UN BACIONE A SALVINI DAGLI AMICI SOVRANISTI: LO MOLLANO TUTTI
DICONO NO AL GRUPPO CON LUI FARAGE, ORBAN, KACZYNSKI, GLI OLANDESI DI BAUDET, GLI SPAGNOLI VOX… PERSINO AFD IN DUBBIO
Proprio nel giorno in cui gli sarebbe servito mostrare i muscoli in Europa, nel giorno in cui la Commissione europea ‘spara’ sull’Italia la procedura di infrazione sul debito da decidersi all’Ecofin di luglio, Matteo Salvini colleziona una sfilza di no per la formazione del suo agognato ‘gruppone’ sovranista.
Solida l’alleanza con Marine Le Pen, ma non basta a convincere nuovi affiliati.
Oggi gli arriva il no ufficiale del leader dello Brexit Party Nigel Farage, da sommare al no del polacco Jaroslaw Kaczynski, di Viktor Orban che non ha intenzione di lasciare il Ppe e anche dei nazionalisti olandesi di Thierry Baudet, quelli che hanno superato Gert Wilders, il sovranista presente con Salvini sul palco elettorale di Milano ma punito dalle urne: nemmeno un eletto.
Declinano l’invito anche i nazionalisti spagnoli di Vox. E pure l’ultradestra tedesca, Afd, benchè alleata della Lega in campagna elettorale, non si sta sbilanciando sull’ingresso nel nuovo gruppo, non ancora.
Dopo tanti tira e molla, l’ungherese Orban ha rotto gli indugi ieri con un’intervista al tedesco Die Welt in cui non solo annuncia di restare nel Ppe ma si dice addirittura pronto a governare l’Europa con Socialisti&Democratici e Alde.
Quella tra Popolari, socialisti e liberali è l’alleanza che sta per formarsi all’Europarlamento e che deciderà le cariche apicali dell’Unione per questa legislatura. Un nazionalista come Orban che resta nel Ppe è magari fonte di imbarazzo per i socialisti, ma intanto i 12 eletti di Fidesz non andranno a fare gruppo con Salvini-Le Pen, sovranisti che non riescono ad andare oltre i 73 eurodeputati.
Resteranno fuori dai giochi di maggioranza. E sempre che Afd non decida di mollarli: i tedeschi ancora non si sbilanciano, nella passata legislatura il loro unico eletto era nel gruppo Efdd (lo stesso del M5s), in Parlamento gira voce che vorrebbero restarci, insieme a Farage appunto. Loro per ora non si esprimono.
Scontato il no degli spagnoli di Vox: sono nazionalisti, franchisti, acerrimi nemici degli indipendentisti catalani, non dimenticano le simpatie leghiste per le rivendicazioni della Catalonia nei confronti di Madrid.
Ed è per questo che non hanno mai pensato di entrare nel gruppo sovranista di Salvini, malgrado in Italia la Lega ci sperasse, il vicepremier ne ha anche parlato con la stampa. Niente, nessuna connessione con gli spagnoli che invece avrebbero deciso di entrare anche loro nel gruppo dell’Ecr, i Conservatori e riformisti che comprendono, tra gli altri, gli eletti di Fratelli d’Italia e i polacchi di ‘Diritto e giustizia’ e d’ora in poi anche gli olandesi di Thierry Baudet.
Andiamo con ordine.
Anche per questa legislatura appena nata, Kaczynski non fa traslocare i suoi 26 eletti (praticamente ha portato in Parlamento la metà dei seggi previsti per la Polonia, 51) fuori dall’Ecr.
Con Salvini, dice il leader polacco, “c’è un problema: vuole creare un nuovo gruppo con una formazione che non siamo in grado di accettare”. A Kaczynski non è mai andato giù il legame di Salvini con Putin. Non lo possiamo accettare”, insiste.
E che dire di Farage? Oggi il no più pesante è il suo. Pare che il ‘Brexiteer number one’ sia anche arrabbiato perchè i leghisti hanno dato per fatto un accordo che per lui non è mai stato certo. E oggi infatti Farage annuncia che non entrerà nel gruppo con Salvini e Le Pen.
“Ho preso una decisione — spiega all’Europarlamento – Ho già detto dell’incontro privato che ho avuto la scorsa settimana e posso dirvi che loro (esponenti dell’Enf, ndr.) si sono comportati malissimo. Io sono molto all’antica credo nella fiducia, nell’onore, nelle strette di mano, e le conversazioni fatte davanti un caffè non devono essere di pubblico dominio”, ed è “quello che l’Enf ha fatto”.
Quindi: “Non ho mai preso l’impegno di unirmi a loro, ho avuto una conversazione preliminare amichevole che loro hanno deciso di utilizzare in modo politico e direi piuttosto disonesto”.
Il gruppone sovranista insomma non decolla. Stretto all’angolo dalla procedura di infrazione, Salvini, finora la parte più agguerrita del governo gialloverde nella critica verso Bruxelles, non riesce a incidere fuori dai confini italiani.
(da “Huffingtonpost”)
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