TAVOLI CRISI INDUSTRIALI BLOCCATI, GIORGETTI NON RISPONDE AI SINDACATI
UN CENTINAIO DI TAVOLI DI CRISI INDUSTRIALI APERTI AL MINISTERO, 250.000 POSTI DI LAVORO A RISCHIO, MA L’ATTIVISMO DEL LEGHISTA E’ DURATO POCHE ORE
Forse un fuoco di paglia. L’attivismo del ministero dello Sviluppo economico a guida Giancarlo Giorgetti sul fronte delle crisi industriali è durato una manciata di ore, quelle dell’incontro con i lavoratori della Whirlpool che manifestavano sotto le finestre del Mise nel giorno della fiducia a Mario Draghi e, all’indomani, la riunione sul caso Ilva.
Poi più nulla, al di là delle interlocuzioni politiche con il resto del governo sul caso Alitalia che, però, è vicenda trasversale a più ministeri e non riguarda propriamente l’industria manifatturiera nazionale.
Dal suo insediamento Giorgetti ha collezionato sul tavolo, senza inviare alcuna risposta, almeno otto lettere dei sindacati metalmeccanici che chiedono incontri urgenti su altrettante emergenze: Blutec (la ex Fiat di Termini Imerese in Sicilia), la ligure Piaggio Aerospace, la piemontese Officine Meccaniche Cerutti, Italcomp (ex Embraco di Torino e Acc di Belluno), Jsw Piombino, Ast Terni e, ovviamente, Ilva e Whirlpool Napoli. Gli operai della Bekaert di Figline Valdarno, invece, hanno scritto direttamente a Draghi e al presidente Mattarella.
Altre richieste arriveranno al Mise nei prossimi giorni, perchè il drammatico protrarsi della pandemia sta aggravando crisi industriali che si trascinano ormai da anni senza che l’alternarsi dei governi abbia prefigurato prospettive di sopravvivenza e rilancio plausibili. La sottosegretaria uscente, Alessandra Todde (M5S), ha ostentato la riduzione da 150 a un centinaio dei tavoli di crisi, ma certo andrebbe capito cosa significhi davvero la chiusura di un tavolo, considerando oltretutto che molti si sono magari riuniti solo un paio di volte per poi eclissarsi insieme alle relative aziende.
La stessa Todde è rimasta al dicastero di via Veneto con il nuovo esecutivo, ma è stata promossa viceministro ed è possibile che la sua precedente delega sulle crisi industriali finisca nelle mani di Anna Ascani (Pd): prospettiva legata alle dinamiche di pesi e contrappesi nella larghissima maggioranza del governo Draghi, ma poco comprensibile se si considera che proprio la Todde ha seguito negli ultimi mesi buona parte dei tavoli sulle fabbriche.
Un attivismo, quello dell’esponente pentastellata, indotto dal progressivo disgregarsi della struttura che al Mise seguiva le crisi industriali, passata dalla storica task force guidata da Giampiero Castano al vuoto scavato durante le due stagioni del ministero con targa M5S (Luigi Di Maio prima e Stefano Patuanelli poi). Il vuoto spicca ancora di più dal momento che il Mise ha perso anche la competenza sull’energia, passata al ministero della Transizione ecologica.
Giorgetti sta preparando il provvedimento per l’assegnazione delle deleghe a sottosegretari e viceministri, che dovrebbe anche sancire la ricostruzione della struttura di coordinamento dei tavoli di crisi. Il ministro, comunque, avocherebbe a sè la gestione dei casi Ilva e Alitalia, e le questioni legate alla tv
Intanto, alcune delle richieste di convocazione urgente inevase potrebbero trasformarsi in proteste sotto il Mise. Si moltiplicano, infatti, i presidi ai cancelli delle fabbriche, con gli operai che annunciano trasferte a Roma.
È così a Termini Imerese, dove quasi mille lavoratori (tra diretti e indotto) della Blutec attendono risposte dal governo sul piano di reindustrializzazione proposto dal consorzio Smart City Group, mentre si esauriscono gli ammortizzatori sociali e Amazon si affaccia per un eventuale acquisto del terreno della fabbrica. A Terni c’è grande incertezza per il destino della Acciai Speciali messa in vendita da Thyssenkrupp.
A Piombino non decolla il rilancio dell’acciaieria targato Jindal e con la prospettiva, analoga a quella dell’Ilva, di un intervento pubblico di Invitalia. E oltre alle lettere sindacali, un nono appello a Giorgetti arriva da un’azienda, la SiderAlloys, che nel Sulcis sta provando a far ripartire l’unica fabbrica italiana di alluminio primario, la ex Alcoa.
(da agenzie)
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