Marzo 5th, 2012 Riccardo Fucile
A SAVONA I LEGHISTI SONO POCHI, MA RIESCONO PURE A LITIGARE IN VISTA DEL CONGRESSO…IL SEGRETARIO AMMINISTRATIVO SI E’ DIMESSO: TRA GLI 88 ISCRITTI MOLTI NON HANNO VERSATO LA QUOTA DI ISCRIZIONE, MA VENGONO FATTI VOTARE LO STESSO
Non è un buon momento per i tesseramenti dei partiti. 
Nel centrodestra, poi, non ne va una dritta.
Se per quello recente del Pdl è scoppiato il caos e ora addirittura un’inchiesta della Procura per tessere false a cittadini ignari (tre indagati), pure tra gli alleati della Lega Nord non c’è molto da sorridere.
I tesserati del Carroccio sono molti meno del Pdl e pare tutti straconsapevoli di esserlo ma il problema è che non tutti pare abbiano pagato la quota prevista dallo statuto e questo sta creando un imbarazzante caso “contabile” che da Savona è arrivato al coordinamento ligure e persino alla sede nazionale di via Bellerio a Milano.
La denuncia è partita dall’ex segretario amministrativo del partito savonese, Erasmo Lino Belledonne, che ha scritto ben due lettere tra metà gennaio e i primi di febbraio per chiarire che i conti della Lega non tornano riguardo ai pagamenti di 88 quote “Sos” (soci sostenitori) che avrebbero dovuto pagare 15 euro a testa e in buona parte non lo hanno fatto.
Ma sempre Belledonne ha scritto che qualche irregolarità risulterebbe anche nelle quote dei “Som” – i soci militanti – che di quota dovevano pagare 30 euro a testa e qualcuno è rimasto indietro: almeno 4 nel 2011.
Così come non risulterebbe incassata – ma questo è problema meno contabile e più “politico” – la quota annuale di circa 2 mila euro che la commercialista ed ex iscritta leghista Grazia Troisi, attuale revisore dei conti della Provincia in quota alla Lega, girava al Carroccio in virtù del suo incarico a Palazzo Nervi: la savonese non li ha più versati perchè nel 2011 non le è stato consentito di rinnovare la tessera 2010 nonostante la storica militanza.
Motivo? Pare qualche giorno di ritardo rispetto alla scadenza dei termini.
Un pretesto, secondo alcuni.
Tutte cose che Belledonne, fino a pochi giorni fa segretario amministrativo (dal 30 gennaio 2012 è stato revocato), ha messo nero su bianco in due missive al veleno inviate alla segreteria nazionale oltre che a quella regionale e provinciale per chiedere spiegazioni sulla gestione contabile ma ovviamente anche per gettare un’ombra sul partito savonese.
Lettere in cui tra l’altro l’ex contabile sottolinea l’importo della cifra presente sul conto corrente del partito alla sua uscita di scena (25 mila euro e spiccioli) per prendere le distanze da eventuali contestazioni future.
Insomma, un terremoto.
E visto che Erasmo Belledonne fa parte della corrente di minoranza del partito che si oppone al segretario Paolo Ripamonti, è un terremoto anche politico con annessa dichiarazione di guerra proprio al “gruppo Ripamonti” alla vigilia del congresso cittadino di Savona che oggi pomeriggio dovrà definire i nuovi assetti della segreteria del capoluogo.
Due, allo stato, gli aspiranti segretari: il favoritissimo Massimo Arecco, consigliere comunale della corrente-Ripamonti, e lo sfidante della minoranza Alfredo Capozza, leghista della prima ora.
Già scritto il verdetto: vincerà Arecco forte di tre/quarti dei voti dei militanti con la minoranza (Capozza, Navinovich, Bertolazzi, Belledonne e altri) che però oltre alle accuse sui conti avrebbe pronto un dossier per svelare «altre irregolarità ».
Sui conti delle tessere l’accusa, in concreto, è di aver fatto decine di iscrizioni di sostenitori senza pretendere il saldo delle quote allo scopo di mettersi in pari con le richieste del partito nazionale: lo statuto leghista, infatti, prevede che debba esserci un rapporto di almeno 1 a 3 tra soci militanti e sostenitori, cosa che nella sezione di Savona non c’era e non c’è ancora adesso visto che i militanti sono 42 e i sostenitori appena 88 (ma prima di questa campagna d’adesioni erano una quarantina appena).
Quindi i sostenitori sarebbero veri ma irregolari le loro iscrizioni dal punto di vista amministrativo.
E l’altra accusa è quella di aver scoraggiato il rinnovo delle tessere di vecchi iscritti (come la Troisi, o il gruppo dei giovani padani) non graditi all’attuale gruppo dirigente, e viceversa di non aver fatto pagare la tessera di nuovi militanti (4) al contrario “graditi”.
“Non rispondo neppure perchè non ho voglia di alimentare questa polemica pretestuosa e fatta ad arte da qualcuno allo scopo di fare caos – è la replica del segretario provinciale Paolo Ripamonti – io lascio che si sbattano, ora facciamo questo congresso cittadino dopodichè il partito di Savona avrà un suo direttivo e tanti saluti”.
(da “Il Secolo XIX”)
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Marzo 5th, 2012 Riccardo Fucile
LO SCOPO E’ ELIMINARE GLI AIUTI AI GIORNALI CHE NON ARRIVANO IN EDICOLA
C’è una buona notizia per i giornali che ricevono il finanziamento ubblico: il fondo per l’editoria sarà di 120 milioni di euro, potrà crescere ancora, ma sarà inferiore ai 150 milioni stanziati l’anno scorso.
à‰ l’ultima concessione del governo, dicono i tecnici che lavorano al disegno di legge, prima di riformare il sistema: “Non possiamo chiedere sacrifici ai cittadini e poi distribuire denaro a pioggia senza un criterio valido”. –
Durante un colloquio riservato assieme al sottosegretario Antonio Catricalà , il premier Mario Monti ha ricevuto il sottosegretario Paolo Peluffo (Editoria) per trovare nuove risorse per il fondo destinato ai quotidiani.
Ma anche per scrivere il decreto legge che sarà approvato in Consiglio dei ministri entro fine marzo: “Aumentiamo le risorse per dare un segnale ai giornali e garantire loro la possibilità di ottenere i prestiti necessari per andare avanti, contestualmente, però, dovremo dimostrare che in futuro sarà tutto diverso”.
Che vuol dire? “Mai più soldi a chi non li merita”.
E così il governo scriverà nel decreto legge di marzo che il finanziamento pubblico sarà calcolato (al 70 per cento) sulle vendite reali in edicola e sui costi di gestione (al 30 per cento): niente milioni sprecati ai più furbi che tirano migliaia di copie che morivano direttamente al macero senza farsi notare nemmeno dai lettori.
Esempio: un grande quotidiano potrà avere al massimo 3,5 milioni di euro per le vendite e al massimo 2 milioni di euro per i rimborsi dei costi sostenuti.
Non avrà un euro la testata che esiste soltanto virtualmente (ricordate l’Avanti! di Valter Lavitola?), che appare e scompare in edicola, ma che gonfia le voci di bilancio con migliaia di euro per telefonate, affitti, trasferte e consulenze.
Tra i costi saranno conteggiate le spese per la distribuzione, la carta, la stampa e per il personale: “Ci teniamo a ripetere che le vendite saranno determinanti”.
Saranno esclusi, inoltre, i quotidiani che avranno meno di cinque dipendenti in organico fra giornalisti e poligrafici, addio quotidiani di partiti sciolti e movimenti che vivevano di rendita.
Per conoscere davvero i numeri sull’acquisto dei quotidiani, e scoraggiare i più esperti che truccavano le autocertificazioni aziendali, il decreto legge avrà un capitolo edicole: i circa 30 mila punti vendita saranno informatizzati, collegati attraverso un cervellone che permette di rintracciare le copie distribuite e conoscere le rese quasi in tempo reale.
Non avranno il valore di una copia venduta quelle offerte in blocco e quelle appaltate agli strilloni ai semafori.
Il decreto legge fisserà i punti di partenza, poi un disegno di legge delega dovrà sviluppare le idee di Monti e Peluffo che, spiegano, “non vogliono limitarsi a fotografe il mercato attuale, ma vogliono cercare di aprire il settore a nuovi operatori”.
La riforma dovrà anche prevedere incentivi per il passaggio su Internet dei quotidiani che non riescono a raggiungere un numero adeguato di copie vendute in edicola e anche per le società che intendono investire nel settore.
Che sia utile e brillante oppure dannosa e vecchia, qualsiasi iniziativa del governo dovrà tenere conto che le risorse pubbliche non lieviteranno nei prossimi anni, semmai subiranno pesanti riduzioni.
Forse la proposta del sottosegretario Catricalà , che ai suoi interlocutori è sembrata piuttosto prematura, potrà avere spazio nel testo che dovrà riformarel’editoria.
L’ex presidente Antitrust ha suggerito di utilizzare un modello “a rotazione”: nessuno avrà i contribuiti sicuri per sempre, anzi, ogni due o tre anni, il Tesoro potrebbe smettere di finanziare una testata già sul mercato per aiutarne una nuova.
Prima di valutare le sue buone intenzioni, il governo deve, però, trovare i soldi per evitare il collasso dei giornali di partito e delle cooperative che non riescono nemmeno a pagare gli stipendi.
Per adesso il fondo per l’editoria è di 120 milioni di euro, potrebbe arrivare a 140, ma sarà comunque l’ennesimo passo indietro rispetto all’anno scorso.
Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 5th, 2012 Riccardo Fucile
DAI FINTI POVERI DEL PIEMONTE AL DENARO SPESO PER UN PRANZO DI NOZZE… TURISMO, AGRICOLTURA E CASE NELL’OCCHIO DEL CICLONE
È un pilastro sempre più solido delle relazioni della Corte dei conti: lo sperpero di
finanziamenti pubblici, quello incorniciato da sentenze e citazioni a giudizio, ha portato via oltre 700 milioni di euro.
Soldi dilapidati per incapacità amministrativa o interessi clientelari.
Ma soprattutto sottratti ai bilanci in seguito a truffe.
Il danno erariale è in costante aumento, negli ultimi quattro anni.
Ma ciò che si riesce ad accertare, per ammissione dello stesso organo di controllo, è solo una goccia nel mare dello spreco.
E la “refurtiva” dell`Italia dei furbetti che vampirizzano anzitutto le risorse di Regioni, Stato, soprattutto dell`Ue.
E accanto alle istruttorie dell` Olaf, l`organismo deputato ad accertare le frodi comunitarie che pone il nostro Paese al secondo posto in Europa, c`è – appunto – la lunga teoria di inchieste della magistratura contabile: centonovanta procedimenti aperti da Nord a Sud, alle quali si somma un crescente numero di sentenze (111, l`anno scorso) che hanno evidenziato il pregiudizio subito dagli enti.
Riflettori accesi su piccoli e grandi raggiri: dallo scandalo del network internazionale con cuore meneghino che faceva sparire le risorse comunitarie per i progetti di ricerca a quello del consorzio Casa Lazio che ha beffato 2.500 famiglie private di un appartamento a prezzo agevolato.
Dai 266 finti poveri piemontesi che hanno ottenuto contributi sugli affitti, sconti alle mense e borse di studio senza averne diritto agli agricoltori siciliani destinatari di contributi europei pur essendo sottoposti a sorveglianza speciale.
Non tutto è truffa.
Nelle inchieste della Corte dei conti c`è pure il frutto di un ordinario malgoverno, più difficile da sanzionare.
Ma l`elenco è altrettanto lungo: i 4 milioni di euro spesi dalla Regione Siciliana per dotarsi di un archivio di leggi e sentenze, i 600 mila euro stanziati a Trieste per un museo dell`immagine mai realizzato, i 251 mila euro dirottati da Bolzano a Tblisi, Georgia, per un ospedale pediatrico che non ha assistito mai un bambino.
Sezioni dolenti dell`almanacco dello spreco.
Lombardia Lazio
Una sofisticata rete di società attira-soldi che si dipanava da Milano dove un ex funzionario della Commissione, Giorgio Basaglia, aveva creato la Sineura, un`azienda che lanciava ambiziosi progetti di ricerca internazionali con l’inconsapevole partecipazione di colossi come Glaxo o Telecomltalia.
Ma i progetti non venivano avviati e l`unico scopo della società era quello di produrre falsi rendiconti o dirottare i fondi su altre attività . Danno stimato: 53 milioni di euro.
Una delle più grandi truffe degli ultimi anni.
Ora i magistrati contabili chiedono il conto ai protagonisti dello scandalo del consorzio «Casa Lazio» che fra il 2003 e i12004 riservò una beffa a 2.500 famiglie:
titolari, ma solo sulla carta, di appartamenti e ville nella zona Sud Ovest di Roma.
Il titolare del consorzio Francesco Falco e la figlia Eleonora secondo i giudici utilizzarono i fondi regionali per la copertura di debiti pregressi e per scopi personali, fra i quali l`acquisto di camper, orologi di pregio e per un pranzo di nozze.
Danno da 8 milioni 800 mila euro.
Sicilia
I soldi extra al manager ai contadini in odor di mafia una frode da 107mila euro Cospicui finanziamenti europei ad agricoltori in odore di mafia. E sottoposti a misure di prevenzione.
Tre i casi sanzionati nel 2011 dalla Corte dei conti: le condanne hanno colpito produttori di olio di olivo delle province di Palermo ed Agrigento soggetti al regime di sorveglianza speciale.
I beneficiari dei finanziamenti obbligati alla restituzione delle somme percepite: 75 mila euro in tutto.
Ma ci sono altri episodi all`esame della magistratura contabile, tanto da far supporre un danno erariale milionario.
Friuli
Le fatture per prestazioni inesistenti o utilizzate illegittimamente due volte.
Così il vicepresidente del consorzio Turismo Friuli Venezia Giulia, il commercialista Massimo Ragogna, avrebbe ottenuto guadagni-extra per200 mila curo. Un illecito, personale, arricchimento a spese del bilancio regionale e comunitario: una truffa perpetrata fra il 2004 e il 2007, di cui Ragogna è chiamato ora a rispondere di tasca propria.
Dopo la condanna a tre anni e dieci mesi, la Corte dei Conti contesta all`ex dirigente del consorzio, ora in liquidazione, un danno erariale di 107 mila euro.
Trentine Adige
Il contributo all` ospedale inguaia i politici regionali
Nel mirino dei giudici contabili trentini gli aiuti umanitari: e in particolare un contributo da 251 mila curo concesso per la realizzazione di un poliambulatorio pediatrico a Tblisi, in Georgia.
Un`opera che, in dieci anni, non è servita ad assistere neppure un bambino ma che ha messo nei guai una nutrita pattuglia di ex amministratori regionali, accusati di aver concesso il finanziamento sulla base di un semplice progetto di massima e «di aver eluso in modo macroscopico l`onere di rendicontare la spesa».
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Marzo 5th, 2012 Riccardo Fucile
NEL 2011 DALLA LOTTA ALL’EVASIONE IL 23% IN PIU’
La lotta all’evasione procede senza sosta.
Anche cercando quei beni che sono sotto gli occhi di tutti, tranne che del Fisco. Sono infatti ben 1.081.698 le case fantasma scovate dall’Agenzia del Territorio nell’azione di accertamento condotta nel 2011.
Si tratta di unità immobiliari di diverse tipologie a cui è stata attribuita una rendita (definitiva o presunta) pari a 817,39 milioni di euro.
L’Agenzia aveva individuato inizialmente 2.228.143 particelle del Catasto terreni, nelle quali si era constatata la presenza di potenziali fabbricati non presenti nelle banche dati catastali.
Il gettito stimato complessivo, erariale e locale, è pari a circa 472 milioni di euro.
Intanto crescono le entrate fiscali.
Nel 2011 le entrate totali ammontano a 411.790 milioni di euro (+4.823 milioni di euro, pari a +1,2%).
Il 2011 «chiude con un risultato molto positivo degli incassi da ruoli relativi ad attività di accertamento e controllo che hanno generato incassi per 7.361 milioni di euro, facendo registrare un incremento del 22,7% rispetto al 2010 (pari a +1.361 milioni di euro)».
Bene anche il mese di gennaio nel quale: «le entrate tributarie erariali registrate ammontano a 32.680 milioni di euro in crescita del 4,5% (+1.405 milioni di euro) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente».
I dati sono stati comunicati dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia precisando che «a partire dalla seconda metà dell’anno il peggioramento del quadro congiunturale dell’economia italiana, conseguente all’aggravarsi della crisi del debito sovrano, ha determinato un’attenuazione del ritmo sostenuto di crescita delle entrate tributarie registrato nei primi mesi dell’anno, in parte compensato dagli effetti delle misure delle manovre correttive di finanza pubblica varate a partire dall’estate».
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Marzo 5th, 2012 Riccardo Fucile
L’OPERAZIONE COSTEREBBE 50 MILIONI DI EURO… TUTTI GLI OPERAI AVREBBERO VITTO E ALLOGGIO NEI COMUNI INTERESSATI…CORSI DI FORMAZIONE PER I VALLIGIANI IMPIEGATI NEI CANTIERI E AGEVOLAZIONI FISCALI
Tre “bonus” per addolcire l’amara pillola della Tav. 
Pensati dal governo e destinati ai comuni della Val di Susa. Quelli direttamente coinvolti dai lavori, un paio. Quelli viciniori, altri tre.
Quelli dell’area, tra l’alta e la bassa valle, quasi a toccare quota cinquanta.
Sta qui, in tre “bonus”, il piano elaborato a palazzo Chigi nell’ormai nota riunione di venerdì – presenti Monti, Catricalà , Passera, Cancellieri, Severino – in cui ha avuto un ruolo strategico Mario Virano, il commissario di governo per la Torino-Lione.
Lo stesso Virano che in tv dall’Annunziata scatena una polemica contro i No-Tav.
Dice che non ci sono “infiltrati” nel movimento, ma “invitati”, perchè il Comitato “regola il rubinetto della violenza secondo una lucida convenienza valutata di caso in caso”.
ll leader No-Tav Perino: “Se ci sono gli estremi quereleremo”.
È lo stesso Virano che porta con sè, tra Roma e Torino, il contenuto dei “bonus” sui quali già si scatena la polemica dei No-Tav.
Siamo intorno a una cifra che oscilla tra i 27 e i 54 milioni di euro, visto che i “bonus” dovrebbe corrispondere a un importo tra l’1 e il 2% del costo dell’opera, quantificato dal cotè italiano, e cioè 2,7 miliardi di euro.
Primo bonus: poderosi sgravi fiscali per i Comuni coinvolti, in base alla vicinanza. Secondo bonus: un sistema di convenzioni tra la stazione appaltante e i Comuni per
cui tutti i dipendenti dei cantieri mangerebbero e dormirebbero presso i Comuni medesimi.
Considerati i tempi dell’opera, dieci anni, è facile intuire quali sarebbero i vantaggi per l’indotto alberghiero.
Terzo bonus: i corsi di formazione per gli abitanti della valle che, una volta riqualificati, verrebbero occupati nei cantieri.
Non ha ancora forma definitiva, ma già il progetto divide la politica.
Per un Roberto Cota, il governatore del Piemonte, che chiede di suo “misure fiscali e compensazioni per il territorio”, per un Antonio Saitta, il presidente della Provincia, che parla di “idea utile” e rilancia un suo piano del 2009, già si accodano le voci contrarie.
No a “monetizzare” per la vendoliana Monica Cerutti; no a “comprare il consenso” per Davide Bono del Movimento Cinque stelle.
Ma all’opposto arriva il sì del vice capogruppo Pdl alla Camera Osvaldo Napoli, pure sindaco di Valgioie, che si batte da anni “per chiedere la defiscalizzazione per le attività turistiche e d’impresa”.
Soldi dunque. Ai quali si dovrebbero aggiungere i primi 20 milioni di euro del Cipe per le compensazioni.
Fatti che dimostrano la volontà del governo di andare avanti.
Quella di cui parla Antonio Catricalà , il sottosegretario alla presidenza che ha ribadito la linea Monti, “il dovere morale, politico e civico di andare avanti per non essere allontanati dall’Europa e da una credibilità riconquistata con estrema difficoltà “.
Da lui niet deciso al referendum.
Il movimento reagisce con Perino quando manda a dire al premier: “Caro Monti, noi non ci facciamo spaventare da te, tu dei valsusini non ha capito niente”.
(da “La Repubblica“)
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Marzo 5th, 2012 Riccardo Fucile
DA UN LATO I TORINESI E I RAPPRESENTANTI ISTITUZIONALI, DALL’ALTRO GLI AMMINISTRATORI DELLA VAL SUSA DIVISI TRA CHI AFFIANCA LA RESISTENZA E CHI INVITA IL PARTITO ALLA RIFLESSIONE
La questione Tav scuote il Pd.
Sono sempre più forti i contrasti tra i componenti favorevoli alla linea Torino-Lione e i contrari, mentre sempre più spesso si accenna a epurazioni.
Da un lato i torinesi, cittadini e ‘governativi’, dall’altro gli amministratori delle Val Susa, a loro volta divisi tra chi affianca alla ‘resistenza’ contro l’opera la lotta per far accettare le sue idee al partito e chi dopo anni lo ha abbandonato per nuovi progetti. “Il marchio del Pd è ‘Sì Tav’ e il partito non è un menù à la carte“, sancisce il segretario provinciale Paola Bragantini.
Proprio sabato pomeriggio, dopo l’ultimo incontro coi vertici locali, aveva detto: “Per il momento non è questa la priorità nel partito”.
Si riferiva all’allontanamento degli eletti Pd contrari al Tav.
Aveva appena incontrato alcuni colleghi: il sindaco di Torino Piero Fassino, il presidente della Provincia Antonio Saitta e alcuni onorevoli torinesi, come Stefano Esposito.
Insieme hanno espresso un ringraziamento al governo per la presa di posizione dopo il vertice di venerdì e hanno discusso delle opinioni contrarie al Tav di Sandro Plano, presidente della Comunità montana della Val di Susa, e degli altri amministratori Pd.
In realtà le intenzioni degli organi regionali e provinciali sono chiare.
Già il 24 febbraio, in un incontro antecedente alla marcia a cui hanno partecipato sindaci e amministratori, erano emerse richieste esplicite da parte di Saitta ed Esposito: “Se davvero l’azione violenta si è infiltrata in pezzi di amministrazione con cui il Pd collabora — ha detto Esposito — il nostro partito ha il dovere di separare in modo chiaro ed inequivocabile la propria posizione da chi come Plano la usa o la vende in modo distorto”.
Più diplomatico il segretario regionale Gianfranco Morgando: vista la mancanza “di una prassi condivisa e in un percorso di discussione”, ha affermato che “il rinnovo dell’iscrizione degli amministratori della Valle di Susa non possa essere automatica, ma debba essere decisa con voto della direzione provinciale del partito”.
Tutto normale, ha dichiarato Bragantini: “Ogni associazione e ogni partito si danno un programma e delle priorità . Abbiamo una sola posizione sul Tav. Il Pd è coerente con le strutture provinciali, regionali e nazionali che hanno votato sì al progetto. Il marchio del Pd è ‘Sì Tav’. Chi vota a Torino e in Piemonte sa che vota per l’opera”.
Per Plano quelle di Morgando ed Esposito “sembrano dichiarazioni illegittime ai sensi del nostro statuto e del codice etico. Rimango un iscritto di un partito che sento mio. Stiamo parlando di un progetto, non di un valore che non accetto o di un guaio giudiziario”.
Secondo lui c’è un distacco tra rappresentanza locale e segreterie (“Sono stato eletto da cittadini a cui devo rendere conto, non nominato in parlamento dalla segreteria”) e poi sul piano locale ha sottolineato che “il Pd rappresenta gli interessi di un’area metropolitana e io rappresento la valle”.
Quella valle in cui, alle elezioni regionali del 2010, il calo di voti del Pd e i consensi confluiti al Movimento Cinque Stelle hanno contribuito alla sconfitta del presidente uscente Mercedes Bresso.
Anche a Bussoleno la giunta Pd resta contraria al progetto e fedele al partito.
Altrove qualcuno ha già restituito la tessera: è Nilo Durbiano, sindaco di Venaus. Alcuni danno per vicina alla partenza anche Carla Mattioli, prima cittadina di Avigliana.
“Un partito che si chiama democratico e non sa accettare voci differenti non mi sembra molto democratico e non mi pare abbia un futuro”, ha detto Durbiano.
Lui, “dopo tre anni di sofferenze”, ha lasciato il partito: “Il 2011 è stato l’anno chiave. L’argomento Tav è quello che mi ha fatto capire che il Pd è troppo legato alle lobby, eccetto quella dei cittadini e della classe media”.
La mancanza di dialogo e comprensione degli organismi centrali verso chi rappresenta le istanze locali è stata la chiave di volta. Da questa presa di coscienza ha deciso di seguire il progetto del verde Angelo Bonelli e “aderire alla costituente ecologista che nascerà in autunno aggregando esperienze delle liste civiche che sanno dare valore ai cittadini”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 5th, 2012 Riccardo Fucile
NE ESCE SCONFITTA “LA FOTO DI VASTO”, OVVERO L’INTESA TRA BERSANI, DI PIETRO E VENDOLA…IL SEGRETARIO PD NON AVEVA FATTO I CONTI CON LA DIRIGENZA SICILIANA: “ORA PER LUI SARA’ DURISSIMA, RESA DEI CONTI A ROMA”
All’una del mattino, in una Palermo tormentata dalla pioggia, è tutto drammaticamente
chiaro: Rita Borsellino ha perso le primarie per la corsa a sindaco di Palermo. 9804 voti lei, 9942 Fabrizio Ferrandelli, ex capogruppo di Idv in consiglio comunale, ex pupillo di Leoluca Orlando e politicamente “figlio adottivo” della stessa Borsellino.
Una manciata di voti ( 139 o 65 che siano) che troncano le speranze della europarlamentare indipendente sorella del magistrato ucciso a via D’Amelio.
Oltre settemila voti all’altro candidato, Davide Faraone, sostenuto dal rottamatore Matteo Renzi ed appoggiato in queste elezioni dal guru televisivo Giorgio Gori.
1700 voti vanno alla ginecologa Antonella Monastra, consigliere comunale della lista “Un’altra storia”, ispirata dalla stessa Borsellino.
Questi i numeri di primarie durissime, avvelenate dalle polemiche e dai sospetti su un voto inquinato.
Il conteggio finale delle schede non è ancora ufficiale, troppe le anomalie riscontrate in alcune sezioni del quartiere Zen, troppi i dubbi su schede di colore diverso rispetto a quelle ufficiali rintracciate in altri seggi, ma un dato è già certo.
Il centrosinistra tutto rischia di rimanere sepolto dalle macerie di una contrapposizione che ha messo l’uno contro l’altro pezzi importanti della politica e dell’impegno civile in terra di Sicilia.
Troppe partite si sono giocate in queste primarie.
La più importante riguarda Pierluigi Bersani e il Pd.
Rita Borsellino era stata scelta in prima battuta da Sel e da Nichi Vendola, subito dopo appoggiata da Bersani, da Idv (che aveva convinto Leoluca Orlando a fare un passo indietro a favore della europarlamentare), da Rifondazione comunista-Fds e dai movimenti.
Il leader del Pd non aveva fatto i conti col suo partito.
Un corpaccione ingovernabile a Palermo, spezzettato in feudi e gruppi di potere che da tempo, nonostante i flebili no romani, si sono attestati sulla linea Maginot dell’alleanza per il governo della Regione con l’Mpa e Raffaele Lombardo.
Un partito che Bersani non è mai riuscito a convincere, orientare, meno che mai a conquistare politicamente.
“Se il Pd fa schifo a Roma — ha detto nei giorni scorsi Davide Faraone, l’unico con la tessera Pd in tasca — in Sicilia fa schifo ancora di più”.
Bersani oggi riceve uno schiaffo durissimo da due potenti detentori di pacchetti di tessere e voti come Antonello Cracolici, il capogruppo all’Ars, e Beppe Lumia, senatore ed ex presidente dell’Antimafia.
Non solo: anche Sonia Alfano si è spesa per Ferrandelli.
Perde ancora il leader Pd, ma questa volta trascina nella sconfitta Rita Borsellino. Palermo non è Genova, Rita non è Marta Vincenzi, il suo nome pesa soprattutto in quella fascia di elettorato nazionale sensibilissima ai temi della legalità e della lotta alla mafia.
“Ora — diceva a mezza bocca un esponente del Pd siciliano — i conti si faranno a Roma e per Bersani sarà durissima”.
Queste le prossime tappe dello sfascio Pd in terra sicula.
Il prossimo 13 marzo sarà votata la mozione di sfiducia al segretario regionale Giuseppe Lupo, che ha appoggiato la Borsellino, poi Cracolici, Lumia e l’ex Udeur Totò Cardinale (l’ex ministro non più onorevole dopo che ha lasciato in eredità il suo seggio a Montecitorio alla figlia), daranno un colpo di acceleratore all’ingresso nella giunta regionale del Pd.
Guai anche per Antonio Di Pietro, del resto il leader di Idv temeva questo esito, tanto da ammetterlo nella telefonata col finto Vendola in una trasmissione di Rds. “Se vince quello che è andato via da me, il cetriolo poi me lo prendo io”.
Anche Di Pietro, ma questa non è una novità , non è riuscito a governare quello che resta del suo partito a Palermo.
Primarie dalla partecipazione altissima, circa 30mila persone nei seggi, 10mila in più rispetto a quelle per le comunali del 2007.
Hanno votato moltissimo nelle periferie, i luoghi ove il voto di opinione è più debole e conta la presenza organizzata.
Qui ha raccolto i suoi consensi Fabrizio Ferrandelli.
Sono anni che il trentunenne consigliere comunale lavora tra lo Zen e i quartieri del disagio.
Organizza cooperative sociali, centri di assistenza fiscale, comunità di migranti. E’ una figura nota a Palermo che da mesi coltivava il sogno di correre per sindaco.
E’ partito da solo, conquistandosi il consenso di ampi settori della società civile, poi attorno alla sua candidatura si sono innestati giochi e giochetti della politica palermitana.
Uomini che ci hanno messo il timbro e la faccia fino all’ultimo.
Lumia e Cracolici hanno festeggiato fino all’alba con Ferrandelli in un pub di Piazza della Rivoluzione.
Hanno fatto i big-sponsor e hanno vinto, ora sono loro a dettare le condizioni.
Ma anche una parte dell’antimafia è scesa in campo a favore del trentunenne Ferrandelli.
Sonia Alfano, eurodeputata indipendente eletta in Idv, e Rosario Crocetta, ex sindaco di Gela.
Alfano, soprattutto, vince la sua battaglia dentro Idv contro Leoluca Orlando e Antonio Di Pietro.
Anche l’ex sindaco della Primavera ci ha messo la facccia a favore della Borsellino. Anche lui ha perso.
“E’ il triste tramonto del patriarca”, diceva un giovane sostenitore di Ferrandelli tra canzoni e festeggiamenti.
Quando sono le tre del mattino nella sede del comitato elettorale di Rita Borsellino i volti dei giovani collaboratori e dei vecchi militanti della sinistra che in queste settimane hanno lavorato pancia a terra per l’europarlamentare, sono tristi, tesissimi. La Borsellino è chiusa nella sua stanza e non parla.
Lo farà alle tre di questo pomeriggio.
Intanto Fabrizio Ferrandelli lancia appelli ai partiti del centrosinistra e agli altri candidati: “Incontriamoci, ora la battaglia è contro la destra. Dobbiamo vincere”.
Ma sarà difficile per il centrosinistra rimettere insieme le macerie di Palermo.
Troppi odi, tanti rancori, tantissimi veleni in una campagna elettorale dove non sono stati risparmiati colpi bassissimi.
“Pensate — si è sfogata poche ore prima la Borsellino con i suoi amici — mi hanno finanche accusata di strumentalizzare il cognome che porto e la tragedia di mio fratello Paolo”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 5th, 2012 Riccardo Fucile
ALTRA SCONFITTA PER BERSANI CHE TRASCINA NELLA DISFATTA ANCHE DI PIETRO E VENDOLA…. MA C’E’ CHI PARLA DI BROGLI
L’outsider Fabrizio Ferrandelli, bancario di 31 anni, vince le primarie del centrosinistra di Palermo per una manciata di voti e supera di poco la favorita Rita Borsellino, appoggiata dallo stato maggiore del Pd e dell’Idv.
Soltanto poco dopo le due di notte si conosce il dato definitivo della consultazione che ha visto confrontarsi quattro candidati: oltre a Fabrizio Ferrandelli, Rita Borsellino, Antonella Monastra e Davide Faraone.
Ma il risultato non e’ ancora ufficiale perche’ si parla di schede nulle e altre schede contestate e irregolari.
Tutto questo fa ben sperare lo staff di Rita Borsellino, che fino alle tre di notte, non ha proferito parola, rinviando tutto a piu’ tardi.
Cosi’, mentre nella sede del Pd di via Bentivegna, fino all’alba c’era riunito lo stato maggiore del partito e ci si preparava a riconteggiare i voti, in piazza Rivoluzione Ferrandelli ha iniziato i festeggiamenti.
In centinaia hanno cantato a squarciagola ”We are the champions” con il vincitore emozionato e sudato che teneva la mano della giovane moglie.
Secondo l’agenzia Agi, questa mattina Ferrandelli avrebbe riportato 9.945 preferenze, 67 in piu’ della Borsellino, che ne ha avute 9.878.
Piu’ staccati gli altri due concorrenti, il deputato regionale del Pd Davide Faraone, vicino ai ‘rottamatori’ di Matteo Renzi, che ha ottenuto 7.975 voti, e la consigliera comunale uscente Antonella Monastra, proveniente dal movimento della Borsellino ”Un’altra storia”, fermatasi a 1.750 voti.
I dati ufficiali diffusi ieri notte intorno all’una e trenta dal Pd riportano 9942 voti per Ferrandelli, 9794 per la Borsellino, 7698 per Faraone e 1707 per la Monastra.
In questo caso lo scarto tra i due candidati sarebbe di 138 preferenze.
Sono questi i dati oggetto di riconteggio in queste ore.
”Hanno vinto i palermitani. Questa e’ una candidatura voluta da Palermo e cresciuta sul territorio”, ha detto Ferrandelli, in lacrime alla notizia del suo successo.
”I quartieri popolari ci hanno dato lo sprint finale per la vittoria. I palermitani hanno dimostrato che non si fanno imporre scelte da Roma e che decidono loro da chi e come vogliono essere governati”, ha aggiunto Ferrandelli, e ha assicurato che adesso chiamera’ gli sconfitti e si mettera’ al lavoro con l’obiettivo di vincere le elezioni del 6 e 7 maggio ”per riscattare Palermo dopo 10 anni di Cammarata”.
Ferrandelli ha convocato una conferenza stampa per oggi nella sede del suo comitato elettorale. “Mi aspetto di tutto e di piu’ ma credo che sia soltanto un dibattito sterile che non ha alcun fondamento”.
Cosi’ il capogruppo del Pd all’Ars Antonello Cracolici, big sponsor del vincitore delle primarie di Palermo, Fabrizio Ferrandelli commenta l’eventualita di brogli ai seggi. “Sulla base delle regole che tutti ci siamo dati – prosegue – c’erano tutti i rappresentanti di liste e gli scrutatori, adesso non si puo’ piangere”.
I dubbi sono sui seggi di Mondello, Borgo Nuovo e piazza Campolo, che sarebbe stato determinante per la vittoria di Ferrandelli.
L’esito della consultazione di coalizione è stato incerto fin quasi all’alba e nello spoglio si è da subito profilato un testa a testa tra Ferrandelli, fin dall’inizio in vantaggio, e la Borsellino, staccata di misura a inseguire.
La sorella del magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio e già candidata dal Pd senza successo alla presidenza della Regione, non ha sfondato ed è stata superata dal giovane ex Idv che era appoggiato dai settori del Pd siciliano che si rifanno al senatore Beppe Lumia e al capogruppo all’Assemblea regionale siciliana, Antonello Cracolici. Il risultato è rimasto dunque incerto fino all’ultimo.
Antonio Fraschilla e Sara Sara Scarafia
(da “La Repubblica“)
argomento: Partito Democratico, PD, Politica | Commenta »
Marzo 5th, 2012 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELL’ACQUA MARCIA E’ ACCUSATO DI TRUFFA AGGRAVATA ALLO STATO NELL’INCHIESTA SULLA COSTRUZIONE DELL’APPRODO TURISTICO DI CUI E’ AZIONISTA… ERA INDAGATO ANCHE CLAUDIO SCAJOLA
Francesco Caltagirone Bellavista, presidente dell’Acqua Marcia, è stato fermato a Imperia
dalla Polizia postale in collaborazione con la Guardia di Finanza. L’immobiliarista 73enne è stato bloccato in Comune mentre era a colloquio con il sindaco di Imperia, Paolo Strescino (Pdl).
La misura di custodia cautelare nei suoi confronti, chiesta dal pm di Imperia Maria Antonia Cazzaro è stata emessa per truffa aggravata ai danni dello Stato, nell’ambito di un’inchiesta, avviata nell’ottobre del 2010, sulla costruzione del nuovo porto turistico di Imperia.
Tra gli indagati figura anche l’ex ministro Pdl Claudio Scajola, il politico più in vista dell’imperiese.
Caltagirone Bellavista è presidente dell’Acqua Pia Antica Marcia, uno dei più importanti gruppi italiani del settore immobiliare, e nella Riviera di Ponente è impegnato nella costruzione di diversi porti turistici.
Del porto di Imperia è anche azionista.
Misura cautelare anche nei confronti dell’ex direttore della Porto di Imperia spa, Carlo Conti, per concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato.
La Porto di Imperia spa è partecipata al 33% dal Comune di Imperia.
argomento: Giustizia | Commenta »