. La prossima volta mi accuseranno di svaligiare le banche o di rapinare le vecchiette. Tutto questo è imbarazzante”.
Ovviamente la geremiade berlusconiana paventa la crisi di governo in caso di decadenza: “Per quale motivo dovrei continuare a stare insieme a loro?”.
Ed è per questo che, al di là delle polemiche di giornata, che pure hanno un senso ben preciso, le colombe di governo scavano sempre di più una trincea per resistere.
Il loro obiettivo è rinviare in ogni modo il voto fatidico sulla decadenza di B. e arrivare alla scadenza del semestre europeo, nella primavera del 2014. Ecco perchè i ministri, come Lupi ieri in un’intervista, si dicono convinti di arrivare fino al 2015, quando la presidenza italiana del semestre finirà .
La loro unica arma persuasiva, nei confronti di B., è questa: “Presidente, Napolitano non scioglierà mai le Camere”.
Minacce che non fanno che aumentare l’insofferenza del Condannato verso il Quirinale, bersaglio preferito dei falchi.
Stretto tra la scissione e i suoi guai giudiziari, Berlusconi tenta disperatamente di salvare la finta unità del Pdl.
Dopo il blitz al Senato, la tensione si è alzata al massimo e Alfano ha avuto un colloquio di due ore con il rivale Fitto alla Camera.
Un incontro “interlocutorio”, secondo la definizione dei rispettivi clan. Anche se qualcuno indica nel vicepremier “la voglia di recuperare terreno agli occhi di Berlusconi”. Tutto ruota, qualora non si fosse capito ancora, attorno alla decadenza di Berlusconi.
Lo scontro ha investito anche il presidente del Senato Grasso, che ieri ha sparato contro il voto segreto: “Potrebbero esserci interessi nel voto segreto diversi da quelli della propria coscienza”.
Il Pdl ha reagito ferocemente contro di lui. Tutto dipende da quando, a fine mese, si saprà non solo la modalità di voto, segreto o palese, ma soprattutto la data che farà piombare maggioranza e governo in un clima da fine impero. Il prezzo delle larghe intese con un interlocutore come Berlusconi è questo.
Prima o poi la verità sulle “panzane” del patto tradito verrà fuori.
Questione di tempo.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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