QUEI 350 DEPUTATI NEL PANICO: “COSI’ NON AVREMO MAI LA PENSIONE”
LA PROTESTA DEI DEPUTATI E SENATORI DEBUTTANTI
Raccontano che la più sorridente, a fine riunione, fosse la ministra al Welfare Elsa Fornera: «Così ci date una grossa mano d’aiuto, in vista delle misure che stiamo per adottare per le pensioni di tutti gli italiani», ha detto rivolta ai presidenti di Camera e Senato.
«Da gennaio passeremo al contributivo pro rata per tutti i lavoratori e dare il buon esempio ci aiuta».
La stangata previdenziale d’altronde è in arrivo, non è un mistero.
Così, l’input in questi ultimi giorni è partito dalla terza carica dello Stato.
Sembra sia stato Fini a contattare il collega Schifani: «Non possiamo cancellare i vitalizi dalla prossima legislatura, non basta, dobbiamo dare un segnale a spese nostre».
I capannelli che si sono formati in Transatlantico subito dopo la fine del vertice, intorno alle 19, erano lì lì per trasformarsi in focolai di rivolta.
Nel panico sono andati subito i 350 parlamentari che oggi sono alla prima legislatura.
La gran parte di loro non ne è ancora al corrente, come spiegavano ieri sera dagli uffici, altri lo apprenderanno in queste ore.
Ma si da il caso che i 246 deputati e 104 senatori che sono approdati in Parlamento nel 2008, se anche completeranno la legislatura, non avranno diritto ad alcun vitalizio o pensione.
Per tutti loro infatti, da gennaio scatterà il sistema contributivo, ma solo per l’ultimo anno di legislatura. Quando ancora non avranno raggiunto quei 4 anni, sei mesi e un giorno che col vecchio sistema avrebbe garantito loro il vitalizio (pur dal compimento del 65esimo anno di età ). Ma non finisce qui.
Le proteste montano e sono trasversali, 84 deputati del Pdl, 83 del Pd, in queste condizioni, tra gli altri, 38 senatori berlusconiani, 34 democratici.
L’argomento è stato congelato nella riunione dei presidenti col ministro..
Ma i questori non escludono affatto che venga studiata a giorni una norma transitoria che garantisca in qualche modo i 350 parlamentari sotto scopa e che venga introdotta nella deliberazione finale degli uffici di presidenza congiunta di Camera e Senato.
«È tutta pubblicità ingannevole, demagogia bugiarda» urlava ancora pochi giorni fa all’indirizzo di Gianfranco Fini, il capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.
E molti nei capannelli a Montecitorio e Palazzo Madama ripetevano: «Così non prenderemo mai la pensione».
Proteste dentro il Palazzo, ma anche fuori. Alla spicciolata apprendono la cattiva notizia i 228 ex deputati che stavano per raggiungere la fatidica soglia dei 50 o 55 anni di età e con essa, il vitalizio.
Agli antipodi i casi di Ilona Staller – la pornodiva che proprio in questi giorni ha compiuto i 50, salvandosi per una manciata di settimana dalla tagliola del primo gennaio – e di Irene Pivetti. L’ex presidente della Camera che a gennaio avrebbe compiuto i 50, dovrà attendere il 2023, dunque altri dieci per percepire il vitalizio.
Ma l’elenco è lungo.
Incappa nella stretta il presentatore ed ex deputato socialista Gerry Scotti.
Ma anche il governatore della Regione Campania, Stefano Caldoro (Pdl) e l’attuale vicepresidente della Regione Lombardia, il leghista Andrea Gibelli.
L’ex deputato questore Edoardo Ballaman (anche lui del Carroccio) e l’ex sottosegretario verde Paolo Cento.
Poi ci sono altri deputati in carica, ma che avevano quasi raggiunto l’età pensionabile con i criteri attuali e che vedranno allontanarsi il miraggio di una decina d’anni.
Dai leghisti Giancarlo Giorgetti e Giacomo Stucchi a Italo Bocchino.
Ma la palma del sacrificato numero uno va al finiano Roberto Menia. I 50 anni li compie il 3 dicembre.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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