RENZI IN TRINCEA: VUOLE VOTO RAPIDO SULLA MOZIONE DI SFIDUCIA A BOSCHI PER BLINDARE IL MINISTRO
MA AD AREZZO LA PROCURA APRE UN NUOVO FILONE DI INCHIESTA SU CONFLITTI DI INTERESSE A CARICO DEI VERTICI DI BANCA ETRURIA
“La Leopolda 6 si è chiusa con il maggior numero di partecipanti di sempre. Sono davvero felice di questa esplosione di buona politica. Gli italiani hanno voglia di luoghi in cui è possibile discutere, confrontarsi, ascoltare proposte. Sui giornali, come sempre, si è parlato di altro: soprattutto di banche”.
All’indomani di una Leopolda funestata dal caso delle banche salvate dal governo, Matteo Renzi si sfoga su Facebook.
Con la sua versione dei fatti, contro il racconto dei media sulla tre-giorni fiorentina.
Il premier cerca il contatto diretto con il suo popolo (domani sera andrà a Porta a porta da Vespa), senza l’intermediazione dei giornali.
Ma sa che il caso Boschi non è chiuso. E allora ecco il primo ordine di scuderia impartito ai suoi a Montecitorio: la mozione di sfiducia presentata dal M5s contro il ministro per le Riforme deve essere messa al voto al più presto.
Tanto non passerà , dati i numeri della maggioranza alla Camera. E il ministro ne uscirà blindata, insieme al governo. Prima di eventuali bufere giudiziarie.
Le avvisaglie ci sono ad Arezzo. Dove la procura ha aperto un nuovo filone d’inchiesta su Banca Etruria, uno dei quattro istituti salvati dal decreto del 22 novembre, banca di cui Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme, è stato vicepresidente fino al commissariamento e membro del cda.
Il terzo filone aperto per ora non ha indagati. E Pierluigi Boschi non è indagato nemmeno negli altri due filoni.
I pm comunque indagano su un presunto conflitto di interesse a carico di alcuni ex membri del cda di Banca Etruria che avrebbero ricevuto fondi per 185 milioni di euro, formalmente deliberati, di cui ne sarebbero stati erogati realmente 140 a vantaggio di 18 ex amministratori, 15 consiglieri e 5 sindaci revisori.
L’anno scorso Pierluigi Boschi fu multato da Bankitalia insieme ad altri 18 tra componenti ed ex componenti di cda e collegio sindacale di Banca Etruria per una somma complessiva di 2,54 milioni di euro.
Le accuse di Palazzo Koch: “Violazioni di disposizioni sulla governance, carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nella gestione nel controllo del credito e omesse e inesatte segnalazioni alla vigilanza di Bankitalia”.
Poi c’è il fatto che alla procura aretina e in altri uffici giudiziari stanno arrivando gli esposti dei consumatori che hanno perso i risparmi depositati in obbligazioni subordinate che il dl ‘Salva banche’ ha trasformato in carta straccia.
Insomma di carne al fuoco ce n’è. La bufera sul ministro Boschi non è finita con la Leopolda.
Quanto meno ci sono ancora dei punti interrogativi sul caso, che verranno chiariti solo man mano che l’inchiesta andrà avanti.
Pur tenendosi a distanza di sicurezza dal ministro Boschi per tutt’e tre i giorni alla Leopolda, Renzi vuole che la mozione di sfiducia del M5s venga votata e dunque respinta “al più presto”, dice all’Huffington Post il capogruppo del Pd alla Camera Ettore Rosato. Per rafforzare ministro e governo.
Un’argomentazione che Altero Matteoli usa per convincere il suo partito, Forza Italia, diviso come sempre tra falchi e colombe: “Di solito le mozioni di sfiducia individuali contro i ministri hanno finito per rafforzarli. Anche nel caso della Boschi sarà così. Quindi auspico da parte di Forza Italia un attimo di riflessione prima di condividere questa mozione”.
A conti fatti però il voto non potrà svolgersi prima della prossima settimana.
Il regolamento della Camera prevede che le mozioni vengano messe al voto dopo almeno tre giorni dalla presentazione. E tra giovedì e sabato Montecitorio sarà impegnata nel voto di fiducia sulla legge di stabilità .
Impossibile dunque fare prima di sette giorni. Cosa succederà nel mezzo lo sanno solo in procura ad Arezzo.
Ma certo all’indomani della sfortunata Leopolda 2015, c’è anche una sorta di ‘processo del lunedì’ tra i parlamentari renziani.
C’è chi, a taccuini chiusi, se la prende contro un “format insoddisfacente”. O contro i giornali che hanno parlato solo delle banche. Oppure con la scelta di lanciare dal palco il giochino per mettere alla berlina i titoli dei giornali ‘nemici’: “Sbagliato prendersela con i giornali”, dice su Repubblica il deputato renziano Michele Anzaldi.
Sono tutti sintomi di nervosismo, la sensazione innegabile che non è stata la Leopolda di una volta.
Renzi ingoia e respinge. Il premier resta in trincea all’attacco, come al comizio di chiusura di ieri.
Con i suoi cerca anche di mettere a punto il timing per la nascita della commissione d’inchiesta parlamentare sul pasticcio banche.
Sarà monocamerale per fare prima nella costituzione della commissione e dovrebbe nascere alla ripresa dell’attività parlamentare dopo la pausa natalizia. Anche se il premier vorrebbe fare prima. “C’è chi urla e sbraita. E chi porta a casa i risultati”, scrive al termine di un lungo post .
(da “Huffingtonpost”)
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