PROFUGHI MINORENNI SENZA SCARPE NE’ VESTITI SU LETTI PIENI DI CIMICI
OSPITI DI UN CENTRO ARCI A CASORIA COSTRETTI A CHIAMARE LA POLIZIA… L’ARCI INCASSA 70 EURO A PROFUGO PER QUESTO INFERNO?
Da un inferno all’altro. Da un paese che li costringe a fuggire a un altro che li tratta male. E’ la storia comune di cinquanta profughi minorenni ospitati in un centro gestito dall’Arci Napoli a Casoria.
Ora vogliono scappare anche da lì, perchè l’alternativa è dormire con le cimici nei materassi. Pieni di segni di insetti, morsi e bolle, chiedono gentilmente di andare via. Si rivolgono alla polizia, chiedono aiuto «per amor di Dio».
E la disperazione nella disperazione, perchè nel centro ai cinquanta profughi non sono arrivati nè scarpe nè vestiti, nessuno ha fatto delle visite mediche.
Nulla da fare, niente da spettarsi, solo quei materassi pieni di puntini neri che si muovono.
Intanto però chi gestisce la struttura riceve una media di settanta euro al giorno per ogni extracomunitario ospitato. Che non riceve risposte e vorrebbe soltanto andare via.
Hanno attraversato l’abisso per arrivare in Italia e finire in un altro, inaspettato, inferno. Una storia che Repubblica è in grado di raccontare nei dettagli con l’aiuto dell’associazione 3Febbraio (A3F).
Cinquanta profughi dai 14 ai 17 anni, arrivati sei mesi fa a Casoria da Gambia, Togo, Liberia, dormono su materassi infestati da cimici, mostrano decine di segni dei morsi degli insetti su gambe e braccia, non hanno scarpe nè vestiti nuovi.
Per questa indegna sopravvivenza regalata a dei minori, lo Stato paga ben 750 mila euro di vitto e alloggio.
È il costo dell’appalto vinto dall’Arci Napoli, guidata da Mariano Anniciello, coordinatore provinciale del Pd cittadino.
Nessuna presa di posizione da parte dell’ente, possibile che nessuno faccia mai un controllo e si accorga delle condizioni di quel centro?
La denuncia arriva dall’A3F assieme ad Acli Napoli ed è custodita in un video girato dagli stessi profughi.
«E’ indegno che dei minori si debbano trovare in queste condizioni – attacca Gianluca Petruzzo dell’A3F – Ed è più grave che tutto ciò giunga da chi dovrebbe invece tutelare quei ragazzi. Come è possibile che nessuno si sia accorto delle pessime condizioni igieniche del luogo e non l’abbia segnalato alla Asl? Perchè i ragazzi sono pieni di ferite da cimici e nessun medico è intervenuto? Andremo fino in fondo, chi è responsabile di questa barbarie pagherà , nei luoghi deputati».
«I ragazzi li abbiamo incontrati a Napoli – dice Gianvincenzo Nicodemo presidente Acli Napoli – ci hanno chie- sto aiuto. Stiamo raccogliendo tutta la documentazione necessaria per dimostrare questa vergogna».
Casoria, piazza Pisa numero 2. Un centro gestito dall’Arci Napoli, una palazzina di due piani nel centro antico della cittadina. È qui che i ragazzi vivono.
È da qui che vogliono scappare. Hanno scritto una lettera in francese, l’hanno portata al commissariato di polizia di Casoria: «S’il vous plait, non vogliamo restare nel centro Arci a Casoria, per l’amor di Dio chiediamo di essere trasferiti. Quello che ci è stato promesso non è stato rispettato, siamo stanchi di false promesse. Non siamo stati mai sottoposti ad alcun trattamento medico, non abbiamo mai ricevuto nè abiti nè scarpe, ci trattano come animali, non vogliamo restare qui».
Le stesse cose le ripetono come un mantra in un altro video.
In pantaloncini e ciabatte protestano con la volontaria, vogliono andarsene di lì, e lei prova a rassicurarli («Andrete via quando avrete i documenti») ma loro continuano a ripetere in francese: “Qui è come una prigione”.
«Da quando sono arrivati a Napoli – spiega Petruzzo – non hanno mai ricevuto un cambio, nè di abiti, nè di scarpe, camminano ancora con le infradito, molti non li avevano nemmeno, li hanno presi dai contenitori dell’immondizia. È inaccettabile, nessuno poteva comperare abiti per loro?».
Nel video-denuncia (girato pochi giorni fa) tutti i ragazzi hanno i sandali estivi ai piedi, indicano sui materassi bianchi quei puntini neri che si muovono, la telecamera del telefonino li inquadra da vicino: cimici.
Le stanze sono infestate dagli insetti, hanno le pareti ammuffite. I ragazzi si riprendono a vicenda, mostrano braccia e gambe pieni di punture che dopo giorni senza nessun intervento, ora sembrano ferite profonde.
Nessun controllo medico, nessun rimedio, nessuna disinfestazione, le cimici sono rimaste lì.
La telecamera di uno smartphone continua a inquadrare: cassetti vuoti, nessuna maglietta, nè maglioni o giacche per il primo freddo. A terra, nelle stanze, si vedono ancora i sacchi di immondizia dove i ragazzi hanno lasciato la loro roba da quando sono arrivati.
L’Arci gestisce la struttura, dopo aver vinto un bando da 748 mila euro, lo scorso aprile. «L’ente percepisce 70 euro al giorno per ciascun profugo minore – rivela Ettore Scamarcia, attivista dell’A3F – e su 50 giovani è una somma alta».
«La gestione del quotidiano è molto pesante – rivela un ex operatore dell’Arci Napoli – Gli operatori lavorano su turni di 16 e 24 ore continuative, non possono gestire bene i giovani profughi che spesso sono reduci da forti stress emotivi».
Tiziana Cozzi
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply