SU RAI2 OFFESE A FALCONE E BORSELLINO, ABBIAMO RAGGIUNTO IL FONDO
SI E’ PERMESSO A DUE CANTANTI NEOMELODICI DI INSULTARE I DUE GIUDICI E INNEGGIARE A UN BOSS, INAUDITO CHE SIANO STATI INVITATI E SIA STATO PAGATO LORO ANCHE L’ALBERGO
È polemica per le affermazioni di due cantanti neomelodici, ospiti del programma Realiti su Rai2. Uno di loro ha offeso la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e l’altro ha raccontato come lo zio, recluso al 41 bis, scriva le sue canzoni dal carcere.
Insorge l’Usigrai: “La Rai non può fare da vetrina a chi inneggia ai boss e dileggia chi ha dato la vita per lottare contro la mafia”, ha scritto su Facebook il segretario Vittorio Di Trapani, che si chiede: “Ma davvero la Rai aveva pagato l’albergo a uno che scrive canzoni sullo zio ergastolano, boss al carcere duro per mafia?”, allegando la foto del voucher dell’albergo.
Di Trapani rimanda, inoltre, a un post del giornalista antimafia Paolo Borrometi, presidente di Articolo 21. “Vedere insultare in un programma Rai Falcone e Borsellino o sentire inneggiare ai clan che vorrebbero realizzare attentati mi lascia esterrefatto. Un sedicente cantante neomelodico, tale Zappalà , su Rai2 ha detto che ‘a Falcone e Borsellino, queste persone che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce ci deve piacere anche l’amaro mi fa ribrezzo’”. Per Borrometi è inaccettabile che la Rai abbia lasciato che in una sua trasmissione fossero pronunciate parole del genere: “Mi fa ribrezzo capire come si sia ridotta la nostra amata Italia, mi fa ribrezzo perchè non penso che i giovani davanti alla tv abbiano avuto un esempio da ‘servizio pubblico’. Il problema è che ‘personaggetti’ del genere non meritano di andare in Rai. Ed è grave che vengano invitati”.
Zappalà non era l’unico ospite della trasmissione. Niko Pandetta, l’altro cantante neomelodico che ha fatto riferimento allo zio ergastolano che scrive le canzoni in carcere: “Così come l’altro suo ‘collega’, tale Niko Pandetta, che, sempre su Rai2 – continua Borrometi – ci ha spiegato che lo zio ergastolano (boss al carcere duro per mafia), Turi Cappello, scriva le sue canzoni dal carcere. Proprio quel Cappello che ha dato il cognome al clan Cappello di Catania che, secondo i magistrati, doveva realizzare un attentato con un’autobomba nei miei confronti e nei confronti degli uomini della mia scorta”.
Lo sfogo del giornalista, più volte minacciato dai clan, prosegue: “Ma è possibile tutto ciò? C’è chi è morto per la giustizia, c’è chi dovrebbe saltare in aria secondo i piani dei clan. E la Rai cosa fa? Fa parlare chi inneggia ai boss? Spero in una presa di posizione durissima dei vertici Rai. Io pago con orgoglio il canone Rai, lo pago perchè credo nel servizio pubblico. Ma questo non è servizio pubblico. Almeno abbiate la decenza di non farci vedere chi considera Falcone e Borsellino due che si sono meritati la morte, o altri che santificano i boss dei clan che vorrebbero ammazzare me ed i ragazzi della mia scorta”.
L’azienda annuncia un’istruttoria per “ricostruire tutti i passaggi della vicenda”. In una nota si legge: “La Rai ritiene indegne le parole su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino pronunciate da due ospiti della puntata di Realiti, andata in onda su Rai2 in diretta. Direttore di Rete, conduttore, autori sono stati ampiamente sensibilizzati sulla necessità di porre la massima attenzione sulla scelta degli ospiti, delle tematiche e sulla modalità di trattazione di argomenti “sensibili”; in coerenza con quanto ogni giorno la Rai testimonia attraverso programmi, eventi speciali e fiction dedicati alla sensibilizzazione della collettività contro la criminalità organizzata e a sostegno della memoria dei tanti martiri delle mafie”.
(da “Huffingtonpost”)
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