ZONE ROSSE O LOCKDOWN NAZIONALE: IL GOVERNO AL BIVIO
RIUNIONE DI CONTE CON MAGGIORANZA E COMITATO SCIENTIFICO
Lockdown locali, regionali e lo spettro di una chiusura generale. I contagi schizzati oltre 30mila nella giornata di venerdì da una parte, la necessità secondo l’ala meno rigorista di attendere il tempo necessario perchè le nuove misure messe in campo lo scorso week end possano dispiegare i loro effetti sulla curva. Il governo è al bivio.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lascia intendere che la stretta è sul tavolo e ha convocato Comitato tecnico scientifico con i capidelegazione della maggioranza. Il vertice è in corso. E il ministro Luigi Di Maio annuncia che i tavoli per un Dpcm che sarà “più restrittivo” sono “incessanti”.
“I criteri sono: massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità . Noi siamo sempre flessibili. Stiamo lavorando per capire se si deve intervenire ancora”, ha detto Giuseppe Conte alla festa de Il Foglio.
Intanto proprio dalle aree più a rischio lockdown, Campania e Lombardia, arrivano segnali in senso contrario. Con il governatore Vincenzo De Luca che bolla come una “stupidaggine” la serrata totale a Napoli invocando un intervento generalizzato del governo e Attilio Fontana che solo lunedì incontrerà i sindaci della Lombardia, probabilmente per concordare una mossa su base regionale visto che in sofferenza c’è non solo l’area metropolitana di Milano, dove si va verso la saturazione del testing, ma anche la Brianza e Varese.
La situazione è fluida ma un’accelerazione pare vicina. Il segnale è la riunione con il premier, i capidelegazione di maggioranza, il ministro Francesco Boccia, il sottosegretario Riccardo Fraccaro e il Comitato tecnico scientifico.
Conte andrà in Parlamento mercoledì e prima di quella data non vorrebbe accelerare misure di carattere nazionale, ma allo stesso tempo — come raccontato da Il Fatto Quotidiano — già nella giornata di venerdì ha aperto un interlocuzione con Camera e Senato per capire con quali modalità il Parlamento possa essere eventualmente convocato per comunicazioni “immediate”.
“Se avessimo un luogo dove confrontarci celermente per arrivare a decisioni veloci, il governo sarebbe ancora più sereno nel prenderle”, ha spiegato il premier. Del resto la fotografia scattata dal monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità è nitida ed è stata il propulsore dell’accelerazione: ci sono aree del Paese già in sofferenza per i posti letto occupati nei reparti Covid, altre entro metà novembre potrebbero entrare in crisi con le terapie intensive, ben 11 Regioni vengono catalogate tra quelle a “rischio elevato” e in quattro sono già nello Scenario 4 ipotizzato nel Piano per la gestione della seconda ondata messo a punto da ministero, Iss e Regioni nelle scorse settimane. “Ora stiamo lavorando per esaminarli e capire se serve un altro intervento”, ha spiegato Conte.
Una situazione nella quale è nel potere dei governatori intervenire. Ma tutte le misure finora predisposte sono state ‘light’, con interventi su trasporti e didattica a distanza. Eppure anche eventuali confinamenti possono essere disposti dai presidenti di Regione. Che attendono, traccheggiano, allungano il passo solo sulla scuola, uno dei temi più caldi.
E tra quelli nei quali bisognerà trovare un accordo prima di eventuali decisioni di carattere nazionale, non escluse. Anche per questo, dopo aver messo al sicuro i lavoratori con il prolungamento dello stop ai licenziamenti, Conte venerdì sera ha incontrato la ministra Lucia Azzolina e i capidelegazione dei partiti di maggioranza. Fumata nera e incontro aggiornato probabilmente ad oggi per stabilire qual è la linea da tenere nei confronti dell’insegnamento, dopo le mosse in ordine sparso delle Regioni che hanno la facoltà di potenziare la didattica a distanza al 75% introdotta dall’ultimo decreto. Interventi che qualcuno legge in chiave prodomica a un nuovo giro di vite.
La scuola resta uno dei nodi critici: “La curva sta subendo una impennata così rapida che rischia di mettere in discussione la didattica in presenza, alcuni presidenti di regione lo hanno fatto, non è il nostro obiettivo, noi continuiamo a difendere fino alla fine — ha detto ancora Conte — la didattica in presenza. Ma dobbiamo mantenerci vigili per seguire e assicurare la tutela della salute del tessuto economico”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply