RENZI HA FREGATO CALENDA: PRENDERA’ PIU’ SEGGI DI LUI E POI ANDRA’ VIA
ITALIA VIVA ALLA CAMERA HA IL 60% DEGLI ELETTI CONTRO IL 40% DI CALENDA
In queste ore uno scenario elettorale agita i candidati di Carlo Calenda ed esalta quelli di Matteo Renzi: la possibilità che, il 25 settembre, i parlamentari eletti del Terzo Polo siano in maggioranza esponenti di Italia Viva rispetto a quelli di Azione.
Con una possibile conseguenza: che dopo le elezioni salti il patto siglato a inizio agosto tra i due leader di formare un unico gruppo parlamentare e Renzi possa lasciare Calenda al suo destino avvicinandosi a una delle due coalizioni. Diventando così l’ago della bilancia nei momenti decisivi della prossima legislatura.
Ieri il leader di Italia Viva ha minacciato la leader di Fratelli d’Italia: “Se c’è un governo Meloni io voto contro, ma le mando un messaggio: sappia che ogni due anni noi facciamo cadere un governo”.
Il motivo di questo probabile scenario deriva dal modo in cui Renzi e Calenda hanno deciso di distribuirsi collegi e posti nei listini plurinominali, incrociati con la mappa dei sondaggi in cui il Terzo Polo può ottenere buoni risultati e quindi eleggere uno o più deputati o senatori.
A questo si aggiunge un altro meccanismo (molto criticato e imprevedibile) della legge elettorale Rosatellum: nel caso delle pluricandidature, il parlamentare candidato in più circoscrizioni viene eletto nel luogo dove ha ottenuto meno voti facendo scattare il seggio per i secondi in lista.
Un meccanismo che, secondo due dirigenti di entrambi i partiti che preferiscono restare anonimi, potrebbe favorire più i renziani rispetto ai calendiani.
In base a questi fattori, fonti all’interno dei due partiti prevedono che alla fine Italia Viva possa avere più parlamentari di Azione.
A fronte di un patto che prevedeva una spartizione di collegi 50-50%, alla fine il rapporto tra gli eletti sarà favorevole ai renziani: 60% contro il 40% dei calendiani.
Se prendiamo la simulazione Ipsos di sabato per il Corriere della Sera, se il Terzo Polo arrivasse al 6,5%, eleggerebbe 26 parlamentari, di cui 17 alla Camera e 9 al Senato: a Montecitorio Italia Viva ne avrebbe 10 contro i 7 di Azione, al Senato invece i renziani eleggerebbero 5 parlamentari contro i 4 calendiani.
Questi numeri si ricavano incrociando i sondaggi riservati in possesso dei vertici dei due partiti secondo cui il Terzo Polo andrà meglio nel collegi delle grandi città del centro-nord: Torino, Milano, Firenze, Bologna e Roma.
Così, a Montecitorio, tra i renziani eletti ci dovrebbero essere i fedelissimi del capo: Francesco Bonifazi, Maria Elena Boschi, Ettore Rosato, Elena Bonetti, Mauro Del Barba, Lucia Annibali, Davide Faraone, Maria Chiara Gadda, Roberto Giachetti e Luigi Marattin.
Per Azione invece dovrebbero farcela Mara Carfagna, Enrico Costa, Matteo Richetti, Daniela Ruffino, Giuseppe Castiglione, Valentina Grippo e Fabrizio Benzoni.
A Palazzo Madama invece il rapporto tra gli eletti dovrebbe essere più equilibrato con 5 renziani e 4 calendiani: oltre a Matteo Renzi e Carlo Calenda, dovrebbero farcela Raffaella Paita, Lisa Noja, Teresa Bellanova e Daniela Sbrollini per Italia Viva; Mariastella Gelmini, Paolo Russo e Giusy Versace per Azione.
Se alla fine queste previsioni venissero confermate, Italia Viva avrebbe un gruppo parlamentare di 15 eletti contro i 10 di Azione. Una truppa non ingente, ma che potrebbe diventare decisiva in alcune fasi chiave della legislatura. Basti pensare che i senatori di Italia Viva, fondamentali per far cadere il governo Conte-2 a gennaio 2021, erano 18.
Indipendentemente da chi riuscirà a entrare in Parlamento, l’ipotesi di cui parlano sia Calenda che Renzi di arrivare al 10-12% e fermare il centrodestra al Senato è smentita dai fatti: il sito di fact-checking, Pagella Politica, ha analizzato quattro scenari possibili (dal migliore al peggiore per il Terzo Polo) e in nessun caso il tandem Azione-Italia Viva avrebbe i numeri per impedire alla coalizione di Giorgia Meloni di avere una larga maggioranza, anche a Palazzo Madama.
Nonostante questo ieri il leader di Azione ha ribadito che dare un voto al Terzo Polo è il miglior modo per “far tornare Draghi al governo”. E per lunedì ha affittato uno studio per fare un contro-dibattito rispetto a quello a due tra Meloni e Letta del Corriere della Sera.
(da il Fatto Quotidiano)
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