“VANNACCI? POLITICAMENTE È UNO SCIOCCO, L’UOMO QUALUNQUE VESTITO CON LA DIVISA DELLE FORZE ARMATE
PAOLO CIRINO POMICINO: “CON LUI SALVINI TENTA DI PESCARE VOTI, MA NON SERVIRÀ PIÙ DI TANTO”… GIORGIA MELONI? HA PROVATO A PROPORSI CON UN PROFILO RESPONSABILE MA POI CON IL PREMIERATO HA GETTATO LA MASCHERA, PUNTA A TOGLIERE LIBERTÀ AL PARLAMENTO”
Guai a dare del leghista a Paolo Cirino Pomicino. «Non scherziamo, io voto solo i democristiani». Nello specifico, «il mio fraterno amico e grande elettore Aldo Patriciello», quinto nella lista della Lega al Sud. «Lo hanno fatto fuori da Forza Italia, ma lui rappresenta un’eccellenza nella sanità, […] quindi lo sostengo, visto che nel Mezzogiorno ho ancora qualche amico da mobilitare».
Resta il fatto che mai avremmo immaginato di vederla portare voti alla Lega…
«Purtroppo, noi vecchi Dc non abbiamo casa da anni, ma siamo ovunque, in tutti i partiti. I partiti non hanno identità culturale e si sono trasformati in comitati elettorali. Alle Europee di cinque anni fa avevo votato Pd».
Chi?
«Gualtieri, Sassoli e Bonafè. Del resto, anche nel Pd ci sono vecchi democristiani come Franceschini e Guerini. Ma a Roma, mi vergogno a dirlo, ho votato anche per la Raggi e il Movimento 5 stelle. Peraltro, votando a Roma, ora non posso nemmeno dare la preferenza a Patriciello».
Però a Roma può votare Vannacci, no?
«Per carità, politicamente è uno sciocco, l’uomo qualunque vestito con la divisa delle forze armate. Con lui Salvini tenta di pescare voti, ma non servirà più di tanto. Per fortuna la Lega sui territori è molto diversa, ha bravi amministratori, molti sono democristiani. Vannacci è l’ennesimo frutto di questi 30 anni di follia, in cui si è pensato di sostituire la cultura politica con il personalismo esasperato».
Quindi, non vota?
«Non lo so, io ho sempre votato cercando di trovare la soluzione più digeribile. O elaborando una speranza politica, ad esempio quella di veder diventare la Lega un partito civile, di stampo popolare, attraverso il lavoro del gruppo dei democristiani».
A proposito di personalismi, cosa pensa dei leader candidati, che non andranno a Bruxelles?
«Ci può stare, anche Andreotti aveva fatto il capolista nel Nord-Est alle Europee del 1989, ma quelli erano altri leader ed erano le realtà locali a chiedere di dare una mano. Oggi le condizioni sono diverse, ci sono proprietari di partiti e gruppi familiari che occupano il Parlamento e le istituzioni. E ora con il pericoloso progetto del premierato si punta a togliere libertà al Parlamento».
Meloni non la convince come leader?
«Ha provato a proporsi in un certo modo, con un profilo responsabile in politica estera, ma poi con il premierato ha gettato la maschera. È solo l’ultima dimostrazione della fine delle culture politiche e della volatilità dell’elettorato: prima c’è stato il boom dei 5 stelle, un incidente della storia, poi quello di Salvini e ora è toccato a lei».
(da la Stampa”)
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