TRAVAGLIO E L’ALLEANZA M5S-BERSANI
IL DIRETTORE DEL “FATTO” AUSPICA UN PATTO TRA GRILLO E MDP CON UN “PROGRAMMA SERIO E REALISTICO”
Nell’editoriale di oggi sul Fatto Quotidiano Marco Travaglio prende sul serio le parole di Pierluigi Bersani a proposito di un avvicinamento al MoVimento 5 Stelle per scongiurarne la deriva a destra e la probabile alleanza con Meloni e Salvini dopo le elezioni.
E arriva a spingersi più in là , proponendo un patto con MDP per scrivere programmi seri, realistici e almeno in parte compatibili già prima delle elezioni
Travaglio parte da un dato di fatto difficilmente confutabile, ovvero che, secondo i sondaggi odierni (ad esempio quello di Demopolis per Otto e Mezzo), sono possibili solo due maggioranze (in realtà , quasi-maggioranze) alla Camera: una è quella formata da M5s, Fratelli d’Italia e Lega Nord che porterebbe 309 deputati; l’altra è quella che vede in campo Partito Democratico, Forza Italia, MDP, AP e altri delle minoranze linguistiche.
Segnala poi che la situazione di Luigi Di Maio (o del candidato premier dei 5 Stelle) il giorno dopo le elezioni potrebbe essere simile proprio a quella che dovette affrontare Bersani nel 2013, quando il PD arrivò primo ma non vinse: ovvero il suo partito era quello che disponeva del maggior numero di deputati e senatori, ma questi non bastavano per avere la maggioranza in entrambe le Camere.
La scena si ripeterebbe tale e quale dopo l’eventuale incarico a Di Maio. Il quale, se i 5 Stelle prendessero più voti di tutti, dovrebbe concordare prima con qualcuno degli altri partiti, se non la lista dei ministri, almeno il programma.
Ed è evidente che dovrebbe scegliere se farlo con la nuova sinistra (semprechè Mdp, SI, Possibile e Pisapia si mettano insieme) o con la veterodestra di Salvini & Meloni. Semprechè, si capisce, sia la nuova sinistra sia la nuova destra fossero disponibili a parlare con lui.
Salvini (ti pareva… ha già detto di sì, ma Grillo ha ufficialmente rifiutato qualsiasi contatto perchè la Lega è una diretta concorrente. Almeno fino ad elezioni avvenute.
Sostiene Travaglio (e qui non sbaglia, almeno per i due terzi dell’elettorato) che la base grillina è molto più vicina ai valori della sinistra tradita (ambientalismo, lotta alle mafie e alla corruzione, legalità , beni comuni, protezione sociale, pacifismo) che a quelli della vetero destra.
E dice che un’alleanza con la “nuova destra” di Salvini e Meloni (il patto di Neanderthal) sarebbe invisa ai tanti parlamentari grillini che vengono e verranno dal Sud.
E qui sta il vero problema del disegno che ha in mente Grillo e i suoi burattinai esteri: allearsi con la becerodestra creerebbe una profonda spaccatura del movimento, quanti deputati non lo seguirebbero in questo suicidio politico?
Con una maggioranza M5S-Lega-Fdi i grillini non dovrebbero perdere neanche uno dei 195 deputati di cui i sondaggi li accreditano, ma il rischio è di vederne sparire almeno la metà .
D’altro canto però c’è la questione dei numeri. Ovvero la possibilità (meglio dire la quasi certezza) che MDP non possa fungere da ago della bilancia alla Camera come al Senato perchè le percentuali che oggi le vengono attribuite dai sondaggi sono troppo basse.
Dunque, anche se il dialogo col M5S andasse in porto, i suoi voti non basterebbero a fare maggioranza. In ogni caso, tutti questi “se ”e “ma” lasceranno il tempo che trovano fino alla sera delle elezioni: prima, nessuno avrà interesse a scoprire le carte per non regalare voti agli avversari.
Una cosa però, se davvero fossero interessati almeno a provarci, i 5Stelle e la nuova sinistra potrebbero fare subito, di qui alle elezioni: scrivere programmi seri, realistici e almeno in parte compatibili. E smussare le rispettive proposte dalle punte più impraticabili, velleitarie e ideologiche.
Ma Travaglio sembra far finta di non sapere che gli imput della azienda Grillo-Casaleggio sono ben altri e per realizzarli hanno bisogno di 195 deputati “soldatini”.
(da NextQuotidiano)
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