SINDACATI E LAVORATORI AMT COMPLICI NELLA DISTRUZIONE DELL’AZIENDA MUNICIPALIZZATA TRASPORTI DI GENOVA
DOV’ERANO SINDACATI, DIPENDENTI E GRILLO QUANDO NEGLI ANNI SCORSI AMT FU SCIENTIFICAMENTE SMEMBRATA E DISTRUTTA, IL PATRIMONIO SVENDUTO E IL BILANCIO COMPROMESSO?
Premettiamo un punto: siamo sempre stati e siamo per il rafforzamento del servizio di trasporto pubblico. Detto questo veniamo al punto che nessuno osa dire: tra i carnefici dell’Amt ci sono i lavoratori ed i sindacati.
Con le Amministrazioni Comunali guidati dell’ex teardiano Giuseppe Pericu (voluto sindaco di Genova da Claudio Burlando) è stato prima di tutto adottato un Piano del Traffico che “disincentivava” il trasporto pubblico per favorire quello privato.
Questo era uno dei capisaldi del lavoro prodotto dal superconsulente Bernhard Winkler.
Chi si oppose a questa follia? In pochissimi e tra questi non c’erano i lavoratori dell’Amt (come non c’erano i sindacati e nemmeno il genovese Beppe Grillo)
Passaggio parallelo — e in piena sintonia con il Piano – fu quello di cancellare la realizzazione della tramvia su sede propria in Val Bisagno (l’unica ampia area della città dove non è presente il trasporto ferroviario metropolitano).
Venne cancellata, nonostante vi fosse già il progetto pronto (predisposto dall’Amministrazione Sansa cacciata da Burlando). Si poteva chiedere ed ottenere il finanziamento europeo e quindi partire e realizzarla. Invece fu posta una pietra tombale, propagandando mega progetti futuristici irrealizzabili in quella vallata.
Altro passaggio parallelo — e in piena sintonia con il Piano —fu quello di smontare la tratta dei filobus realizzata durante l’Amministrazione Sansa.
Anzichè ampliarla, come era stato definito, facendola divenire un modello “integrato” con l’Asse Attrezzato in Corso Europa e con la tramvia programmata in Val Bisagno. Il massimo che si riuscì ad avere fu rimettere in funzione la tratta dismessa.
Anche davanti a questi due tasselli, in quanti alzarono la voce contro le scelte del Comune?
In pochissimi e tra questi, ancora una volta, non c’erano i lavoratori dell’Amt (come non c’erano i sindacati e nemmeno il genovese Beppe Grillo).
Poi venne la bancarotta per distrazione…
L’Amministrazione Pericu, con i suoi fidati uomini alla guida dell’Amt, promosse la “scissione” di Amt con la nascita di una nuova società : l’Ami.
All’Ami venne passato il patrimonio, a partire dalle rimesse. Amt venne così svuotata, rimanendo una struttura in perdita senza più patrimonio
L’Ami procedette a vendere le rimesse.
Lo fece con prezzi vantaggiosi per gli acquirenti (e gare che definire trasparenti sarebbe una barzelletta): a chi furono vendute?
Alle Coop rosse per farci appartamenti di lusso (Rimessa di Boccadasse) o per programmare nuovo MegaStore e Albergo (Rimessa Guglielmetti).
Svenduto il patrimonio — che fu di Amt — l’Ami va in liquidazione ed evapora.
Amt invece continua ad affondare verso un inesorabile e scontato fallimento. Anche qui in ben pochi ci si mobilitò per fermare questo scempio.
Mentre la Procura della Repubblica taceva, la Corte dei Conti in primo grado condannò gli Amministratori Pubblici responsabili del danno arrecato. Tra questi venne condannato anche Pericu.. Ma in appello tutto fu ribaltato: assoluzione.
I lavoratori dell’AMT ed i Sindacati avallarono quell’operazione (anche Beppe Grillo, il genovese che tanto tiene al patrimonio pubblico, non pronunciò parola)
E’ lì che fu segnato il destino dell’Amt.
Ma ai lavoratori ed ai Sindacati andava bene, qualche soldo ancora nelle casse c’era e quindi meglio non rischiare nulla in quel momento… meglio aspettare che sia rimasto meno di un osso per scendere in piazza.
Troppo tardi: la responsabilità di quell’Amministrazione Pubblica che ha portato al disastro è la stessa responsabilità che hanno i lavoratori per aver taciuto, accettato e avvallato l’eutanasia dell’Amt
Christian Abbondanza
Casa della Legalità
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