PRIMI EFFETTI DELLE “LARGHE INTESE”: LA CONSULTA LASCIA SILVIO IN PACE
CASO MEDIASET: RIMANDATO IL VERDETTO SUL LEGITTIMO IMPEDIMENTO
In un periodo di larghe intese agognate e ottenute dal presidente Giorgio Napolitano, la Corte costituzionale si fa dettare i tempi dalla politica.
O per ritardare, come ha fatto ieri per il conflitto Berlusconi-giudici di Milano, o per accelerare, come ha fatto negli ultimi mesi per i conflitti Quirinale-Procura di Palermo; giudici di Taranto-governo Monti e Parlamento.
La Consulta, in ossequio all’esecutivo nascente, ieri ha deciso di non decidere su un conflitto che Silvio Berlusconi aveva sollevato nel 2011, come presidente del Consiglio-imputato, per un legittimo impedimento negato al processo Mediaset di Milano.
Ci si aspettava la sentenza già la sera di martedì, dopo l’udienza, o ieri.
Invece, per “opportunità politica”, i giudici hanno rinviato a data da destinarsi una decisione sul leader del Pdl “democristianizzato”: ha definito il discorso di Napolitano in Parlamento “il migliore degli ultimi 20 anni”.
Dunque camera di consiglio della Corte aggiornata e, per alcuni dei giudici, appuntamento alla presentazione del libro “La Repubblica del Presidente”, Napolitano, naturalmente.
D’altronde, il capo dello Stato, il 12 aprile, nel salone Belvedere della Consulta, è stato omaggiato dal presidente Franco Gallo, papabile prossimo ministro.
Al centro del conflitto lasciato ieri in sospeso, un legittimo impedimento che i giudici milanesi, il primo marzo 2010, non riconobbero a Berlusconi: si era appellato a un Consiglio dei ministri inizialmente previsto per venerdì 26 febbraio e quel giorno stesso rinviato al lunedì successivo, proprio in coincidenza con l’udienza Mediaset fissata oltre un mese prima insieme alla difesa.
Ad aprire l’udienza pubblica della Consulta, martedì, il giudice relatore Sabino Cassese, grande amico di Napolitano presidente e professore di Napolitano figlio, Giulio, ora docente a Roma 3.
L’illustre esperto di diritto amministrativo ha preso con sè a lavorare Napolitano junior che con il giudice costituzionale ha firmato alcune pubblicazioni.
Cassese, all’udienza pubblica ha ricordato che agli atti della Corte c’è anche l’istanza di legittimo impedimento di Berlusconi “presentata con tempestività ”, ha voluto sottolineare, “con allegata dichiarazione del segretario generale della Presidenza del Consiglio”.
Se la Consulta dovesse dare ragione a Berlusconi, o viene annullata solo l’ordinanza del Tribunale “incriminata” o, addirittura, la Corte d’appello di Milano, che sta processando in secondo grado l’ex premier, potrebbe essere investita di una valutazione sull’azzeramento di tutti gli atti seguenti, quindi anche della sentenza di condanna emessa in primo grado, per frode fiscale, a ottobre.
Il principio dell’opportunità politica, che sta dietro il rinvio di questa decisione, è lo stesso che, invece, ha messo le ali alla Consulta quando Napolitano, per impedire che diventassero pubbliche le conversazioni con l’ex ministro Mancino, finite nell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, ha sollevato conflitto contro la Procura di Palermo.
Nel giro di 5 mesi, compresa la pausa estiva, la Corte ha deciso (a favore del presidente).
Stesso tempo accelerato per respingere, il 9 aprile, le eccezioni di incostituzionalità presentate dai magistrati tarantini contro il decreto del governo Monti, convertito in legge, che a fine 2012 ha scavalcato un provvedimento giudiziario sull’Ilva.
Antonella Mascali
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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