PIVETTI INDIGNATA PER I TAGLI ALLA CAMERA: “HO DETTO AI MIEI COLLABORATORI DI FARE RICORSO”
CONTRO L’ELIMINAZIONE DEI BENEFIT LA EX PRESIDENTE DELLA CAMERA ALZA I TONI: “LA LOTTA ALLA CASTA E’ UNA MODA DOVE CHI STA A CASA SEDUTO SI FA BELLO GIOCANDO A FARE IL GIUSTIZIERE”
Quei tagli non si devono fare, perchè non sono quelli che salvano i bilanci dello Stato.
Irene Pivetti, che già nei giorni scorsi aveva fatto la voce grossa parlando di “tagli forcaioli come nella Russia zarista, non ne vuole sapere dei tagli ai benefiti degli ex presidenti della Camera. Così, ha annunciato, farà ricorso.
“Non lo faccio io il ricorso — ha spiegato — Lo farà chi lavora per la mia segreteria. Non posso permettere di veder mettere gente in mezzo alla strada. Voglio salvare questi posti di lavoro e li salverò”.
“La lotta alla Casta — ha detto d’altronde — è una moda dove chi sta a casa seduto si fa bello facendo finta di fare il giustiziere”.
La Pivetti si è detta “indignata”.
”Sono giorni — sottolinea — che leggo menzogne su questa storia e su di me, ci sono persone che vengono messe sulla strada solo perchè qualcuno vuol farsi bello. Sono persone che guadagnano 600-800 o al massimo 1000 euro al mese, perchè qualcuno deve far finta che il bilancio dello Stato venga risanato così”.
Così ha suggerito “a queste persone di rivendicare per se stesse un diritto. Non è un ricorso contro la delibera, ma contro gli effetti della delibera. Per me non voglio nulla. Io non ho alcun benefit. Uso i mezzi pubblici, non ho auto di servizio, mi pago tutto. L’auto blu non l’ho mai usata. Avevo solo disponibilità di denaro pubblico per far lavorare della gente. Lei non l’avrebbe fatto? Potevo in teoria tenerli lì a giocare a carte tutto il tempo, mentre ne ho fatto un uso utile fondando una Onlus. Di queste persone lo Stato si deve fare carico. Chiedo che vengano stabilizzate e su questo non mi fermo”.
L’ex deputata del Carroccio non si sente una privilegiata: “Venitemi appresso una giornata e poi ditemi se sono una privilegiata. La lotta alla Casta è una moda dove chi sta a casa seduto si fa bello facendo finta di fare il giustiziere. Non ho particolare stima per i qualunquisti che individuano un bersaglio e ci sparano addosso senza informarsi”.
Irene Pivetti diventò presidente della Camera nel 1994 e lasciò nel 1996, quando cadde il primo governo Berlusconi, sostenuto dalla “sua” Lega Nord.
C’è da ammettere che la Pivetti è stata la più chiara nella sua battaglia contro i tagli ai benefit agli ex presidenti di Montecitorio.
Da una parte, infatti, Pierferdinando Casini — presidente dal 2001 al 2006 — aveva annunciato di rinunciare ai privilegi (dopo 6 anni), Luciano Violante — presidente dal 1996 al 2001 — gli aveva dato dell’esibizionista, mentre Fausto Bertinotti — presidente dal 2006 al 2008 — si era detto pronto ad “attenersi alle decisioni delle istituzioni”.
Le decisioni delle istituzioni: cioè a dire che i benefit sono validi per dieci anni a partire dalla prossima legislatura, nel caso in cui gli ex presidenti abbiano continuato a esercitare il mandato parlamentare nella sedicesima legislatura (in corso, come Casini) o nella quindicesima (la scorsa, quando erano deputati Violante e Bertinotti).
Discorso diverso, invece, per gli altri ex presidenti ancora in vita: Irene Pivetti, appunto, e Pietro Ingrao, presidente dal 1976 al 1979.
Alcuni giorni fa ha compiuto 97 anni, senza lamentarsi per i tagli.
In realtà un altro “blitz” di Francesco Barbato, il deputato dell’Italia dei Valori già noto per i suoi “scoop” telecamera al bavero della camicia, ha reso chiaro cosa voglia dire mantenere uffici e strutture legate agli ex presidenti della Camera.
Ha fatto un giro per i vari locali e ha raccontato tutto al Giornale.
Nella parte della Pivetti, ha raccontato, si è imbattuto in due segretarie che lavorano a tempo pieno, perchè lei va “per fare attività istituzionale”, d’altronde come “ex presidente riceve molti inviti e mail” e quindi le servono due uffici, uno dei quali inaccessibili perchè «abitazione privata».
Quelle strutture, spiega Barbato, “sono hotel cinque stelle, resort di lusso”, più che uffici.
Il parlamentare propone di usare questi spazi, circa 200 metri quadri “con mobili d’epoca e statue classiche”, “per fare gli uffici dei deputati normali.
Ora, invece, noi stiamo in palazzi che la Camera affitta, a peso d’oro, da una società ”
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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