PONTE MORANDI, A RISCHIO MILLE LAVORATORI: I FONDI PER LA CASSA INTEGRAZIONE DEL DECRETO TONINELLI SONO INSUFFICIENTI
CON LA CASSA IN DEROGA NON VENGONO COPERTI TUTTI I POSTI DI LAVORO COINVOLTI DALLA CRISI… E LA DURATA E’ APPENA DI 12 MESI E NON DI 24 COME RICHIESTO
Ampliare le aree di applicazione, possibilmente anche fuori dall’area metropolitana di Genova. Concordare i parametri che individuano le aziende che potranno accedere agli ammortizzatori sociale e, allo stesso tempo, vigilare contro possibili abusi da parte delle imprese.
La “cassa in deroga” prevista dal decreto Genova e dedicata ai lavoratori che rischiano di perdere il posto a causa del crollo di Ponte Morandi, sarà messa in piedi a partire dalla prossima settimana.
L’obiettivo dei due commissari, Giovanni Toti e Marco Bucci, è arrivare alla definizione completa entro tre settimane, prima dell’Immacolata.
Sindaco e governatore hanno già annunciato di voler coinvolgere le parti sociali, a cominciare dai sindacati, con una prima riunione operativa che dovrebbe tenersi già a metà della settimana entrante.
I punti critici da chiarire non mancano, a cominciare dalla platea di riferimento.
I 27 milioni stanziati dal governo – più altri 3 di contributi una tantum di 15mila euro per circa 200 lavoratori autonomi e partita Iva – dovrebbero soddisfare tra le 1.500 e le 1.700 richieste.
Le stime dei sindacati, però, individuano tra 2.000 e 2.500 i lavoratori potenzialmente coinvolti dalla crisi dovuta al crollo del viadotto sul Polcevera.
Uno scarto che preoccupa le sigle sindacali, così come la durata del provvedimento: 12 mesi, a fronte dei 24 richiesti da Cgil, Cisl e Uil.
Altro fronte aperto riguarda i criteri di applicazione: sul punto, il decreto individua il tetto di 100 dipendenti come limite massimo per le aziende per poter accedere alla “cassa”.
(da “Il Secolo XIX”)
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