TASSE SULLA CASA: SIAMO TRA QUELLI MENO TASSATI IN EUROPA
ABBIAMO PERO’ LE REGOLE PEGGIORI
Non siamo tra quelli che sborsano più tasse sulla casa, paghiamo però a caro prezzo la grande confusione e l’incertezza che regna sulle imposte sul mattone.
Tasi sul proprietario, Tasi sull’inquilino, Imu, Tari, cedolari varie hanno messo a dura prova la pazienza dei contribuenti e hanno finito per allontanare gli investitori dall’immobiliare.
Il risultato si è visto sulle compravendite, in forte calo.
Certo hanno pesato la crisi economica, la stretta delle banche, il pessimismo sul futuro ma la colpa è anche della girandola di nuovi tributi.
«È uno dei motivi per cui le famiglie italiane comprano più case all’estero, con un balzo di quasi il 10% nei primi sei mesi di quest’anno – racconta Paola Gianasso, responsabile mercati esteri di Scenari Immobiliari -. Ci sono molti motivi per cui scelgono Spagna o Francia, ma la maggior trasparenza sulle imposte fa la sua parte».
Eppure da noi la proprietà delle quattro mura ha sempre avuto grande importanza.
Siamo tra quelli che in Europa pensano di più all’acquisto della prima casa, tanto che quasi tre italiani su quattro sono proprietari (72,9%).
Negli ultimi anni sono diventati il bersaglio delle politiche fiscali.
A questo va sommata la pressione fiscale complessiva che, secondo la Cgia di Mestre, in Italia nel 2014 è stata del 43,4% del Pil contro una media europea del 40%.
Ogni Paese ha sue regole e calcoli sul mattone.
Da noi il Fisco sulla casa incide per l’1,5% del Pil.
Vuol dire più del doppio di quel che paga la rigorosa Germania con la sua Grundsteuer (0,6% di peso sul Pil) e con una pressione fiscale complessiva del 39,5%.
Tra i tedeschi ci sono pochi proprietari (53,4%) e c’è minor interesse per il possesso dell’immobile. Si spiega con un mercato locativo molto dinamico e prezzi degli affitti calmierati.
Oltre alla Germania, dietro di noi stanno anche Spagna e Grecia.
Pagano una quota sul mattone che si ferma all’1% del Pil. Fa mezzo punto in meno rispetto a noi, in una situazione economica che però si avvicina alla nostra, soprattutto nel caso spagnolo.
Ben più alta è invece la tassazione in Paesi come la Gran Bretagna (3,4% del Pil) e la Francia (2,8% del Pil).
I francesi (solo il 63% è proprietario) pagano due tasse (la Taxe foncière e la Taxe d’habitation) e in più su di loro grava anche l’imposta patrimoniale su cui concorre anche l’immobile.
Gli inglesi (il 67,9% è proprietario) per scelte politiche hanno deciso imposizioni immobiliari elevate anche perchè la casa è vista come un bene patrimoniale e quindi il prelievo avviene in misura maggiore che in altri Paesi.
Sia come sia, con la crisi il mattone è sempre di più un bancomat per le casse dello Stato.
Più facile da tassare e con entrate certe, è stato tra le prime misure a cui hanno guardato i governi.
C’è però anche chi con la crisi ha pensato di aiutare il settore.
«La Francia — racconta Paola Gianasso — a inizio crisi ha introdotto la legge “Scellier” con vantaggi fiscali a chi acquistava casa per metterla a reddito».
Una misura che ha rilanciato il settore.
Sandra Riccio
(da “La Stampa“)
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