SONDAGGIO CRISI GRECA: SE VOTASSIMO IN ITALIA IL 51% DIREBBE SI’ ALLA UE, IL 30% NO
LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI E’ A FAVORE DELLE MISURE IMPOSTE DA BRUXELLES, MA SI FIDA DELL’EUROPA SOLO IL 49%
Il referendum promosso dal leader greco Tsipras rappresenta un vero e proprio guanto di sfida lanciato alle istituzioni europee e sta tenendo con il fiato sospeso i cittadini per le implicazioni che potrebbe avere sul futuro dell’Ue.
In attesa di conoscere l’esito delle urne, con il sondaggio odierno abbiamo voluto verificare le opinioni degli italiani rispetto a questo importante appuntamento.
La maggioranza (53%) prevede che, indipendentemente dal referendum, la Grecia riuscirà ad accordarsi con l’Unione Europea, onorando i propri impegni per restare nell’euro, mentre un italiano su tre (31%) è pessimista e ritiene che la Grecia alla fine sarà costretta a dichiarare un fallimento e a uscire dalla moneta unica.
Parlando di Grecia talora viene evocato un effetto domino che potrebbe toccare anche l’Italia, da tempo alle prese con il risanamento finanziario e una difficile politica di riforme strutturali per poter far fronte agli impegni con i partner europei.
L’Italia è spesso considerata sullo stesso livello della Grecia nonostante vi siano profonde differenze, basti pensare al Pil o al numero di imprese (4,4 milioni).
Siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa ma oltre 70% degli italiani lo ignora. Non stupisce quindi che di fronte alla vicenda greca il 55% degli italiani pensi innanzitutto al rischio che questa crisi potrebbe colpire anche l’Italia, come già avvenne nella primavera del 2011 e il 16% sia preoccupato per i crediti che l’Italia vanta sulla Grecia, che potrebbero non essere onorati causando un buco nei nostri bilanci pubblici.
Solo il 15% si mostra tranquillo perchè ritiene che l’Italia sia oggi un Paese economicamente più solido della Grecia.
La crisi greca sta mettendo a dura prova l’Ue minandone la credibilità e mettendo in discussione il suo ruolo politico.
Secondo quasi tre italiani su quattro (72%) l’Europa esce da questa vicenda più debole, perchè non sembra capace di trovare soluzioni che tengano assieme tutti i Paesi mentre solo il 14% è di parere opposto e la ritiene più forte, perchè si rafforza il concetto che con l’unificazione tutti i Paesi devono cedere una parte della propria sovranità .
Ma cosa succederebbe in Italia se fossimo chiamati a votare per un referendum come quello greco?
La maggioranza (51%) voterebbe a favore delle misure imposte dall’Europa, pur di evitare il fallimento dell’Italia e l’uscita dall’euro, mentre il 30% voterebbe contro, correndo il rischio di ritornare alla lira, fortemente svalutata.
Gli elettori del Pd (83%) e quelli centristi (67%) sarebbero nettamente a favore del sì, mentre a favore del no risulterebbero gli elettori di Forza Italia (48%), del Movimento 5 Stelle (48%) e soprattutto i leghisti (56%), anche se una significativa minoranza dei rispettivi elettorati paventerebbe l’uscita dall’euro.
In occasione della crisi greca del 2011 la fiducia degli italiani nei confronti dell’Ue ha subito un brusco calo passando dal 72% al 53%.
Oggi la fiducia si è ulteriormente ridotta e si colloca ai livelli più bassi di sempre (49%).
Non va dimenticato che la vittoria di Tsipras nel gennaio scorso era stata salutata positivamente dal 54% dei nostri connazionali animati dalla speranza di attenuare la politica di austerità per favorire la crescita, di ridefinire le politiche comunitarie e di cambiare i rapporti tra gli Stati membri.
Indipendentemente dall’esito delle urne, l’Europa rischia di uscire ulteriormente ammaccata dal referendum greco.
È un’Europa perennemente a metà del guado nel processo di integrazione: vissuta come tecnocratica, arcigna e distante, concentrata sulle tematiche economiche e assente dai temi più sentiti dai cittadini come lavoro, istruzione e ricerca, sanità , pensioni, ambiente, immigrazione
Troppo spesso si dimenticano i motivi che stanno alla base della costruzione dell’Ue e tra gli italiani manca una riflessione non tanto su ciò che possiamo guadagnare stando in Europa, quanto su ciò che possiamo portare in Europa.
Sembra giunto il momento di un nuovo mito fondativo e di leader europei coraggiosi, visionari e dotati di grande capacità politica.
Ma è proprio ciò che manca ai nipoti di Schuman, Adenauer e De Gasperi.
Nando Pagnoncelli
(da “Il Corriere della Sera”)
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