SCIENZIATI CONCORDI: LA STRETTA DOVRA’ PROSEGUIRE OLTRE IL 3 APRILE
SERVE PIU’ TEMPO E DISCIPLINA NEL CONTENIMENTO DEL CONTAGIO… IL PARERE DI BURIONI, GARATTINI, LOCATELLI, PREGLIASCO E REZZA
L’Italia che resiste dovrà resistere ancora a lungo. Molto probabilmente la data del 3 aprile non sarà sufficiente a invertire la rotta e frenare in modo decisivo il contagio. Su questo i principali scienziati italiani convergono, anche se c’è chi già intravede segnali positivi.
Fabrizio Pregliasco: “Serve più tempo oltre il 3 aprile”.
“Siamo ancora nella fase acuta dell’epidemia di coronavirus, ma qualche timido segnale positivo lo possiamo osservare sul numero dei ricoveri e delle terapie intensive” afferma il virologo dell’Università degli Studi di Milano, in un’intervista al Messaggero, sottolineando che dovevamo aspettarci un aumento “esponenziale” dei contagi e dei decessi. “Troppo presto per sperare di vedere un cambiamento significativo – ha detto ancora Pregliasco – non dobbiamo affatto stupirci se gli effetti delle misure restrittive non sono ancora evidenti. Sarà così anche domani, dopodomani e per qualche altro giorno ancora. Ci vuole infatti più tempo per sperare in un segnale positivo. Diciamo che ci vuole all’incirca una settimana per scorgere un primo segnale positivo, ad esempio una lieve flessione nell’aumento dei casi. E ci vogliono all’incirca due settimane per sperare se non in una frenata, quantomeno in una stabilizzazione”. Pregliasco si lancia in una previsione: “picco a fine marzo e fine del problema in Italia tra maggio e giugno”.
Silvio Garattini: “La prossima settimana il picco”.
“Per la settimana prossima ci aspettiamo il picco, realistico pensare a 30-40mila casi” dice il fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri intervistato a Radio Capital sull’emergenza coronavirus. “Tutto dipenderà da noi, dalla nostra capacità di evitare il contagio. Atteniamoci alle disposizioni – ha evidenziato Garattini – Se tutti avessero stili di vita adeguati e ci fosse un’adeguata prevenzione, forse saremmo più resistenti. La diffusione di virus e batteri continuerà a esserci, dobbiamo ripensare il mondo della salute”. Per Garattini “bisognerebbe fare tamponi più mirati, in particolare agli operatori sanitari e a quelli più a rischio”.
Franco Locatelli: “Stop scuole funziona, probabile proroga”.
“Oggi possiamo affermare che la scelta di chiudere scuole e università , causa di molte polemiche, sta funzionando. Ha evitato assieme ad altre misure di rendere ancora più critica l’emergenza. Nei giorni immediatamente precedenti la scadenza del 3 aprile valuteremo la situazione. Siamo pronti a prorogare la sospensione didattica, se necessario” spiega in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) ed esperto del Comitato tecnico-scientifico attivato sull’emergenza coronavirus, oncoematologo dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ma originario di Bergamo, una delle città più colpite da Covid-19. “L’ipotesi di prolungare” lo stop delle lezioni “potrebbe porsi – sottolinea Locatelli – anche perchè i dati delle ex zone rosse di Lodi e Codogno dicono che la riduzione di casi è stata netta. Quindi essere stringenti ci permette di contenere l’ondata e risparmiare vite e risorse. Più la pandemia rallenta, meno si gestisce in affanno col rischio di sprecare denaro”… “E’ innegabile che chiudere le scuole sia servito eccome nel rallentare la trasmissione del virus. Sapremo solo dopo in quale misura, 20-30%?”.
Giovanni Rezza: “Troppe variabili su sviluppi del contagio”.
“Sono troppe le variabili delle quali bisogna tenere conto e non si conoscono i possibili sviluppi della pandemia” afferma il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità , al quotidiano online InTerris.it. “L’importante è che, sotto la supervisione del personale sanitario delle Asl – ha sottolineato – le persone contagiate siano isolate in ambienti domestici idonei e che possano per esempio disporre di bagno utilizzato esclusivamente da loro per impedire il contagio del resto della famiglia”. Invece di essere ricoverati in ospedali questi malati, ha proseguito, “possono essere gestiti lasciandoli nelle loro abitazioni” senza doverli perciò spostare nei reparti “fino a quando riescono a respirare normalmente, cioè finchè non sopraggiunga un’insufficienza respiratoria”. Previsioni impossibili, quindi, per stabilire “a che punto è la notte”. “Non si conosce la diffusione del Covid-19 – ha spiegato ancora – quindi non si può prevedere scientificamente quando arriverà il picco dei contagi”.
Roberto Burioni: “Abbiate fiducia. Siamo sulla strada giusta”.
“Dobbiamo avere fiducia perchè in questo panorama negativo ci sono dei segni molto interessanti che devono farci capire che siamo sulla strada giusta” dice Roberto Burioni, ordinario di virologia e microbiologia dell’Università San Raffaele di Milano, a ‘Che Tempo che fa’. “Nelle zone dove per primo si è cominciato a stare a casa, il focolaio di Codogno e nell’altra cittadina in Veneto, i contagi sono arrivati a zero. Questo ci fa capire che il virus non si trasmette da solo, siamo noi che lo trasmettiamo e se noi ci impegniamo per non trasmetterlo questo virus non si trasmette più”. Quindi occorre “guadagnare tempo, è risorsa fondamentale perchè permette alle terapie intensive di avere a disposizione più letti, permette ai medici di trovare nuovi modi efficaci e tutto il mondo scientifico sta cercando una cura per questa malattia. Potremmo trovare efficace qualche farmaco già esistente ma anche qualcuno nuovo. Guadagnare tempo con questa resistenza”.
(da “Huffingtonpost”)
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