SOLTANTO UN ITALIANO SU TRE VUOLE CHE I LEADER SI CANDIDINO COME CAPOLISTA ALLE EUROPEE
LA SOGLIA SUPERA LA MAGGIORANZA SOLTANTO TRA GLI ELETTORI DI FRATELLI D’ITALIA E ITALIA VIVA. TRA CHI VOTA PD, SOLO L’8,2% CONDIVIDEREBBE
Alla luce delle prossime elezioni Europee diventa interessante comprendere da dove partono i partiti e i loro leader sullo start di quella che si annuncia una campagna elettorale spumeggiante.
Nel sondaggio per Porta a Porta di martedì scorso 23 gennaio è emerso che 1 italiano su 3 vorrebbe il proprio leader candidato come capolista in tutte le circoscrizioni alle elezioni Europee. Il dato interessante è che solo tra gli elettorati di Fratelli d’Italia (52,3%) e Italia Viva (50%) questo sentimento è in maggioranza, per tutti gli altri prevale una certa distanza dalla proposta con punte che superano il 75% per gli elettori di Azione e del Partito Democratico.
Proprio per quest’ultimo la riflessione diventa più significativa perché, poco meno del 10% (8,2%), condividerebbe Elly Schlein come capolista. Forse, visto che la rilevazione è stata precedente al question time alla Camera di mercoledì scorso, non hanno potuto osservare la leader del partito Democratico ingranare la marcia, dimostrandosi molto efficace nel dibattito con il presidente del Consiglio.
Del resto, qualsiasi risultato sarebbe a lei imputabile, con le relative conseguenze. Il punto è che per ogni indicazione ci si ritrova sempre davanti ad un “gioco di fiducia” che mette in una relazione diretta il politico e il cittadino.
Nell’analisi degli indici di fiducia dei leader politici italiani di EuromediaResearch svetta Antonio Tajani che, con il 31,4% – su una scala da 1 a 100 – definisce il minor distacco, rispetto ai suoi colleghi, da Giorgia Meloni che, nel suo ruolo istituzionale – come Premier – raccoglie il 39,3%.
Alle spalle del frontman di Forza Italia si palesa Giuseppe Conte con il 26,1% seguito da Matteo Salvini (24,8%) ed Elly Schlein (21,4%). Carlo Calenda (15,1%) precede il suo ex alleato Matteo Renzi (11%) di 4 punti percentuali.
§Sono tanti i fattori che entrano in gioco nella scelta del voto oltre la fiducia, come ad esempio gli eventi legati all’attualità, l’attendibilità e la credibilità dei candidati sul territorio, l’interesse e la partecipazione attiva nella vita politica, il proprio credo politico, ma di sicuro se si alzano troppo le attese nelle promesse è più facile poter deludere la platea degli elettori.
Nel frattempo nell’esercizio delle intenzioni di voto non esistono importanti cambiamenti. Tutto appare cristallizzato, con variazioni di pochi decimali per ogni partito in campo, in attesa della presentazione degli scenari di voto e delle liste dei candidati definitivi. Le elezioni europee dal canto loro sono sempre state percepite come più lontane rispetto alle altre votazioni
In più la bassa partecipazione al voto europeo – sempre registrata nel confronto con le elezioni nazionali – potrebbe anche essere dovuta a quel senso di inferiorità che il voto di ciascuno non abbia il potere di fare la differenza. La poca fiducia nella politica richiede sforzi maggiori da parte dei leader politici per promuovere la trasparenza, la responsabilità e l’efficienza, coinvolgendo i cittadini e ascoltando le loro preoccupazioni. Insomma tutto è in gioco per ristabilire un legame di fiducia con la gente.
Alessandra Ghisleri
per “La Stampa
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