“SOLI NEL CAOS DEL PRONTO SOCCORSO”: GENOVA, LA DENUNCIA DEGLI SPECIALISTI CONTRO IL MODELLO TAROCCO DELLA SANITA’ DI TOTI E COMPAGNI DI MERENDE
LA LETTERA-DENUNCIA E’ SOLO L’ULTIMO ANELLO DI UNA POLITICA REGIONALE FORZA-LEGHISTA VOLTA A FAVORIRE L’INGRESSO DI PRIVATI NELLA SANITA’, A DISCAPITO DELLE STRUTTURE PUBBLICHE
Al limite del collasso, come annunciato da giorni.
Sempre peggio i pronto soccorso che chiudono il 2017, travolti dall’epidemia influenzale e invasi dai malati: 30 persone”ricoverate” sulle barelle al San Martino, 26 al Galliera e 34 al Villa Scassi, più almeno altri 120 nei tre ospedali, in attesa di essere visitate.
Di fronte all’ultimo bollettino del disastro, i primari e i primari – attraverso una lettera del consiglio direttivo della Società italiana medicina emergenza urgenza (Simeu) escono allo scoperto con un documento, preparato qualche giorno fa e tirato fuori dal cassetto alla vigilia di una serata che può avere conseguenze devastanti: «La notte di Capodanno arrivano in pronto soccorso, almeno venti-venticinque persone che hanno bevuto troppo o sono stati male durante la festa. Se già ora siamo al completo e utilizziamo già le barelle delle ambulanze, dove li mettiamo? Così non si può andare avanti».
La lettera della Simeu (nel consiglio direttivo ci sono tra gli altri Giusi Fera, Paolo Moscatelli, Elisabetta Cenni, Daniela Pierluigi, Ombretta Cutuli, Paolo Cremonesi e Manlio Valerio per l’area genovese) è un pesante atto d’accusa nei confronti della Regione e, allo stesso tempo, una disperata richiesta di aiuto, ai limiti del tempo massimo.
«Le misure adottate e il piano di gestione del sovraffollamento predisposto dalla Regione, in accordo con le singole Asl e aziende ospedaliere, rischiano di non essere sufficienti, essendo la realtà della situazione deteriorata dai continui tagli dei posti letto e del personale e della scarsa possibilità gestionale da parte del territorio».
I medici denunciano che il piano straordinario dell’emergenza coordinato da Alisa sia stato presentato solo una decina di giorni prima di Natale, con almeno un mese di ritardo: «L’iperafflusso di pazienti può essere contenuto e gestito solo se il personale è adeguato, se i reparti riescono a rispondere alle necessità di ricovero e se si fa in modo che non sia solo un singolo medico di guardia medica a sostituire più medici di famiglia. In questi periodi il territorio dovrebbe veramente fare da filtro, evitando accessi inutili e una corretta informazione».
Tre giorni fa, il commissario straordinario di Alisa Walter Locatelli aveva sollecitato gli ospedali a invitare i medici dei reparti ad accelerare le dimissioni dei pazienti, e ieri puntuale arriva la risposta, piccata, dei camici bianchi: «Si chiede un turnover dei pazienti non sempre possibile senza aumentare il rischio clinico, la dimissione frettolosa può comportare gravi danni ai pazienti, col rischio di peggioramento dello stato di salute generale».
Da giorni, ormai, gli ospedali sono al completo, i pronto soccorso sono diventati un accampamento che hanno esaurito anche le barelle. Tutto sulla pelle dei pazienti, costretti ad aspettare fino a due giorni per essere ricoverati in un reparto.
(da “il Secolo XIX”)
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