PER DIFENDERE LA SANITA’ LOMBARDA, “LIBERO” HA LA BELLA IDEA DI AFFIDARSI A FORMIGONI, CONDANNATO PER TANGENTI NELLA SANITA’ LOMBARDA
L’ESILARANTE TITOLO: “GIU’ LE MANI DALLA LOMBARDIA”… IL PROPRIETARIO DI “LIBERO” E’ IL RE DELLE CLINICHE PRIVATE ANGELUCCI… FORMIGONI FU CONDANNATO A 5 ANNI E 10 MESI PER “MERCIMONIO DELLA PROPRIA FUNZIONE”
“Gli errori li ha fatti il governo. Giù le mani dalla Lombardia“. E’ il titolo del colonnino che compare a pagina 9 dell’edizione odierna di Libero. Si parla di sanità e della gestione lombarda della pandemia.
Chi è l’autore dell’articolo? Roberto Formigoni, l’ex governatore condannato in via definitiva a 5 e 10 mesi per corruzione nella sanità per il caso Maugeri-San Raffaele (da luglio scorso ai domiciliari) nonchè condannato dalla Corte dei conti a versare 47,5 milioni di euro — in solido con gli altri protagonisti della vicenda — per il danno erariale arrecato alla Regione Lombardia.
Tradotto: un condannato per tangenti nella sanità che difende la sanità lombarda (la stessa che ha contribuito a cambiare nei suoi 18 anni alla guida del Pirellone) sul giornale edito dalla famiglia Angelucci, i re delle cliniche private.
Al netto del pedigree e della fedina penale di autore ed editore della difesa d’ufficio di Fontana, val la pena riportare alcuni passi dell’articolo del ‘Celeste’.
Formigoni innanzitutto attacca i 5 stelle, che nelle scorse settimane hanno chiesto il commissariamento della Regione, che a loro dire ha gestito malissimo l’emergenza sanitaria causata dal coronavirus. Per l’ex governatore, però, Fontana e Gallera non hanno alcuna responsabilità : secondo l’ex parlamentare il problema è che la Lombardia è stata colpita poichè è un territorio iperdinamico e con solidi rapporti commerciali con la Cina. Nel giochino dell’attribuzione delle colpe, a detta del Celeste gli errori sono stati del governo e di alcuni sindaci: il primo ha chiuso solo i voli diretti per e dalla Cina, senza pensare agli scali; “e poi ha perso tempo nella proclamazione della zona rossa nelle valli bergamasche, che solo il governo aveva uomini e mezzi per decidere e far rispettare“.
Il tutto in barba all’ammissione dell’assessore regionale al Welfare Gallera, che nella querelle con Roma su chi potesse decretare la zona rossa, è stato costretto ad ammettere che la Regione poteva farlo ma decise di aspettare il governo, che a sua volta — questo sì — decise di non chiudere il Bergamasco.
Formigoni poi ammette che l’operato del Pirellone non è stato perfetto, sostiene che “tutto andrà esaminato nel momento opportuno”, ma poi assolve Fontana e Gallera perchè “al confronto con i grossolani errori del centro, governatori e assessori regionali escono assolti”.
Quella dell’ex governatore lombardo è naturalmente un’opinione, che in quanto tale non può che essere legittima per definizione. I fatti, invece, li accerteranno i magistrati e, in caso di processo, i giudici.
Diverso è il discorso circa l’opportunità morale e politica di un intervento del genere. E visto che le sentenze sono fatti e non opinioni, vale la pena riportare quella dei giudici di Cassazione, che il 21 febbraio 2019 hanno condannato Formigoni a 5 anni e 10 mesi di carcere per corruzione nella sanità : “Per quanto sul piano formale il Presidente della Regione non fosse il responsabile delle decisioni” in materia di sanità , “è stato accertato come il Formigoni di fatto avesse un totale predominio nella concreta procedura dei provvedimenti in questione”, ossia le delibere per “varie decine di milioni di euro” dati indebitamente alle Fondazioni Maugeri e San Raffaele che, corrompendo il ‘Celeste’, volevano “sterilizzare i risultati negativi” dei tagli alla sanità privata ottenendo dalla Regione Lombardia “provvedimenti favorevoli”.
I supremi giudici, parlando di “mercimonio della propria funzione” in riferimento a Formigoni, hanno ricordato sul fiume di soldi pubblici così erogato in favore delle fondazioni Maugeri e San Raffaele, “risultava del tutto pretermesso il parere contrario della Struttura tecnica che aveva rilevato la erroneità di impostazione dei rimborsi. Il risultato” era che “la quantificazione del dovuto era falsata in favore del privato e a danno del pubblico“.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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