STANNO AFFONDANDO NEL RIDICOLO: ORA NESSUNO VUOLE PIU’ IL COMMISSARIO UE
PRIMA LEGA E M5S SI CONTENDEVANO LA SCELTA, ORA ENTRAMBI SCAPPANO… VON DER LEYEN FA IL GIRO DELLE CAPITALI LA PROSSIMA SETTIMANA, ESCLUSA ROMA
“Noi stiamo lavorando ai progetti e alle cose da fare, non alle poltrone”, dice Matteo Salvini. Dopo il ritiro di Giancarlo Giorgetti dalla candidatura per il posto di commissario europeo a Bruxelles, la Lega passa la mano al M5s.
Ma incredibilmente, invece di raccogliere, il Movimento passa a sua volta. “Mi spiace che Giorgetti si sia ritirato, sceglieranno loro chi indicare — dice Luigi Di Maio – La mia parola è una: ho sempre detto che il commissario alla Concorrenza, che si occupa di tutto e che è fondamentale per l’italia, deve essere della Lega”.
C’era una volta il tempo — prima delle europee – in cui i partner di governo si contendevano il diritto a scegliere il commissario per la nuova squadra della tedesca Ursula von der Leyen.
Ora invece nessuno smania per avere un suo uomo a Bruxelles – o meglio donna, ha più chance con la nuova presidente.
Sembra una farsa, ma è realtà .
Cosa è successo? Dopo che von der Leyen ha chiuso la porta al commissario leghista, gli eurodeputati del Carroccio hanno votato no in Parlamento, con l’ormai nota piroetta in extremis martedì scorso: al photo finish fu no.
Il M5s è rimasto invece sul sì, fedele al patto sulle nomine che Giuseppe Conte ha approvato al Consiglio europeo dello scorso primo luglio a Bruxelles, benchè proprio quello stesso patto parlasse di un commissario leghista in squadra, per ammissione del premier stesso.
Ad ogni modo, strali di accuse, sfiorata la crisi di governo che sembra rientrata, ora resta comunque il problema di indicare il commissario (ne spetta uno per ogni paese europeo). Ma non c’è la fila per fare quel benedetto nome.
Salvini al momento sceglie l’unica carta possibile per uscire dall’angolo in cui si è infilato: niente Giorgetti, niente nomi alternativi.
Così la commissione nascerà senza un suo uomo – o donna che sia – e la Lega sarà libera di attaccare Bruxelles soprattutto in autunno, quando ci sarà da discutere della manovra, leggi: flat tax.
Ma è proprio questo il timore del Movimento: mettere il cappello sul nome di un candidato, significa presentarsi disarmati al prossimo e certissimo match con il partner di governo, significa finire nel mirino leghista assimilati ai ‘burocrati’ europei. Per cui, stallo.
Da Bruxelles intanto fanno sapere che indicare una donna sarebbe la via migliore per ottenere il risultato. Soprattutto se si punta a un portafoglio di peso come la Concorrenza.
Von der Leyen resta fedele alla sua idea di formare una commissione perfettamente equilibrata tra donne e uomini. Finora solo 15 paesi hanno presentato una candidatura e tra queste solo 5 sono donne, compresa la stessa presidente. Pochissime dunque.
Tra loro, la danese Margrethe Vestager, attuale commissaria alla Concorrenza e futura vicepresidente, la bulgara Maryia Gabriel, attuale commissaria al Digitale, la ceca Vera Jourova, attuale commissaria alla Giustizia.
Non c’è molto tempo. La prossima settimana von der Leyen farà un giro delle capitali europee per incontrare i leader ed entrare nel vivo della composizione della squadra.
Dovrebbe andare a Parigi e Madrid, agenda ancora non fissata ma per ora Roma non c’è (è già stata a Berlino in questi giorni, subito dopo il voto a Strasburgo).
Entro la fine del mese vorrebbe completare il puzzle, anche se la penuria di candidate donne complica un po’ il quadro. Il punto è che arrivare tardi significa rischiare di perdere il treno della commissione: potrebbero restare solo posti in piedi.
Eppure l’esecutivo gialloverde si incastra di nuovo nella solita diatriba tra Lega e M5s. Anche se il Movimento ha assunto ufficialmente una linea europeista, con il sì a von der Leyen, linea che in teoria dovrebbe portarlo a concentrarsi subito sulla scelta del candidato, approfittando dello smarcamento leghista. Non è così.
Prevale la diffidenza reciproca dettata dal peso che la propaganda anti-europea ha sull’elettorato.
E allora girano dei nomi che sembrerebbero un po’ a vuoto per ora: la ministra della Lega Giulia Bongiorno, per dire. Anche se dal Movimento sottolineano che non ha le competenze economiche adatte ad un portafoglio come la concorrenza.
Oppue si pescherà su un tecnico d’area, già ma quale? Magari esterno a entrambe le forze di governo, tipo l’ambasciatore Giampiero Massolo. Ma è uomo.
Se non ha abbastanza donne a bordo, von der Leyen potrebbe chiedere ai paesi di riformulare le loro scelte. Ecco, magari la ‘caccia alla candidata donna’ potrebbe rivelarsi un alleato dei ritardi del governo. L’unico.
(da “Huffingtonpost”)
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