TAURIANOVA REGNO DI ‘NDRANGHETA, 48 ARRESTI, COMPRESO L’EX SINDACO
OPERE PUBBLICHE, EDILIZIA PRIVATA, SETTORE ALIMENTARE, INTERMEDIAZIONI IMMOBILIARI, ENERGIE RINNOVABILI: TUTTO IN MANO A DUE CLAN
Due diverse famiglie di ‘ndrangheta, espressione del medesimo clan ma divise da contrastanti appetiti.
Due satelliti della stessa galassia, che per quasi dieci anni hanno scippato la democrazia a Taurianova, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria, in cui tutto, dall’amministrazione, all’economia, all’ordine pubblico, è stato per anni in mano alla criminalità .
È questa la storia – desolante – ricostruita con l’inchiesta Terramara-Closed, coordinata dal procuratore aggiunto Gaetano Paci, che questa mattina ha portato all’arresto di 48 persone, di cui 44 in carcere e 4 ai domiciliari, tutte accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento, trasferimento fraudolento di valori, procurata inosservanza di pena e porto illegale di armi.
In manette sono finiti anche l’ex sindaco, Domenico Romeo, insieme al fratello, entrambi accusati di concorso esterno, e un ex assessore, Francesco Sposato, cui viene contestata invece l’associazione mafiosa.
Un’indagine complessa, sviluppata da Polizia, Guardia di Finanza e Carabinieri, “che conferma la capacità della ‘ndrangheta di opprimere i territori dal punto di vista economico, amministrativo, sociale e finalmente – dice il procuratore aggiunto Paci – riesce a fare chiarezza su una situazione complicata”.
La provincia di Taurianova è da sempre regno degli Avignone-Zagari-Fazzalari-Viola, che qui hanno steso la rete di complicità – oggi individuata e disarticolata – che ha permesso al boss Ernesto Fazzalari la sua ultraventennale latitanza.
La città , quindicimila abitanti, è sempre stata “affidata in gestione” a due famiglie di ‘ndrangheta: gli Sposato-Tallarida da una parte e i Maio-Cianci dall’altra.
Due facce della medesima medaglia di sopraffazione e violenza, che per anni si sono spartite tutto: il Comune e i suoi appalti. Anche l’amministrazione – ha svelato l’indagine – è sempre stata equamente divisa e “improntata a soddisfare gli interessi e le istanze provenienti dalle cosche della ‘ndrangheta”.
Quando a fare il sindaco era Francesco Romeo, che con una serie di ingiustificabili autorizzazioni avrebbe favorito le imprese dei clan, il suo assessore allo Sport, Turismo e Spettacolo era Francesco Sposato, espressione dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta.
Un rapporto blindato fino al 2009, quando il primo cittadino si è opposto alla realizzazione del progetto imprenditoriale della famiglia Sposato: pretendeva di gestire il cimitero di Iatrinoli, ma soprattutto aveva messo gli occhi sull’affare delle energie rinnovabili.
Un business troppo grosso per essere gestito in esclusiva, ma che gli Sposato pretendevano. E così per il sindaco sono iniziati i guai e le intimidazioni. Cavalli uccisi, ordigni nelle sue proprietà , minacce.
Accreditatosi come vittima della violenza mafiosa, Romeo dopo il commissariamento si è nuovamente presentato alle elezioni, lasciando fuori dalla coalizione il suo ex braccio destro, Francesco Sposato appunto, passato con l’opposizione.
Tutta una manovra, per gli investigatori, perchè di fatto i due – quando l’accordo fra le famiglie di ‘ndrangheta è stato nuovamente trovato – hanno continuato a governare di comune accordo.
Il quadro viene confermato da dichiarazioni, intercettazioni e rapporti societari e imprenditoriali da cui emerge come a Taurianova tutto fosse direttamente o indirettamente in mano ai clan.
Tramite le sue famiglie di riferimento, la ‘ndrangheta era amministrazione grazie ai suoi uomini collocati all’interno, faceva da banca gestendo abusivamente il credito e controllava l’intera economia locale, pubblica e privata, legale e illegale. In mano alle famiglie erano finite non solo tutte le opere pubbliche,ma anche l’edilizia privata, il settore alimentare, le intermediazioni immobiliari, le produzioni serricole e le energie rinnovabili.
Un patrimonio di aziende, imprese, terreni e stabilimenti individuato dalla Guardia di Finanza che oggi ha messo sigilli a beni per oltre 25 milioni di euro.
(da agenzie)
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