VENEZIA, L’ACQUA DEL CANAL GRANDE DIVENTA VERDE FOSFORESCENTE, IPOTESI LIQUIDO DI “TRACCIAMENTO”
SCATTA LA POLEMICA CONTRO GLI AMBIENTALISTI MA NON SONO LORO GLI AUTORI
Il primo pensiero è andato a una delle ormai frequenti azioni «dimostrative» a base di vernici contro monumenti e fontane d’Italia, in nome della tutela dell’ambiente. O forse a uno dei troppi atti di vandalismo e maleducazione da parte di qualche turista.
Un ennesimo sfregio alla delicata bellezza di Venezia, quello notato stamani, domenica 28 maggio, nel cuore della città, quasi sotto il Ponte di Rialto, dove in molti hanno segnalato la presenza di una chiazza color verde fluorescente, e si sono susseguite le ipotesi su cause e motivi.
Nessuna rivendicazione
A segnalarla, intorno alle ore 9:30, sono stati alcuni cittadini, che hanno avvisato la Polizia locale. Ma a differenza di altri blitz ecologisti, non c’è stata alcuna rivendicazione dell’atto. La città lagunare, come ogni domenica, era presa d’assalto dai turisti, e oggi ha anche ospitato la Vogalonga, una regata non competitiva lungo la Laguna, con quasi 2.000 barche a remi che hanno attraversato anche il Canal Grande e sfiorato la ‘macchia’ fosforescente.
Come per altri casi di questo genere, è scattata la caccia ai responsabili, ma soprattutto ad accertare se quel liquido potesse essere tossico o comunque dannoso per le acque lagunari.
La riunione con il Prefetto
Il Prefetto, Michele Di Bari, ha convocato una riunione urgente in Questura, con forze dell’ordine, polizia locale, vigili del fuoco e Agenzia regionale per l’ambiente, che hanno eseguito i prelievi in acqua. Dai primi dati quello versato a Rialto sarebbe una sorta di «tracciante» assolutamente innocuo, la cosiddetta ‘fluorescina’ ovvero un liquido che viene immesso nelle tubature o negli scarichi urbani in caso di una perdita d’acqua, per comprenderne il tragitto. Nessuna situazione di pericolo, dunque, per la salute della popolazione.
I precedenti
Allarmi per una situazione del genere si erano verificati non molto tempo fa in una roggia di Rozzano (Milano), e qualche anno prima sul Lago di Como, dove si stavano svolgendo dei lavori alle fognature. In ogni caso Di Bari, d’intesa con il questore lagunare, Michele Masciopinto, ha disposto un’intensificazione della vigilanza in ambito lagunare, per monitorare eventuali criticità e prevenire ulteriori episodi analoghi. Mentre le ricerche proseguono, una nuova riunione è stata convocata per domani.
La Biennale è estranea
La chiazza verde comparsa oggi ha fatto tornare a galla dagli archivi una provocazione artistica quasi identica, datata 1968, fatta sempre a Venezia in nome della salvaguardia dell’ambiente, nell’ambito della Biennale d’Arte. Fu l’artista argentino Nicolas Garcia Uriburu che, a bordo di un’imbarcazione, percorse tutto il Canal Grande gettando in acqua un pigmento che rendeva fosforescenti i microrganismi presenti nell’acqua, rendendola di un color verde fosforescente. La sua arte era ispirata al movimento della ‘Land Art’, che vide come esponenti Oppenhiem e Christo. Un’operazione spettacolare, che invitava a prendersi cura dell’ambiente, usando un colore, il verde appunto, simbolo dell’ecologia universale, e che Uriburu ripetè più volte nella sua carriera fino alla sua morte, avvenuta nel 2016.
Altre performance simili furono portate a termine nel 1989, quando a venire colorata in verde fu l’acqua di una delle fontane che circondano la piramide del Grand Louvre, e quella della fontana del Trocadero, a Parigi. Un esperimento che venne ripetuto nelle acque dell’East River a New York. Sul Riachuelo, un piccolo affluente del Rio della Plata a ridosso del quartiere de La Boca, a Buenos Aires, la performance venne realizzata in collaborazione con Greenpeace per la Giornata mondiale dell’acqua, nel 2010. Nel settembre 2011 gettò colorante verde sul fiume Weser a Brema (Germania).
(da agenzie)
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