VITO LO PORTO: “OBAMA E RENZI RIDEVANO COME FRATELLINI. RISPETTO PER MIO FIGLIOâ€
IL PADRE DEL COOPERANTE UCCISO: “NON VOGLIAMO SOLDI E RISARCIMENTI, VOGLIO SOLO PIANGERE SU QUELLO CHE RIMANE DI MIO FIGLIO”
“Mio figlio era un tesoro. Non lo dico da padre: può chiedere a chiunque. Le risponderanno tutti allo stesso modo. Viveva per gli altri. Non si meritava uno spettacolo del genere”.
Lo “spettacolo” è il Parlamento italiano deserto, venerdì, mentre il governo lo informa sulla morte di Giovanni Lo Porto.
Le parole sono di suo padre Vito.
Sono passate 24 ore da quando ha visto la Camera vuota, non riesce ancora a crederci. “È come se quei signori avessero detto: ‘A noi non ce ne frega niente. È morto? Pazienza. Ne muoiono tanti’. Mi hanno fatto vergognare di essere italiano”.
Secondo il New York Times, Barack Obama sapeva già della morte di suo figlio, ma non ne avrebbe parlato con Matteo Renzi. Altri invece ipotizzano che l’avrebbero fatto. Lei ha avuto contatti con il presidente del Consiglio?
Io con Renzi non c’ho mai parlato. Forse ha telefonato alla mia famiglia (Lo Porto e la moglie sono separati, ndr), ma non lo so. E a questo punto non mi interessa nemmeno. Non credo che Renzi avrà mai la sensibilità di chiamarmi, o venirmi a trovare a Pistoia. Però mi sembra impossibile che lui e Obama non sapessero che mio figlio fosse morto. Sono convinto che ne fossero a conoscenza entrambi e che abbiano deciso di fingere di non sapere, con un tacito accordo. Probabilmente hanno voluto prendere tempo.
Le cronache e le fotografie del loro incontro a Washington riportano ampi sorrisi e pacche sulle spalle. Crede davvero che potessero nascondere un’informazione del genere?
I politici sono anche attori, sanno fare la loro parte. Sorridevano come due fratellini. È una mancanza di rispetto, ma non sono sorpreso. Renzi mi dà l’idea di un fanciullo, un bimbo un po’ viziato, che ama giocare. Spero davvero che non lo sapesse, non voglio credere che non riesca a rispettare una tragedia familiare. Ma ripeto: non ho mai avuto il piacere di parlare col signor Renzi. A questo punto non è importante. Quel che è fatto, è fatto: mio figlio non tornerà indietro. Spero solo che riportino a casa il suo corpo.
Giovanni è stato ucciso da un drone. I Servizi si sarebbero accorti del tragico errore solo quando hanno visto che venivano seppellite sei persone, mentre i terroristi dovevano essere quattro. Qualcuno le ha spiegato la dinamica dell’operazione che è costata la vita a suo figlio?
No. Siamo stati in contatto continuo con la Farnesina in questi anni. Sono sempre stati corretti. A dicembre ci hanno detto di stare tranquilli, che qualcosa si stava muovendo. Poi più nulla. Ora ci dicono che sarebbe morto a gennaio. Noi l’abbiamo saputo solo giovedì. Tutto qui. Non so nient’altro su quello che è successo. Solo che mi sembra impossibile che l’uomo più potente del mondo non ne fosse a conoscenza. E che non ne abbia parlato con il nostro presidente del Consiglio.
Sul corpo di Giovanni invece le hanno fatto sapere qualcosa?
Nulla. Pare che l’abbiano riconosciuto attraverso il dna. Quindi dovranno pur avere qualcosa di suo. Per il resto, ripeto, io non so niente. Ho solo domande. Come hanno ottenuto questo dna? Cosa rimane di mio figlio? Hanno il suo corpo? Il presidente degli Stati Uniti si è impegnato solennemente a far tornare la sua salma in Italia. Io gli chiedo solo questo, non voglio altro. Abbiamo ascoltato le sue scuse, le accettiamo. Ora ci restituiscano il suo corpo. Non vogliamo soldi, risarcimenti o altro. Facciano tornare Giancarlo. In ogni modo, anche a pezzi. Voglio solo piangere su quello che rimane di mio figlio.
Tommaso Rodano
(da “il Fatto Quotidiano“)
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