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DELITTO PERFETTO: FERMARE LA MACCHINA DEI PROCESSI E’ L’UNICA COSA CHE CONTA PER BERLUSCONI

Marzo 30th, 2011 Riccardo Fucile

DALLA SCENEGGIATA DI LUNEDI’ A PALAZZO DI GIUSTIZIA A MILANO AI RIFLETTORI SPOSTATI OGGI SU LAMPEDUSA… UN PIANO DI DISTRAZIONE DI MASSA PER NASCONDERE IL BLITZ ODIERNO SUL PROCESSO BREVE CHE GLI GARANTISCE L’IMPUNITA’… E SE SI AZZERANO 100.000 PROCESSI, TRA CUI RAPINE E VIOLENZE SESSUALI, CHI SE NE FREGA

Sulla guerra lunga contro la Libia no.
Incapace e irresponsabile, Silvio Berlusconi non è in grado di “metterci la faccia”. Ma sulla guerra-lampo contro i magistrati sì.
Feroce e inesorabile, il Cavaliere la faccia ce la mette.
Il blitzkrieg sul processo breve è la drammatica conferma di un lucido progetto di destrutturazione del sistema giurisdizionale.
L’unica cosa che davvero conta, per il presidente del Consiglio, è ora e sempre fermare la macchina dei processi che lo riguardano.
E così, nell’ombra della Camera oscurata per un giorno dai riflettori spostati su Lampedusa, il premier consuma il delitto perfetto.
Lunedì la scena madre a Milano, con il predellino bis davanti al Palazzo di Giustizia trasformato in un qualsiasi palaforum da campagna elettorale: colossale finzione propagandistica, per dimostrare al suo popolo che lui ai processi ci va, nonostante la “persecuzione giudiziaria” di questi diciassette anni perpetrata dai soliti comunisti.
Oggi, nel retroscena di Montecitorio, l’accelerazione improvvisa sul disegno di legge che contempla tra l’altro l’accorciamento dei tempi di prescrizione per gli incensurati: ultimo e definitivo “salvacondotto”, per mettersi al riparo entro l’estate dalla probabile condanna nel processo Mills.
Come sempre, quando la posta in gioco del Cavaliere è la giustizia non si sbaglia mai: conviene scommettere sul peggio.
Perchè il peggio, puntualmente, arriva.
A dispetto dei finti ingenui dell’opposizione, che ancora credono alle menzogne
del premier o ai bluff del suo Guardasigilli.
In un giorno solo, il governo fa piazza pulita dell false promesse che hanno accompagnato la presunta “riforma Alfano”: mai più norme ad personam, ma leggi nell’interesse dei cittadini.
In un giorno solo, la maggioranza con il processo breve fa due passi avanti sul terreno dell’arbitrio legislativo, dopo aver simulato un passo indietro sull’emendamento per la responsabilità  civile dei giudici.
È la tattica collaudata in un quasi Ventennio.
Con una mano, esibita al pubblico plaudente, ti porgo il ramoscello d’ ulivo.
Con l’altra mano, nascosta dietro la schiena, mi preparo a colpirti col bastone. Adesso ci risiamo. Con un’aggravante in più.
Per salvare il premier con la norma tagliata a misura per la sua prescrizione, passa una legge che rischia di azzerare circa 100 mila processi, tra cui molti di quelli su reati comuni gravissimi (dalla violenza sessuale alla rapina), oltre a quelli su Thyssen, Parmalat, Antonveneta, e la Casa dello Studente dell’Aquila. È il prezzo, carissimo, messo da Berlusconi sul conto degli italiani: per garantire la sua impunità , devono rinunciare alla loro giustizia.

Massimo Giannini
(da “Polis“)

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ARRIVA “GHE PENSI MI” A LAMPEDUSA E SPARA PIU’ PALLE DEL SOLITO: IL RE DEL CABARET ORA ASSEGNA ANCHE I PREMI NOBEL

Marzo 30th, 2011 Riccardo Fucile

LE PROMESSE DI BERLUSCONI: VIA GLI IMMIGRATI ENTRO 48 ORE (DOVE PORTARLI PERO’ NON LO SA), CHIUDERE IL CENTRO DI ACCOGLIENZA, NIENTE TASSE, PIANO COLORE PER RENDERLA COME PORTOFINO, PREMIO NOBEL PER LA PACE…E ANNUNCIA “STANOTTE HO COMPRATO CASA A LAMPEDUSA VIA INTERNET”….MENTRE L’EUROPA SMENTISCE “PIANGINA MARONI”: PERCHE’NON DITE CHE VI ABBIAMO DATO 18 MILIONI?

“In 48-60 ore Lampedusa sarà  abitata solo dai lampedusani”.
Così il premier Silvio Berlusconi esordisce parlando ai cittadini riuniti davanti al municipio dell’isola. “Chiuderemo anche il centro di accoglienza”, promette. Insomma, Berlusconi sfodera il suo miglior sorriso per vendere i soliti sogni agli elettori: via tutti gli immigrati (stessa promessa fatta ai napoletani con la spazzatura), zone libere dalla burocrazia, moratoria finanziaria, fino alla candidatura dell’Isola a “premio Nobel per la Pace”.
“Ho il vezzo e l’abitudine di risolvere i problemi — aggiunge Berlusconi — e fino a ieri sera non avevo una soluzione chiara. Ora dopo consultazioni con diversi ministri e con le autorità  delle Tunisia abbiamo un piano che vengo a raccontarvi e che è scattato ieri a mezzanotte. Non solo, perchè Berlusconi annuncia di aver acquistato casa a Lampedusa nella notte “via internet” e prospetta un “piano colore da attivare anche a Lampedusa”.
Insomma, per intenderci “vorrei che l’isola avesse i colori di Portofino“. “Venendo qui — aggiunge — ho visto un degrado significativo muri scrostati e niente verde, al contrario nella verdissima isola qui accanto, Linosa”.
“Un piano colore — continua Berlusconi — l’ho già  realizzato in un paese della Lombardia e per Lampedusa propongo lo stesso modello, arredando le strade con adeguata illuminazione e con ciottolo. E’ necessario anche un piano di rimboschimento”.
E ancora sugli immigrati: “E’   un piano di liberazione dell’isola dai migranti. Ci sono 6 navi, e si tratta per una settima, con una capienza di 10 mila passeggeri”.
Nessuna spiegazione su dove andranno le due navi, arrivate questa mattina per caricare gli immigrati: “Lei sa giocare a scopa?”, chiede Berlusconi a un cittadino che vuole capire la destinazione delle navi: “Quando saprà  giocare a scopa,le spiegherò delle navi”.
Una frase incomprensibile che spiega una cosa: nemmeno il premier sa esattamente dove saranno portati i migliaia di migranti arrivati in questi giorni a Lampedusa.
L’unico cartello fuori dal coro — “Berlusconi fora dai ball” — viene fatto togliere prima che il presidente del consiglio arrivi in municipio.
Intanto l’Europa risponde alle accuse di Roberto Maroni che ieri aveva dichiarato al Tg5: “L’Europa ci aiuta zero virgola zero, là  pensano ‘E’ un problema vostro, arrangiatevi”.
Questa la reazione dell’Unione europea: ”Sono stati messi adisposizione dell’Italia circa 18 milioni di euro nel 2010-2011 per i rimpatri degli immigrati, oltre ai 25 milioni di euro stanziati per tutti gli Stati membri per misure di emergenza.
Annunciate nei giorni scorsi, le prime due navi (in totale il piano ne prevede sei) sono effettivamente arrivate a Lampedusa.
Obiettivo dichiarato: prelevare i profughi e portarli nelle strutture allestite in queste giorni dall’Unità  di crisi del Viminale.
La nave San Marco della Marina militare è giunta in rada intorno alle 6, mentre per agevolare l’avvicinamento della “Catania” della Grimaldi sono in azione le motovedette della guardia costiera; la nave passeggeri ormeggerà  a Cala Pisana.
Secondo quanto si apprende da fonti ufficiali, altre tre navi passeggeri dovrebbero arrivare a Lampedusa entro il primo pomeriggio.
Entro stasera è previsto l’arrivo della quinta nave.
Quella di oggi è una giornata decisiva.
Da un lato con l’arrivo delle navi. Dall’altro con la partita si gioca a Roma con la convocazione di un Consiglio dei ministri straordinario e la conferenza tra Stato e regioni.
Il tutto serve per mettere a punto la strategia dell’emergenza. La tensione però resta alta.
Sfumata, al momento, l’ipotesi, ventilata da Maroni, di rimpatri forzosi, resta in piedi il progetto di inviare, almeno una nave, verso Tunisi con a bordo mille persone.
Un numero che non sarebbe contemplato dal trattato tra Italia e Tunisia.
Il protocollo, infatti, prevede rimpatri giornalieri di non più di quattro persone. .
Sul fronte diplomatico, Silvio Berlusconi ha dato incarico all’imprenditore tunisino Tarak ben Ammar di intavolare trattative con il governo tunisino.
Nel frattempo, il ruolino della crisi prevede di trasferire quante più persone possibili nelle tendopoli allestite in queste ore e che a breve dovranno diventare 13.
Ed è questo uno dei temi più caldi.
L’indicazione che arriva dal Viminale è quello che queste struttura abbiano la caratteristiche della “precarietà ”.
Un modo per rassicurare le comunità  locali che le tendopoli non si trasformeranno in prigioni o campi stanziali.
Non a caso, l’unità  di crisi ancora deve decidere   in che modo definire queste strutture: Cie (centri di identificazione ed espulsione), Cpa (Centri di prima accoglienza), o Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo).
Questa la politica del ministero dell’Interno che adotta anche il metodo della dispersione.
In sostanza, si tengono le maglie larghe.
Degli oltre 3mila profughi sbarcati negli ultimi 40 giorni, moltissimi hanno già  preso la strada verso Francia e Germania.
In questo senso, la chiave di lettura è duplice: da un lato una situazione del genere consiglia ad avere manica larga sui flusso, dall’altro però il progetto è politico.
La fuoriuscita di immigrati dai campi, infatti, ingrossa le frontiera di Francia e Germania.

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PROCESSO BREVE, BLITZ PDL, CAOS ALLA CAMERA: IL PARTITO DEGLI IMPUNITI VUOLE SOTTRARRE BERLUSCONI DAL PROCESSO MILLS

Marzo 30th, 2011 Riccardo Fucile

IL PDL ALL’IMPROVVISO HA FATTO VOTARE L’INVERSIONE DELL’ORDINE DEL GIORNO PER CONSENTIRE GIA’ DOMANI DI APPROVARE LA SOLITA LEGGE AD PERSONAM…CASINI: “E’ UNO SCANDALO”…FRANCESCHINI: “UNA PAGINA NERA PER LA DEMOCRAZIA DEL NOSTRO PAESE”…QUESTO GOVERNO DI CORROTTI E PUTTANIERI E’ LA VERGOGNA DELLA DESTRA ITALIANA

Blitz della maggioranza sul processo breve.
Pdl e Lega hanno chiesto e ottenuto l’inversione dell’ordine del giorno dell’Assemblea scavalcando quindi la discussione sulla legge comunitaria e accelerando sulla legge che sta a cuore al premier Berlusconi.
Grida di “vergogna, vergogna” dai banchi dell’opposizione.
Il Pdl chiede e ottiene l’inversione dell’ordine dei lavori alla Camera per portare già  oggi all’esame dell’Aula il provvedimento sul processo breve e il Pd protesta, parlando di «pagina nera per la storia della Repubblica».
E’ stato Simone Baldelli, Pdl, in apertura di seduta a chiedere l’inversione dell’ordine del giorno.
Quindici i voti di scarto che porteranno il provvedimento ad essere esaminato subito.
Contro la richiesta di inversione dell’ordine del giorno si sono espressi i deputati di Pd, Idv, Fli e Udc.
Subito dopo, ha preso la parola il capogruppo Pd Dario Franceschini, lamentando la violazione dell’articolo del regolamento della Camera che riserva all’opposizione uno spazio dei lavori dell’Aula per le proprie proposte di legge.
“Questa è l’ultima delle vergogne, se non avete la forza morale di fermarvi, almeno provate vergogna per un’altra pagina nera della Repubblica”. “Vogliono – dice Franceschini – approfittare della tragedia di Lampedusa per coprire questo fatto gravissimo”.
Poi si rivolge a Umberto Bossi e alla Lega. “Cosa andate a dire ai popoli padani – chiede ironico il capogruppo Pd –   a cui avete promesso la sicurezza? Andrete a dire che volete liberare i criminali? Il processo breve ha come unico scopo di fermare il processo Mills del presidente del Consiglio, ma le conseguenze immediate saranno che migliaia di processi rischiano la prescrizione e saranno liberati anche imputati di rapina o violenza sessuale. Ma di fronte al presidente del Consiglio le rapine e le violenze non contano e vi comportate da servitori fedeli”
Il leader Udc Casini si è detto «totalmente d’accordo con Franceschini» e ha aggiunto: «Mi vorrei rivolgere al ministro della Giustizia, vorrei capire se ha ancora valore il dibattito politico che c’è tra di noi».
Il leader Udc ha ricordato che il ministro della Giustizia aveva promesso l’accantonamento delle norme ‘ad personam’, nel momento in cui aveva presentato la riforma costituzionale della giustzia: «Ha presentato una riforma costituzionale e ha detto davanti a tutti che il Governo si impegnava a levare tutti quelli che potevano essere considerati provvedimenti settoriali, minimali, ad personam”.
Insomma, «dopo averci illuso e dopo avere illuso gli italiani, ecco spuntare il solito provvedimento che serve solo a placare le ossessioni giudiziarie del presidente del Consiglio. E’ una vergogna, soprattutto per chi, come noi, ritiene che la riforma della giustizia deve essere fatta. Il giudizio lo daranno gli italiani a partire dalle prossime amministrative».
Accolta la richiesta di invertire l’ordine del giorno avanzata dal Pdl, l’aula della Camera discuterà  il ddl sul processo breve che introduce la cosiddetta ‘prescrizione breve’ per gli incensurati, rinviando invece l’esame della legge Comunitaria che contiene un’altra contestata norma, quella che amplia la responsabilità  civile dei magistrati.
Avanti tutta con l’impunità .
Potrà  pure cascargli il mondo addosso, ma Silvio Berlusconi non perde di vista l’obiettivo personale.
E questo governo di corrotti e puttanieri è ormai la vergogna della destra italiana.

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FINALMENTE UN VERO “RESPONSABILE”, MA DI TRUFFA! CONDANNATO A 4 ANNI L’ON. GRASSANO, UN ALTRO AMICHETTO DI SILVIO E UMBERTO

Marzo 30th, 2011 Riccardo Fucile

SI E’ FOTTUTO 750.000 EURO DEL COMUNE DI ALESSANDRIA E I “RESPONSABILI” LO HANNO PURE NOMINATO TESORIERE DEL GRUPPO…UN PASSATO NELLA LEGA, E’ SUBENTRATO A COTA: SABATO LA CONDANNA IN PRIMO GRADO A 4 ANNI CON L’INTERDIZIONE DAI PUBBLICI UFFICI E L’OBBLIGO DI RISARCIRE 850.000 EURO AL COMUNE

Finalmente un “responsabile” di nome e di fatto, in Parlamento e in tribunale. Parliamo di Maurizio Grassano, 49enne ex leghista, ora membro della gloriosa “terza gamba” del governo Berlusconi.
Sabato scorso il tribunale di Alessandria lo ha condannato a quattro anni per truffa aggravata ai danni del Comune.
Una cosa non da poco, visto che Grassano è stato per anni consigliere comunale della Lega Nord e presidente del Consiglio comunale fino al suo ingresso in Parlamento.
Il caso, lo ricordiamo, scoppia nel febbraio 2009, quando qualcuno decide di vederci chiaro sui costi a carico del Comune del presidente Grassano.
Fin dal 2003, il comune di Alessandria eroga cospicui rimborsi alla Vega Srl dell’imprenditore Sergio Cavanna, azienda di Novi Ligure attiva nel settore delle costruzioni di cui Grassano risulta dipendente.
Cifre importanti, sempre in crescita (89.000 euro nel 2004, 158.000 nel 2008, 190.000 solo nei primi mesi del 2009), versate all’azienda per rimbosare le assenze di Grassano dal lavoro, a causa dei suoi impegni istituzionali.
La magistratura apre un’inchiesta e il 25 settembre 2009 Grassano viene arrestato (un mese ai domiciliari)   per inquinamento delle prove.
Poi il processo e sabato la sentenza: condanna per truffa, con annessa interdizione dai pubblici uffici, a quattro anni di reclusione.
Il Comune avrebbe versato oltre 750.000 euro per un rapporto di lavoro inesistente, non comprovato da alcun documento o contratto.
Grassano e il titotale dell’azienda, in pratica, erano d’accordo nel far figurare stipendi d’oro al politico, al solo   scopo di ottenere i rimborsi, previsti dalla legge, da parte del Comune.
Il giudice ha disposto altresì un risarcimento di 850.000 euro (i cui 380.000 da versare immediatamente) a favore del Comune di Alessandria che si era costituito parte civile.
Dimissioni? Neanche a parlarne.
Anzi, la sua vicenda giudiziaria non gli ha impedito di essere nominato tesoriere del gruppo parlamentare di Iniziativa Responsabile.
Visto le credenziali, una scelta opportuna…
Grassano è in Parlamento dal giugno 2010, quando, da primo dei non eletti, subentrò al dimissionario Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte.
La Lega, in cui aveva militato per anni, lo aveva espulso (ovviamente solo dopo che era intervenuta la magistratura), quindi Grassano era finito inizialmente al Gruppo Misto, poi ai Liberaldemocratici, quindi all’Alleanza di Centro di Pionati, fino ai Responsabili.
Ora è membro della Commissione Esteri, nonostante le difficoltà  nel’individuare le grandi capitali europee (impetosa fu la Zanzara di Radio24).

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LA MINETTI: “RESTERO’ IN POLITICA, VOGLIO LA FARNESINA”: DOPO FRATTINI IN EFFETTI NON C’E’ PIU’ LIMITE AL PEGGIO

Marzo 30th, 2011 Riccardo Fucile

LA CONSIGLIERA REGIONALE DEL PDL ANNUNCIA LA SUA STRATEGIA: LINEA DIFENSIVA AFFINE A QUELLA DEL PREMIER CHE E’ UNO CHE “MANTIENE SEMPRE LE PROMESSE”…. SILVIO NON E’ PIU’ UN “PEZZO DI MERDA”, LEI UNA GIOVANE FORTUNATA CHE VIENE DALLA SOCIETA’ CIVILE E CON UN FUTURO DA MINISTRA DEGLI ESTERI…IL SUO MODELLO E’ LA GELMINI

Pantaloni rossi e aderentissimo pullover color crema, Nicole Minetti ti guarda di sottecchi, dietro la sua scrivania da consigliere regionale, quando le chiedi di Berlusconi.
Poi sembra andare in automatico: “Affascinante, molto generoso, uno che mantiene sempre le promesse”.
Ma un difetto, uno solo, ce l’avrà  anche lui, no?
“Troppo impegnato. E con troppe donne attorno che lo corteggiano”.
Sembra che lei questo difettuccio l’abbia un po’ assecondato, nel suo ruolo di procacciatrice di ragazze…
“Ma come si permette? Nessuna delle ragazze che compaiono nelle intercettazioni è stata presentata da me al presidente. Ci si ritrovava a cena, con Silvio si era creato un rapporto di amicizia. Era una specie di grande famiglia”.
I verbali offrono un quadro un po’ diverso. Non crede che la sua immagine sia ormai compromessa?
“Sì. Questo per me è ovviamente un problema, che spero di risolvere impegnandomi al massimo nel mio ruolo istituzionale: in Regione io non mi perdo una seduta”.
Non ha faticato molto per guadagnarsi un posto in consiglio regionale: listino bloccato, così ha voluto il presidente…
“Sono sincera: nella vita ci vuole anche un po’ di fortuna. Ma non c’è nulla di male nell’aiutare una donna giovane che viene dalla società  civile e vuole affacciarsi alla politica”.
Società  civile? Consigliere Minetti…
“Senta, adesso sta a me dimostrare quello che valgo. Se alla fine del mandato non ci sarò riuscita, mi tirerò indietro. Deve sapere che per le donne quello della politica è un mondo difficile. Essere giovane e carina può essere un handicap”.
Largo ai giovani
“E alle donne. In tutti i partiti”.
Chi è il suo modello?
“Mariastella Gelmimi. Riesce a conciliare molto bene la famiglia e la politica. E poi è stata la prima donna del Pdl con cui io ho avuto un contatto, ha avuto la sensibilità  di capire che ero un po’ in difficoltà  quando è venuta fuori questa faccenda: carina, molto carina”.
E dall’altra parte c’è qualcuno che stima?
“Matteo Renzi. C’è bisogno di svecchiare. A destra e a sinistra”.
Come si immagina tra dieci anni?
“Sposata e con tanti figli”.
Ancora in politica?
“Certo. Magari ministro, perchè no?”.
Se la Gelmini è un modello…
“Ma io preferirei gli Esteri”.
Nell’attesa c’è da superare lo scoglio del processo. È possibile che la sua linea difensiva si discosti da quella di Berlusconi?
“Lo escludo. È una linea assolutamente affine a quella del presidente”.
Il suo avvocato Daria Pesce in tv aveva fatto capire il contrario…
“E allora lo chieda a lei”.

Rodolfo Sala
(da “La Repubblica”)

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GLI IMMIGRATI TUNISINI? LI HA INVITATI BERLUSCONI A “BRACCIA APERTE”, DI CHE SI LAMENTA ORA

Marzo 30th, 2011 Riccardo Fucile

NELL’AGOSTO 2009 IL PREMIER DICHIARAVA A “NESSMA TV”, L’EMITTENTE TUNISINA DI CUI DETIENE UNA QUOTA DEL 25% : “GLI ITALIANI DEVONO DARE AGLI IMMIGRATI LA POSSIBILITA’ DI UN   LAVORO, DI UNA CASA E DI UNA SCUOLA PER I PROPRI FIGLI: QUESTA E’ LA POLITICA DEL MIO GOVERNO”….O FORSE SILVIO PARLA DIVERSAMENTE A SECONDA DEL PUBBLICO CHE HA DI FRONTE?

I tunisini che continuano a sbarcare a Lampedusa?
Li ha invitati Berlusconi.
O, per lo meno, ha assicurato loro che sarebbero stati accolti a braccia aperte.
Nell’agosto 2009 il presidente del Consiglio è in visita privata a Tunisi, occasione buona per intervenire come ospite in un programma di Nessma Tv,
l’importante Tv privata tunisina di cui detiene il 25% delle azioni.
Berlusconi gioca un po’ in casa, perchè nel capitale dell’emittente ha una quota   importante anche Mediaset, e si concede a un’intervista frizzante, tra battute sulle belle donne e ricordi di gioventù.
Poi il premier si fa serio, e parla di immigrazione.
Gli italiani, dice, sono stati un popolo di migranti, e quindi “hanno il dovere di guardare a quanti vogliono venire in Italia con una totale apertura di cuore”. Devono quindi dare a chi arriva “la possibilità  di un lavoro, di una casa e di una scuola per i figli e la possibilità  di un benessere che significa anche la salute, l’apertura di tutti i nostri ospedali alle loro necessità ”.
“Questa — assicura – è la politica del mio governo”.
“Lei è incredibile, presidente” ribatte ammirata la conduttrice del programma. Incredibile, davvero.
Queste alcune delle altre affermazioni del capo del Governo in quella circostanza: «Occorre aumentare le possibilità  di entrare in Italia e negli altri Paesi europei. Questo è ciò che voglio sia fatto, non solo in Italia, ma in tutta Europa».
«E poi — dice ancora Berlusconi — bisogna dire che gli italiani sono stati un popolo che ha lasciato l`Italia e che è emigrato in altri Paesi, soprattutto in quelli americani. E allora questo ci impone il dovere di guardare a quanti vogliono venire in Italia con una apertura totale di cuore. E di donare a coloro che vengono in Italia la possibilità  di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli, e la possibilità  di un benessere che significa anche la salute e l’apertura di tutti i nostri ospedali alle loro necessità  e questa è la politica del mio governo».
In fondo i 15.000 tunisini arrivati a Lampedusa non hanno fatto altro che raccogliere l’invito di Berlusconi, di che si lamenta ora il popolo del centrodestra?

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L’UNIVERSITA’ SPESE 1 MILIONE DI EURO PER RESTAURARE IL PALAZZO, LO ABBATTONO DUE ANNI DOPO

Marzo 30th, 2011 Riccardo Fucile

MANICOMIO ITALIA: SOLDI BUTTATI A VERONA PER IL NUOVO DIPARTIMENTO NELLA PALAZZINA 32… PRIMA SPENDONO SOLDI PUBBLICI PER RISTRUTTURARE L’EDIFICIO, POI LO SGOMBERANO…IL NUOVO PIANO DI RIQUALIFICAZIONE NON PREVEDEVA QUELL’IMMOBILE, MA NESSUNO SE N’ERA ACCORTO

Il dipartimento di Scienze economiche dell’Università  di Verona deve sloggiare. E deve farlo in fretta.
Il Comune ha infatti notificato la diffida a liberare la Palazzina 32, che sorge all’interno dell’ex caserma Passalacqua e che ospita il centro universitario.
La struttura verrà  rasa al suolo per lasciare spazio a ruspe e operai che dovranno realizzare il progetto di riqualificazione dell’area.
La stessa sorte che è toccata alla Fondazione Aida, storico ente teatrale della città  scaligera.
Con un’unica, grossa, differenza: la Palazzina 32 è stata ristrutturata appena un paio d’anni fa e per i lavori l’Università  ha speso all’incirca un milione di euro. Denaro che ora è destinato a finire letteralmente sepolto dalle macerie.
Si tratta di una struttura imponente, su due piani all’interno dei quali trovano spazio uffici e laboratori del dipartimento.
Con l’avvio della costosa ristrutturazione, l’Università  aveva fatto le cose a regola d’arte.
L’edificio, infatti, attualmente contiene un biblioteca, una sala informatica con l’intero archivio e i super-computer ad alta velocità  utilizzati dai ricercatori, le aule didattiche del dottorato e i laboratori per gli studenti.
Ci lavorano una settantina di persone tra docenti, dottorandi, ricercatori, assegnisti e personale tecnico.
Tutto personale che ora dovrà  levare le tende, nell’arco di poche settimane.
Dal Comune nessun commento.
Gli uffici dell’assessorato al Patrimonio si limitano a precisare che le strutture dell’intera area dovranno essere sgomberate entro aprile.
Il programma di riqualificazione dell’ex caserma, infatti, prevede che si proceda al più presto con la bonifica bellica e la demolizione degli edifici.
La consegna della Palazzina 32, come quella degli altri edifici occupati da associazioni ed enti, viene definita «essenziale per l’assegnazione del finanziamento regionale» da dieci milioni di euro.
In pratica: o iniziano i lavori o il Comune potrà  dire addio ai soldi stanziati da Venezia.
Per il dipartimento è una corsa contro il tempo.
Pare che l’Università  abbia già  trovato una sede alternativa che ospiterà  (temporaneamente) la sede di Scienze economiche, almeno fino a quando non si concluderà  la realizzazione del nuovo campus.
Quindi, a lavori conclusi, l’Ateneo di Verona si ritroverà  a disposizione strutture nuove e funzionali.
Il problema è più che altro di natura pratica: in dipartimento la notizia di dover lasciare la Palazzina 32 pare sia stata accolta dai mugugni di chi teme che il trasferimento in una sede precaria possa peggiorare la qualità  del lavoro svolto da docenti e ricercatori.
E come non bastasse, ora sull’intera operazione si staglia l’ombra di uno spreco di denaro pubblico proprio per quel milione di euro speso da poco per rendere accogliente una struttura che, subito dopo la sua sistemazione, si è scoperto che sarebbe stata demolita.
In tempi di crisi e di continui tagli all’istruzione, quei soldi avrebbero certamente fatto comodo all’Università .

Andrea Priante
(da “il Corriere del Veneto“)

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GHEDDAFI MON AMOUR

Marzo 30th, 2011 Riccardo Fucile

LE DICHIARAZIONI PASSATE DI BERLUSCONI, FRATTINI, CRAXI, D’ALEMA A FAVORE DEL RAIS LIBICO E LA CORRESPONSIONE DI AMOROSI SENSI…SEGNALI DELLA ETERNA POLITICA ESTEMPORANEA DELL’ITALIA

I potenti italiani hanno fatto a gara nello schierarsi a favore del colonnello libico che ora attaccano.
Ecco una carrellata di dichiarazioni per rendersi conto che la nostra politica più che estera è estemporanea

«Gheddafi è disponibile ad ascoltare, appassionato quando parla. signori, è da 33 anni alla guida del governo. Gliel’ho detto: lei è un vero professionista, io sono solo un dilettante…» (Silvio Berlusconi, 28 ottobre 2002).

«Gheddafi mi ha promesso la costruzione di una villa sulla costa libica. ho accettato volentieri, purchè le spese siano a carico mio» (Silvio Berlusconi,10 febbraio 2004).

«Gheddafi è un grande amico mio e dell’Italia. è il leader della libertà ,sono felice di essere qui» (Silvio Berlusconi a Tripoli, 7 ottobre 2004).

«Il ministro degli Esteri libico regala una piccola ma robusta verità : l’Italia avvertì la Libia dell’attacco deciso dagli americani contro Tripoli per “punire” Gheddafi dell’attentato alla discoteca La Belle di Berlino. Una decisione presa dal premier di allora, Bettino Craxi… Il 15 aprile dell’86 45 aerei avevano sganciato 232 bombe e 48 missili contro sei diversi obiettivi… Morti una decina di civili, tra i quali una figlia adottiva di Gheddafi. Ma il leader, avvertito dagli italiani, era riuscito a salvarsi. «Non credo di svelare un segreto», dice Mohammed Abdel- Rahman Shalgam alla Farnesina, «se annuncio che il 14 aprile 1986 l’Italia ci informò che ci sarebbe stata un’aggressione americana contro la Libia» (“Corriere della sera”, 31 ottobre 2008).

«Mio padre era stato avvertito dal premier spagnolo Felipe Gonzà¡lez che gli aerei americani si erano levati in volo… Poi aveva subito fatto avvertire Gheddafi» (Bobo Craxi, ibidem).

«In tempo reale il nostro servizio segreto informò il governo libico dell’imminente attacco » (Francesco Cossiga, all’epoca presidente della Repubblica, ibidem).

«Io ritengo di sì, l’avvertimento ci fu. Del resto quella degli americani fu un’iniziativa improvvida» (Giulio Andreotti, all’epoca ministro degli Esteri, ibidem).

«Caro Muammar, siamo felici per il tuo arrivo in Italia al G-8 della Maddalena. Con l’ambasciatore siamo andati a cercare il posto migliore dove posizionare la tenda… E’ un onore per me essere stato invitato il prossimo anno in Libia il 30 agosto per la Giornata di amicizia tra popolo italiano e popolo libico, e sarò lieto di rimanere con voi per festeggiare il 40° anniversario della vostra grande Rivoluzione» (Silvio Berlusconi, 3 marzo 2009).

«A Gheddafi mi lega una vera e profonda amicizia, al leader riconosco grande saggezza» (Silvio Berlusconi, 10 giugno 2009).

«Non trovo affatto scandaloso che Gheddafi parli in Senato: è il leader dell’Unione africana e di un paese da cui dobbiamo farci perdonare qualcosa» (Massimo D’Alema, prima di ospitare Gheddafi alla fondazione Italianieuropei, 10 giugno 2009).

«Siamo di fronte a una svolta che ci condurrà  a una intensa e strutturata collaborazione bilaterale» (Emma Marcegaglia, mano nella mano a Gheddafi, Roma, 12 giugno 2009).

«Credo si debbano sostenere con forza i governi di quei Paesi, dal Marocco all’Egitto, nei quali ci sono regimi laici tenendo alla larga il fondamentalismo… Faccio l’esempio di Gheddafi. Ha realizzato una riforma dei “Congressi provinciali del popolo”: distretto per distretto si riuniscono assemblee di tribù e potentati locali, discutono e avanzano richieste al governo e al leader… Ogni settimana Gheddafi va lì e ascolta. Per me sono segnali positivi» (Franco Frattini, “Corriere della sera”, 17 gennaio 2011).

«Non chiamo Gheddafi perchè le cose sono ancora in corso, non lo voglio disturbare» (Silvio Berlusconi mentre Gheddafi inizia la repressione sui libici in rivolta, 19 febbraio 2011).

«Gheddafi ha ancora un rapporto solido con una parte della società  libica e la crisi economica qui non ha colpito come in altri Paesi. La Libia ha pochi abitanti e un Pil pro capite elevato. Cosa può fare l’Italia? Incoraggiare Gheddafi a fare le riforme» (Massimo D’Alema, “Il Sole-24 ore”, 20 febbraio 2011).

«L’Unione europea non deve interferire nei processi in corso in Libia» (Franco Frattini, 21 febbraio 2010).

Marco Travaglio
(da “l‘Espresso“)

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A TRAPANI ESISTE UN CENTRO DI ACCOGLIENZA INUTILIZZATO, COSTATO 6 MILIONI, MA IL GOVERNO PENSA A UNA TENDOPOLI

Marzo 30th, 2011 Riccardo Fucile

PER SISTEMARE I PROFUGHI DI LAMPEDUSA VOGLIONO PIAZZARE LE TENDE IN PIENA CAMPAGNA, ACCANTO ALLA PISTA DI UN AEROPORTO MILITARE…EPPURE FU PROPRIO IL GOVERNO BERLUSCONI A VOLER COSTRUIRE IL NUOVO CENTRO PER GLI IMMIGRATI, MAI UTILIZZATO E COSTATO UNA CIFRA

Il progetto del governo prevede l’allestimento in un campo sulla pista di un aeroporto militare.
In realtà  alle porte della città  esiste già  una struttura, voluta da Berlusconi e costata sei milioni di euro, ma mai utilizzata
C’è l’emergenza profughi e il governo pensa a tendopoli da disporre in Italia. Tra i siti individuati dal Viminale compare anche quello di Trapani.
Ma qui qualcosa non torna.
Sì, perchè alle porte della città  una struttura già  esiste.
E’ terminata, ma inspiegabilmente risulta inutilizzabile. Il governo però tira dritto.
E la cronaca dell’emergenza racconta della rabbia dei trapanesi che questa mattina hanno fermato i camion che portavano le attrezzature per allestire la tendopoli all’aeroporto militare di Kinisia.
Tantissimi hanno assediato la prefettura.
Ma il vero cortocircuito sta in questa struttura, che oggi sorge all’uscita dell’autostrada tra un circolo tennis e la base dell’agenzia spaziale italiana.
Si tratta di una sorta di super carcere circondato da un doppio muro, al di là  del quale si vedono i tetti di una serie di edifici e un’alta palazzina quasi fosse una torre di controllo.
La storia di questa struttura è piuttosto singolare.
In città , infatti, prima che iniziassero i lavori già  esistevano due centri di accoglienza, uno di trattenimento (il Vulpitta) e un altro che funziona da centro di identificazione, dove vengono sistemati gli immigrati che hanno chiesto asilo politico.
Nel 2006, la commissione europea, pur criticando la gestione dei centri, aveva bocciato l’idea di costruirne un terzo.
Il governo Berlusconi, arrivato subito dopo decide di rendere carta straccia quel parere.
Il nuovo centro per gli immigrati clandestini è stato costruito in un battibaleno, il costo ha superato i sei miliardi di vecchie lire, forse è costato ancora di più, il ministero dell’Interno tiene questi conti “riservati”.
Il centro è pronto ma dentro non può entrarci nessuno.
Il budget di spesa si è esaurito quando dovevano fare gli allacci alla fognatura e alla rete idrica.
E’ brutta a vedersi questa struttura ma potrebbe servire all’emergenza di oggi, e invece i profughi libici da venerdì prossimo finiranno dentro una tendopoli in mezzo alla campagna trapanese, dall’altra parte rispetto al centro che resta chiuso.
Tante tende sistemate in fila indiana su quella che una volta fu la pista di un aeroporto, militare, quello di Kinisia, la cui storia si incrocia con i gialli della Gladio trapanese, con i misteri di un traffico di armi tra mafia e servizi segreti stranieri che Mauro Rostagno avrebbe scoperto negli anni dell’attività  giornalistica a Trapani, prima di essere ucciso.
Gli strani scherzi del destino.
La guerra infine ha portato proprio i libici a trovare accoglienza in questa pista, come se fossero tanti terremotati.

Rino Giacalone
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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