2011: FUGA DALLA CULTURA: SPECIE IN ESTINZIONE
SEMPRE MENO SPETTATORI SECONDI DATI SIAE
Nel 1955 andavano al cinema 819 milioni e passa di italiani.
Nel 2010 ci sono andati 120 milioni e mezzo.
Oggi spendiamo poco più di 15 euro a testa ogni anno per andare al cinema. E questo è il settore della cultura e dello spettacolo che se la cava meglio nei gusti degli italiani. Figuriamoci il resto: musei, musica e teatro in testa.
Adesso che è in sella il governo Monti cambierà qualcosa? Finora questi settori non sono stati in cima ai pensieri dei governanti.
Le critiche di inizio 2011 dei lavoratori del cinema, il disfacimento continuo di Pompei, la chiusura forzata dell’ETI e di conseguenza di vari teatri alcuni dei quali occupati e autogestiti per protesta sono esempi eclatanti di un disinteresse vecchio e diffuso.
Ma cosa si pretende quando l’ex ministro Tremonti, a chi chiedeva più soldi ai beni culturali, rispondeva provocatoria-mente di mangiarsi un “panino con la Divina Commedia”?
Negli ultimi 15 anni la cultura è stata vista come categoria noiosa e improduttiva, oppure era sdoganata soltanto attraverso i sottoprodotti televisivi.
Eppure tanti, in Italia e all’estero, sostengono con ragione che il petrolio italiano è la sua creatività e il suo patrimonio culturale.
E non è forse con un più forte sostegno a spettacolo e cultura che si troverebbe una spinta anche all’economia?
Se non altro per motivare la creazione di nuovi spettatori e utenti e per stare al passo con la grande tradizione di mecenatismo per cui la nostra Penisola è stata famosa in tutto il mondo.
Purtroppo oggi i dati dell’Osservatorio dello spettacolo della Siae parlano chiaro: gli investimenti statali sono stati deboli e gli italiani se ne fregano di cultura e spettacolo.
Gli ultimi dati certi sono relativi all’anno 2010, mentre per il 2011 abbiamo soltanto le spese al botteghino del primo semestre.
Entrambi sono incredibilmente chiari. Incredibili perchè dimostrano lo sfacelo culturale italiano, chiari perchè li pubblica proprio l’agenzia che lo Stato impegna nella riscossione dei diritti d’autore su tutto quel che si muove e respira nella Penisola, dai concerti alle partite di calcio, dal free-jazz al ballo liscio, dalle marionette del circo alle rappresentazioni teatrali di Pirandello (qui prendiamo chiaramente in esame solo dati emersi, che non tengono conto di quelle attività che vengono svolte senza il pagamento del biglietto certificato dall’agenzia).
Analizziamo, quindi, quanto spendono gli italiani per lo spettacolo, che tra teatro, cinema e altro è una forma diretta di acculturazione, contro la voracità della tv.
Chiaramente dobbiamo prendere il numero di spettatori congruo, che può corrispondere (per difetto in età minore ed eccesso in età maggiore) al dato Istat di 47 milioni di persone tra i 18 e gli 80 anni.
Nei dati Siae si analizza la “spesa al botteghino” che indica quanto gli italiani hanno speso per i biglietti di ingresso ai vari spettacoli dei settori indicati.
Ne esce fuori un monitoraggio non proprio confortante del Belpaese. In una famiglia di quattro persone sarebbe già un miracolo che una soltanto andasse a teatro (si intende: prosa, lirica, cabaret, circo, marionette, ecc.) una volta a settimana.
Ma i miracoli non sono di questo mondo.
Cinema
Spesa al botteghino nel primo semestre 2011, 368.991.041,43 euro = 7,85 euro a testa. Cioè, ogni italiano è andato al cinema solo una volta tra gennaio e giugno 2011.
La spesa al botteghino nel 2010 è stata di 772.772.356,55 euro = 16,44 euro annui a testa. Cioè, ogni italiano ha speso in un anno poco più di 15 euro per andare al cinema.
Gli incassi cinematografici di Natale, poi — secondo i dati diffusi da Cinetel — vedono un -13,08% rispetto al 2010.
Nei tre giorni più importanti per gli incassi (dalla Vigilia a Santo Stefano), si è passati dai 21 milioni 249 mila euro di un anno fa a 18 milioni 470 mila euro.
Attività teatrale (voci riunite: Teatro + Lirica + Rivista e commedia musicale + Balletto + Burattini e marionette + Arte varia + Circo).
Spesa al botteghino nel primo semestre 2011, 169.817.143,90 euro = 3,61 euro a testa, quindi la tendenza (se si raddoppiasse la cifra proiettandola empiricamente su dodici mesi) sembra in flessione rispetto al 2010.
Infatti la spesa totale nel 2010 del pubblico è stata di 392.657.328,18 euro = 8,35 euro annui a testa.
Ogni italiano ha speso quindi in un anno meno di 9 euro per il teatro, dove per teatro si intende un guazzabuglio enorme che contiene dalle marionette ad Albertazzi, il Lago dei Cigni e Puccini, il circo e il cabaret.
Cioè un italiano in un anno non va neppure una volta “intera” a vedere uno spettacolo qualunque esso sia, e la cifra che spende comprende anche spese accessorie come programmi di sala, ecc.
Attività concertistica
Musica classica + leggera + jazz
Spesa al botteghino nel primo semestre 2011, 105.436.555,19 euro = 2,24 euro a testa Spesa del pubblico totale nel 2010, 248.424.754,36 euro = 5,28 euro annui pro capite.
Per la musica classica, per esempio, che è una parte degli introiti di questo settore (e riunisce classica, concerti per bande, cori libretti di sala), facendo una media per difetto di 6,50 euro a biglietto (che è il costo medio di un biglietto del cinema), si scopre che un solo italiano su dieci ha assistito a un solo spettacolo in un anno.
Attività sportiva
Spesa al botteghino nel primo semestre 2,66 euro a testa.
Spesa del pubblico 341.607.967,64 euro = 7,26 euro annui pro capite.
Gli italiani non vanno più nemmeno allo stadio. E questa voce non comprende solo il calcio, ma tutto lo spettacolo sportivo. Per il calcio la spesa annua di ogni italiano è di 5,77 euro (neppure un mese di un abbonamento a Sky Tv).
Ballo e concerti
Spesa al botteghino nel primo semestre 2011, 141.209.809,81 euro 3,00 euro a testa. Spesa al botteghino 6,60 euro annui pro capite. Si deve tener conto che in questo settore gli italiani spendono tre volte di più per le bibite legate al ballo e ai concertini che per le attività stesse.
Mostre e esposizioni
Spesa al botteghino nel primo semestre 2011, 53.018.075,75 euro = 1,12 euro a testa. Spesa del pubblico 110.939.335,78 euro = 2,36 euro annui pro capite. Un misero ultimo posto per il popolo che ha dato il più grande e importante contributo alla storia dell’arte mondiale.
Con questi dati possiamo pensare che il primo problema per il legislatore nel campo delle arti performative sia la pirateria o la crisi discografica, come spesso vogliono farci credere?
Sembra piuttosto che il vero problema italiano per la cultura e lo spettacolo siano ormai l’ignoranza e il disinteresse diffusi.
Si potrebbe imputare alla crisi economica attuale questa scarsa disponibilità a spendere per musica o teatro, ma non sembra questa la motivazione di tanta miseria.
I dati Siae sono disponibili da anni, e la spesa dell’italiano medio per gli spettacoli non è mai stata superiore a queste cifre neanche in tempi di stabilità economica.
Al contrario la spesa media per cosmetici maschili, per auto di lusso e imbarcazioni di lusso in Italia è in forte aumento e gli italiani sono la popolazione che possiede più telefonini in Europa: un cellulare ogni 1,5 persone.
Una questione di scelte, in cui forse il berlusconismo come cultura del disimpegno e della presunta felicità nel disinteresse civile ha avuto la sua massima espressione.
Potrà un governo tecnico remare in controtendenza a questa distrazione nazionale?
Siamo in una situazione cronica e profonda di disinteresse culturale non propriamente legata alla crisi economica.
La stessa Siae conferma che i dati sono in miglioramento nell’ultimo anno.
Ovvero, proprio nei due anni di maggiore crisi economica si registra +5,7% di biglietti per i concerti classici (primo semestre 2010 rispetto a primo semestre 2009).
Ma questi dati indicano un maggiore interesse per gli spettacoli o soltanto un aumento dei controlli e delle azioni contro l’evasione da parte della Siae?
Alessandro Agostinelli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply