“RE GIORGIO GIÙ DAL COLLE†IL PIANO DI BERLUSCONI (E PURE DI RENZI)
BERLUSCONI PUNTA SUL SINDACO-PREMIER PER CACCIARE LO “STANCO ” NAPOLITANO
Il Rottamatore diventa premier in pectore, o sindaco d’Italia, se volete, in un momento di estrema debolezza della monarchia di Re Giorgio. Di più.
Mai in otto anni quasi di presidenza, Napolitano è apparso così fragile e attore non protagonista. Per lui una settimana imprevedibile, sfuggita al suo rigoroso controllo togliattiano.
Una settimana che si è aperta con il caso Friedman-Corsera-Monti e che si chiuderà , molto probabilmente, con l’incarico a Matteo Renzi. Un timing sospetto che alimenta ulteriori dietrologie, soprattutto dalle parti berlusconiani dove, sic e simpliciter, lo scoop del Corriere grazie al libro di Friedman viene riassunto così: “I poteri forti hanno mollato Napolitano”.
La stanchezza del Re e il triennio archiviato
A più di un fedelissimo, lo ha raccontato anche Lucia Annunziata sull’Huffington Post, Renzi ha detto di essere rimasto colpito dalla “stanchezza” di Napolitano, nel concitato lunedì nero del Colle.
Prima il fuoco azzurro per il presunto complotto dell’estate 2011, poi la cena con il sindaco di Firenze. Due ore di colloquio.
E Renzi costretto a scegliere per esclusione. Il no alle elezioni ribadito da Re Giorgio, anche ad ottobre, non solo a maggio, ha dirottato Renzi su Palazzo Chigi.
Questa la sostanza. Poi c’è, appunto, la descrizione del capo dello Stato, che a giugno compirà 89 anni: stanco e provato.
Un altro interlocutore, che ci ha parlato nei giorni scorsi, aggiunge: “Amareggiato e pure arrabbiato”. Il triennio dei governi del presidente sta per essere archiviato nel peggiore dei modi. La campagna berlusconiana contro il sovrano traditore e la faida con un vincitore e tanti sconfitti in quel Pd di cui lo stesso Napolitano è stato a lungo commissario.
Il figlioccio abbandonato e il Monti vendicatore
Un altro dettaglio decisivo che dà l’idea di quanto sta accadendo risiede nelle liturgie e nei tempi.
Dopo la lunga cena con Renzi, uno striminzito comunicato per liquidare, meglio, abbandonare al suo destino il premier figlioccio di cui è stato custode e protettore. Pochissime righe: “Il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha avuto oggi al Quirinale un rapido incontro con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per metterlo al corrente di questioni urgenti di governo prima della partenza del Capo dello Stato per Lisbona”.
Quel “rapido incontro” stride come un graffio sul vetro, a confronto con la sera precedente.
L’immagine dei due, “Giorgio” ed “Enrico”, che si abbracciano al Quirinale è strappata per sempre.
L’atteggiamento di Napolitano può sembrare pilatesco, e lo è per molti versi. Ma nasconde anche una massiccia dose di impotenza. L’ombrello con cui coprire il figlioccio dalle tempeste si è rotto.
In tre anni, il capo dello Stato ha bruciato, immolato due presidenti del Consiglio. Prima di Letta c’era Monti, che proprio adesso ha servito al Colle il piatto freddo della vendetta.
Si vendicherà anche Letta junior? In questo quadro di sconforto, delusione e amarezza s’inserisce ovviamente l’offensiva montata da Forza Italia dopo le rivelazioni di Friedman.
I falchi del Cav esagerano: ”Meglio Prodi di lui”
Gli azzurri non si sono accodati all’impeachment grillino (ieri archiviato con l’uscita dall’aula degli esponenti di FI) per una questione di numeri. Una sconfitta certa. Meglio quindi, ad ascoltare i soliti falchi, “mantenere la pressione alta sul Quirinale aspettando Renzi a Palazzo Chigi”.
L’arrivo del Rottamatore premier non è infatti un fattore secondario.
Qualche autorevole berlusconiano fa professione di renzismo: “Cosa credete, che sarà Napolitano a portare lì Renzi? Matteo sarà premier nonostante Napolitano e a quel punto si porrà il problema della successione al Quirinale”.
Dietro l’angolo c’è Romano Prodi ma questo non spaventa affatto, almeno a parole, Palazzo Grazioli: “Chiunque sarebbe meglio di Napolitano”.
Ed è per questo che il Condannato conta sulla sponda renziana per abbattere la pietra angolare dell’ancien règime: Re Giorgio.
In ogni caso, oggi B. ritornerà a Roma e potrebbe incontrare i suoi parlamentari per decidere la linea da tenere su Napolitano e il complotto del 2011.
Il tema delle dimissioni pare sia sbucato anche nella cena dell’altra sera con Renzi. Ancora una volta per rinforzare il no alle elezioni. “Piuttosto mi dimetto”, avrebbe detto Re Giorgio.
E adesso pur essendo debole e stanco, Napolitano tenterà di non cedere alla campagna di B.
L’obiettivo, a questo punto, è avviare Renzi, ottenere rassicurazioni sul percorso riformista (anche se la legge elettorale ieri è stata rinviata un’altra volta) e rimanere al Quirinale per tutta la durata del semestre europeo di presidenza italiana.
Fino al 2015, cioè. Ce la farà , il sovrano traballante?
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply