“SCUSA MAMMA SE NON RIESCO A FARTI TUMULARE” I MANIFESTI E L’ODISSEA DI UNA SEPOLTURA A ROMA
NEI QUATTRO POSTER DI 9 METRI PER 7, IL VERGOGNOSO CASO DI UNA FAMIGLIA CHE NON RIESCE A SEPPELLIRE LA ZIA SCOMPARSA A GENNAIO E LA MADRE MANCATA L’8 MARZO
L’odissea di Oberdan Zuccaroli e delle sue quattro sorelle è racchiusa in quattro manifesti pubblicitari a Led, di 9 metri per 7, piazzati in altrettanti punti di Roma, da San Lorenzo all’Appio: “Scusa mamma se non riesco a farti tumulare”. Ma dietro poche, brevi e chiare parole c’è in realtà un calvario che va avanti da mesi e che rende ancora più triste e difficile la perdita. Anzi, le perdite: al plurale.
“Il 9 gennaio – spiega Oberdan Zuccaroli, amministratore unico di un’azienda romana che opera proprio nel settore delle affissioni, pioniera di quelle digitali, appunto – viene a mancare mia zia, Maddalena Zuccaroli: aveva novant’anni, non era autosufficiente e quindi era ormai da tempo all’interno di una struttura privata, dove si era registrato un focolaio Covid. Lei era pure guarita, ma ne era uscita fortemente debilitata: la riuscivamo a sentire all’incirca una volta a settimana. È uscita da lì morta, non l’abbiamo vista per 5 mesi e non l’abbiamo vista nemmeno da deceduta”.
Da quel giorno, però, ancora non è stata cremata: portata al cimitero del Flaminio, quello di Prima Porta, è ancora in attesa delle operazioni che si concluderebbero col trasporto delle ceneri all’interno del fornetto di famiglia, “quello dove è sepolto mio padre”, prosegue Oberdan Zuccaroli. Che, di fatto, al momento non può portarle nemmeno un fiore.
“E questo – aggiunge – mi rammarica molto”. Già da lì la famiglia Zuccaroli aveva capito l’andazzo: “C’è carenza di personale e le tumulazioni procedono in ritardo, tra lungaggini, burocrazia, tristezza. Ma chiamassero la Croce rossa, i militari, chi vogliono… non è possibile che dopo tre mesi e mezzo una persona stia ancora lì”.
A marzo di nuovo la tristezza, mista a rabbia e a frustrazione. “Mentre non riusciamo a dare sepoltura a mia zia, viene a mancare anche mia madre, di 85 anni. A febbraio sale in autonomia su un’ambulanza che la porta all’ospedale San Giovanni per un infarto. Dopo tre settimane il suo cuore, “che stava funzionando al 30%”, non regge più. Viene a mancare l’8 marzo: “Dopo il funerale la portiamo a Prima Porta: vediamo centinaia e centinaia di bare, in attesa di essere tumulate. Una scena triste, poco dignitosa per i morti. Ma lì per lì ci tranquillizzarono: ‘Ci hanno detto che tra una decina di giorni riusciremo a farlo’, dissero a me e alle mie sorelle”. Ma così non è stato e oggi, 14 aprile, mamma e zia di Oberdan Zuccaroli non sono ancora state tumulate.
“Ho messo quei manifesti, che si possono anche controllare da remoto, perché tutti li leggessero, per dare un degno saluto a mia madre. È il saluto che le faccio, perché questo faccio di mestiere: ma è assurdo che nessuno riesca a darle pace”.
(da agenzie)
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