TRA IL 2001 E IL 2010, L’AMMINISTRAZIONE STATUNITENSE HA MESSO PIÙ VOLTE IN GUARDIA IL NOSTRO PAESE SULLA DIPENDENZA DAL GAS RUSSO.: BERLUSCONI E SCARONI HANNO FATTO SPALLUCCE
E A WASHINGTON SI SONO FATTI PIÙ DI UNA DOMANDA SULLE REALI MOTIVAZIONI: “I NOSTRI CONTATTI HANNO INSINUATO UNA RELAZIONE PIÙ NEFANDA. CREDONO CHE BERLUSCONI E I SUOI SODALI STIANO TRAENDO UN PROFITTO PERSONALE ED ENORMI”
Perché, dal 2008 in poi, quando i diplomatici americani iniziarono a mettere in guardia il nostro Paese, nessuno ha preso sul serio l’allarme? Con 14 anni di tempo a disposizione, che cosa è stato fatto per diversificare le fonti di approvvigionamento, in modo da mettere in sicurezza la nostra economia, prima che si arrivasse a una grave crisi? Sono domande inevitabili, se si leggono le corrispondenze segrete (cablo) della diplomazia statunitense, che riguardano gli anni dalla fine del 2001 a febbraio del 2010.
Documenti autorevoli e resi pubblici dall’organizzazione di Julian Assange, WikiLeaks, nel 2010.
La questione della Russia di Putin e della dipendenza energetica del nostro paese da Mosca vengono descritte dall’ambasciatore Ronald Spogli come “un motivo di attrito in quella che è, altrimenti, una relazione quasi senza alcuna forma di attrito. Berlusconi gestisce direttamente la relazione con Mosca”.
Due erano i sospettati principali: l’Eni e Berlusconi.
“L’Eni è parte di un complotto del Cremlino?”, si chiedevano i diplomatici Usa, analizzando quella che, secondo loro, era una precisa strategia politica della Russia di Vladimir Putin: stringere l’Europa in una morsa, con il ricatto dell’energia.
Nell’aprile del 2008, discutono anche della necessità di mandare “duri messaggi all’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni”.
Ma Scaroni non sembra turbato. Racconta ai diplomatici americani: “Più conosco i russi, più sono preoccupato”, ma descrive la relazione Eni-Gazprom come “perfetta”: burocratica, “ma affidabile”.
La relazione speciale tra Putin e Berlusconi viene analizzata e ricondotta a molteplici fattori, tra cui il desiderio di quest’ ultimo di essere trattato da statista di profilo internazionale.
I sospetti di un suo interesse economico personale, però, ricorrono nei documenti e vengono riportati con parole molto esplicite: “I [nostri] contatti sia nel partito di opposizione di centrosinistra, il Pd, sia in quello di Berlusconi, il Pdl, tuttavia, hanno insinuato una relazione più nefanda”, scrive Spogli nel gennaio del 2009, “credono che Berlusconi e i suoi sodali stiano traendo un profitto personale ed enorme dai molti affari energetici tra l’Italia e la Russia”.
(da agenzie)
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