SI AUTODISSOLVE IL JOBS ACT: CROLLANO I CONTRATTI STABILI – 91,1% NEL 2016
FINITO IL DOPING DEGLI INCENTIVI, TUTTO COME PREVISTO… IL 65% DEI NUOVI POSTI DI LAVORO E’ PRECARIO
C’era una volta il Jobs act.
È l’Inps a certificare il tracollo della riforma del mercato del lavoro targata Matteo Renzi. Un dato su tutti: nel 2016 il numero dei nuovi contratti stabili è crollato del 91% rispetto a un anno fa.
A pesare su questa brusca frenata – spiega l’Osservatorio sul precariato dell’Istituto di previdenza – è stata la riduzione degli incentivi per le assunzioni.
Due anni fa, infatti, le nuove assunzioni potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni. Poi l’incentivo è diminuito e questa riduzione ha impattato sul numero dei nuovi contratti attivati l’anno scorso.
Il saldo tra aperture e chiusure dei contratti a tempo indeterminato è stato positivo per poco più di 80mila unità , con un tracollo dalle oltre 930mila dell’anno prima.
I contratti a tempo determinato tengono “a galla” le assunzioni
Se l’andamento dei contratti a tempo indeterminato registra un crollo, complessivamente il numero di contratti attivi resta in crescita.
Alla fine del 2016 nel settore privato si è registrato un aumento di 340mila contratti. Un numero non esaltante dato che sono poco più della metà di quelli registrati nel 2015 (627.569).
L’Inps spiega il risultato, comunque con il segno più, dei contratti: “È imputabile prevalentemente al trend di crescita netta registrato dai contratti a tempo determinato, il cui saldo annualizzato, pari a +222.000, ha significativamente recuperato la contrazione registrata nel 2015 (-253.000), indotta dall’elevato numero di trasformazioni in contratti a tempo indeterminato”.
I licenziamenti in lieve calo
Lieve flessione per i licenziamenti (-3,1%). Se nel 2014 e nel 2015 il tasso di disoccupazione è stato pari, rispettivamente, al 6,5% e al 6,1%, l’anno scorso è sceso sotto il 6%, attestandosi a 5,9 per cento.
Guardando alla tipologia dei licenziamenti, crescono quelli per giusta causa, passati da 59 a 74mila. Per l’Inps questo aumento è da collegare alla nuova disciplina delle dimissioni online e non alle modifiche dell’articolo 18.
Si ferma la corsa dei voucher
A gennaio di quest’anno le vendite dei voucher, pari 8,9 milioni (valore nominale di 10 euro) si sono stabilizzate su livelli analoghi a quelli di gennaio 2016 (8,5 milioni), “con un modesto incremento” del 3,9%.
L’Inps spiega che “la forte flessione nella crescita, sempre più marcata a partire da ottobre 2016, può riflettere anche gli effetti del decreto legislativo con cui sono stati introdotti obblighi di comunicazione preventiva in merito all’orario di svolgimento della prestazione lavorativa”.
(da agenzie)
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