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IL CASO SCAJOLA: ROGITO ERGO SUM

Marzo 12th, 2014 Riccardo Fucile

MARCO TRAVAGLIO SULLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA CHE HA ASSOLTO L’EX MINISTRO

Sono finalmente uscite le motivazioni della sentenza del Tribunale di Roma che a fine gennaio ha assolto Claudio Scajola per la casa pagata per due terzi a sua insaputa dal costruttore Diego Anemone (colpevole, ma salvo per prescrizione).
Meglio del miglior vaudeville. La trama.
Nel 2003 il noto senzatetto, che è anche ministro per l’Attuazione del programma del governo B., cerca disperatamente una casa. E, come tutti i senzatetto, chiede aiuto a un alto dirigente dei Lavori pubblici, Angelo Balducci (liquidato nella sentenza come “persona vicina al Vaticano… inserita nel contesto politico”), uomo di buon cuore che “si mostra disponibile ad aiutarlo”.
Il ministro precisa di avere “un budget di 600 mila euro”. Balducci gli trova un appartamento di 210 mq vista Colosseo, opzionato da Anemone per 1,7 milioni.
Anche Anemone è un buon samaritano: rinuncia all’opzione, stanzia 1,1 milioni per dargli una mano, incarica l’amico Angelo Zampolini di consegnarli in assegni circolari alle sorelle Papa (le proprietarie).
E, non contento, si fa in quattro per ristrutturare l’alloggio “in economia”: 60-70 mila euro che Scajola paga “in contanti” (è un cittadino modello): le fatture “non sono intestate al proprietario, bensì ‘caricate’ su appalti pubblici”.
Del che Scajola “non sa spiegare il perchè”. Per la cronaca, nel 2001 Anemone ha avuto appalti dal Viminale retto da Scajola, ma la sentenza glissa: sennò si potrebbe sospettare un atto di gratitudine (o di corruzione).
“Scajola — prosegue il giudice, restando serio — ricorda di non aver fatto parole del prezzo con le sorelle Papa”.
Cioè: l’acquirente parla con le proprietarie, ma evita di informarsi su quanto costa la casa?
Oltre alle virtù civiche per cui è arcinoto, Scajola è anche la discrezione in persona. Siamo al 7 luglio 2004, giorno del rogito nell’ufficio di Scajola. Ma lui entra ed esce da una porta all’altra sfarfalleggiando tipo Houdini.
Al notaio, alle Papa e al direttore di banca, Scajola fa “un breve saluto”. Ma — vedi alle volte la sfiga — quando entra Zampolini con gli assegni, “si era allontanato per ragioni di servizio”.
Salvo ripresentarsi per la “lettura del rogito”. Ma tutti lo tengono proditoriamente all’oscuro del prezzo giusto.
Per il giudice, fra l’altro, la casa valeva 987 mila euro: Anemone poteva cavarsela con 400 mila, invece ne promise alle Papa 1.700 rimettendocene 700 mila.
Chissà  mai perchè.
Del resto — ragiona il giudice — se Scajola avesse saputo, avrebbe preteso “modalità  operative” meno “sospette” e “grossolane” degli assegni circolari.
Viene in mente Alberto Sordi avvocato che difende un ladro e spiega al giudice che il suo cliente è innocente perchè ha la faccia da ladro e insospettirebbe le vittime: per essere ladri bisogna avere la faccia da onesti, sennò si resta disoccupati.
C’è, è vero, un’“obiezione di indubbio impatto suggestivo”: che interesse aveva Anemone a regalare 1,1 milioni “senza che il beneficiario lo sapesse”?
Ma ecco pronta la risposta, “per nulla inverosimile”, anzi dotata “sul piano logico della stessa valenza di quella della Pubblica Accusa”: prevedendo “un netto rifiuto dello Scajola a un’offerta di aiuto economico”, Balducci&Anemone pagarono due terzi della casa a sua insaputa per “porlo di fronte a un fatto compiuto, in una situazione di sudditanza psicologica e condizionamento”, per poi ricattarlo “in vista di eventuali richieste di favori” facendo leva sulle “implicazioni negative nel caso in cui la notizia fosse divenuta di dominio pubblico”.
Già , ma per ricattarlo avrebbero dovuto informarlo: e il giudice afferma che Gatto & Volpe non gli dissero mai nulla.
E allora perchè mai Scajola avrebbe dovuto sentirsi obbligato verso i suoi pelosi benefattori? Qui la prova logica cede il passo a un’assoluta novità  giuridica: la prova illogica.
A questo punto Scajola poteva pure risparmiarsi l’alibi dell’insaputismo, che troppe ironie gli cosò. E copiare direttamente quello, ben più roccioso, dell’Armando di Jannacci: “Io c’ho l’alibi, a quell’ora sono quasi sempre via”.

Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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ECCO CHI CHIAMAVA LE BABY ESCORT

Marzo 12th, 2014 Riccardo Fucile

E I PM CONFERMANO: CI SONO PROVE CONTRO IL MARITO DI ALESSANDRA MUSSOLINI

Il telefono spento per tutto il giorno, quello di casa fuori uso, e al Senato neanche l’ombra di Alessandra Mussolini.
Ieri la senatrice è stata irreperibile tutto il giorno, dopo che alcuni giornali hanno riportato la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati del marito Mauro Floriani, accusato di prostituzione minorile.
Era tra i clienti delle Baby squillo dei Parioli.
E perfino il figlio della senatrice, che doveva partire per Londra nella gita organizzata da una scuola private di Roma, è stato costretto a rinunciare.
La famiglia ha comunicato all’istituto che il ragazzo sarà  assente tutta la settimana per problemi di salute.
Come Marco Floriani, anche altri personaggi pubblici avrebbero frequentato le due ragazzine di 14 e 15 anni. Ma su questo la procura di Roma ha posto il massimo riserbo.
Gli indagati in questo filone d’inchiesta, che riguarda solo coloro che avrebbero avuto rapporti sessuali con le minorenni, sono 20. Anche se ci sono altri venti sospettati, che formalmente non sono ancora indagati perchè mancano gli ultimi riscontri.
Per quanto riguarda il marito della Mussolini, che ha fatto della battaglia contro la prostituzione uno dei temi principali della propria politica, i pm titolari dell’inchiesta, Maria Monteleone e Maria Cristina Macchiusi, parlano di elementi “incontrovertibili” a carico di Floriani. Intercettazioni telefoniche, ricognizioni fotografiche e tabulati.
E così anche per gli altri indagati. Da quando è scoppiato il caso delle baby squillo dei Parioli, che ha portato anche all’arresto di cinque persone, molti clienti hanno iniziato ad avere paura. E così, spontaneamente, hanno bussato alla porta dei magistrati.
La giustificazione che quasi tutti hanno dato riguardava l’età  delle ragazze . “Non sapevamo che fossero minorenni”, “Dimostravano molti più anni”.
“Oddio 14 anni!” dice qualcuno, quasi scandalizzato. O almeno così volevano far credere ai magistrati, che però non si sono fatti impietosire e hanno indagato chi ha avuto rapporti con le ragazze. Tra chi si è presentato spontaneamente anche Mauro Floriani, ex ufficiale della guardia di finanza, che aveva lavorato con Antonio Di Pietro nell’inchiesta sulle tangenti Enimont, poi passato a Fs Logistica, come dirigente.
Ha negato di aver avuto rapporti sessuali con le minorenni, anche se per i pm ci sono i riscontri che giustificano la sua iscrizione nel registro degli indagati.
Tra gli altri iscritti, una decina ha già  espresso la volontà  di ricorrere al patteggiamento, rischiando dai sei mesi a un anno di reclusione.
Scorrendo i tabulati dei cellulari delle due giovani ragazze dei Parioli, si trovano anche alcuni cellulari aziendali.
C’è un’utenza intestata alla società  di consulenza Kpmg; un’altra all’International Fund for Agricoltura Ifad, e un’altra alla Ernst & Young, revisori contabili.
Ovviamente non è detto che chi abbia usato questi numeri sia indagato.
Anche se c’è già  chi teme che il proprio nome possa finire nei titoli di qualche quotidiano.

Valeria Pacelli
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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L’ITALIA HA IL RECORD DELLE PROCEDURE DI INFRAZIONE: 119 PROCEDIMENTI APERTI

Marzo 12th, 2014 Riccardo Fucile

SIAMO PURE SECONDI PER NUMERO DI CAUSE PENDENTI ALLA CORTE DI GIUSTIZIA: 14.400…. DISABILITA’, CONSUMATORI, DEBITI DELLA P.A., CARCERI E GESTIONE RIFIUTI

L’Imu? La spending review? Altri 32 miliardi di tagli in 3 anni? Il Fiscal Compact che imporrà  nuove manovre lacrime e sangue?
La risposta che arriva dalla politica è sempre la stessa: “Ce lo chiede l’Europa”.
Ma a Roma si fa davvero tutto ciò che Bruxelles ordina? Sì, ma quasi esclusivamente quando si tratta di usare le cesoie sui conti pubblici.
Perchè se i nostri politici sono così lesti a obbedire in tema di tasse e tagli, non sono altrettanto solerti nel soddisfare le richieste continue che l’Ue formula da anni in tema di diritti attraverso gli interventi di indirizzo politico e le condanne delle sue Corti di Giustizia: dal risolvere l’emergenza dei rifiuti in Campania, al fare in modo che la P.A. paghi i debiti con le imprese e restituisca loro i rimborsi Iva in tempi ragionevoli, fino al rispetto dei disabili, dei detenuti e dei consumatori. Quando si tratta dei diritti degli italiani, Roma fa finta di non sentire.
ITALIA, IL PAESE PIU’ INADEMPIENTE
Le raccomandazioni e le direttive per indirizzare la politica degli Stati; le procedure di infrazione, che possono arrivare fino alla condanna della Corte di Giustizia, per chiedere il rispetto delle leggi comunitarie.
Sono gli strumenti con cui Bruxelles governa l’Unione. L’Italia ha un triste primato: “Al 31 dicembre 2013, le procedure d’infrazione a carico dell’Italia sono 104, di cui 80 per la violazione di norme e 24 per mancato recepimento di nuove normative — si legge in un atto della Camera dei deputati — un numero molto elevato che colloca il nostro Paese in ultima posizione fra gli Stati dell’Unione quanto agli adempimenti al diritto Ue. Una posizione che indebolisce notevolmente l’affidabilità  italiana”.
Era il 31 dicembre: ad oggi i procedimenti sono diventati 119.
Un’inadempienza che si paga: nel 2012, a causa delle violazioni dei diritti dei propri cittadini riscontrate dalla Corte di Strasburgo, è stata condannata a versare indennizzi per 120 milioni, la cifra più alta mai sborsata da uno dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa.
Ovviamente tutti soldi pubblici.
Ancora: nel 2013 l’Italia è risultata seconda solo alla Russia per il numero di cause pendenti, ben 14.400, davanti alla Corte Ue dei diritti dell’uomo. Nel 2012 era andata meglio: eravamo terzi dopo Mosca e la Turchia.
RIFIUTI IN CAMPANIA, 7 ANNI DI RICHIAMI
Quello dell’ambiente è il capitolo più nutrito con 22 procedure di infrazione: 6 riguardano il tema dei rifiuti. Procedura 2007_2195: “Emergenza rifiuti in Campania”. E’ quella avviata il 27 giugno 2007 contro l’Italia, che non ha adottato “tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti siano smaltiti senza pericolo per la salute dell’uomo e senza recare pregiudizio all’ambiente”, come recita la direttiva 2006/12/CE, e congela 500 milioni di fondi comunitari. Roma fa poco e male e nel 2010 arriva una prima condanna: la Corte di Giustizia di Lussemburgo accoglie il ricorso presentato dalla Commissione a luglio 2008. Il tempo passa, l’Italia si costerna, s’indigna e s’impegna, ma Napoli e hinterland vengono periodicamente sommersi dai rifiuti.
Il 20 giugno 2013 Bruxelles decide di “avviare un ricorso dinanzi alla Corte di Giustizia contro l’Italia per il suo prolungato inadempimento in materia di gestione dei rifiuti nella regione Campania” e chiede una multa di 25 milioni per le passate violazioni e una sanzione di 250mila euro al giorno finchè l’Italia non si adeguerà  alle richieste Ue.
“Occorre trovare la metodologia più rapida per lo smaltimento — sussultava il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando — credo che in un paio di mesi si possa dare una risposta organica. I tempi devono essere rapidi”.
“AMBIENTE, L’ITALIA HA FALLITO”
Ma tutt’Italia è Campania: nell’aprile 2013 la Commissione ha adito la Corte di giustizia UE (causa C-196/13) “in quanto su tutto il territorio italiano vi sono numerose discariche irregolari, per le quali le Autorità  italiane non hanno eseguito le necessarie attività  di ripristino o bonifica”. Tra queste quella di Malagrotta, a Roma: procedura di infrazione n. 2011/4021.
Irregolare anche la situazione dell’Ilva di Taranto: il 26 settembre lo stabilimento, al centro di una complicato caso giudiziario, è finito nel mirino dell’Unione per ”mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni non controllate generate durante il processo di produzione dell’acciaio”.
“Le autorità  italiane — spiegava il commissario europeo per l’ambiente, Janez Potocnik — hanno avuto molto tempo per garantire che le disposizioni ambientali fossero rispettate. Quello dell’Ilva è un chiaro esempio del fallimento nell’adottare misure adeguate per proteggere la salute umana e l’ambiente”.
Le altre infrazioni? La gamma è ampia: sia va dal mancato adeguamento alle norme Ue in tema di gestione di “inquinanti gassosi e particolato inquinante prodotti dai motori a combustione interna”, rifiuti di imballaggio, emissioni industriali, fino al mancato recepimento della direttiva 2011/70/Euratom, che istituisce “un quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi”.
DEBITI DELLA PA, L’ITALIA VERSO LA CONDANNA
“La P.A. italiana è il peggior pagatore dell’Ue”, spiegava il 3 febbraio Antonio Tajani, vice presidente della Commissione Ue, mentre annunciava l’apertura di una procedura di infrazione per i ritardi dei pagamenti della P.A. alle imprese.
“Roma avrà  5 settimane per rispondere alle contestazioni — ha proseguito Tajani — altrimenti si procederà  con la messa in mora”. I numeri sono spaventosi: se in base alla direttiva 2011/7/UE i debiti vanno pagati entro 30 giorni (60 in casi eccezionali), per Confartigianato da noi il tempo medio è di 170 giorni.
Va peggio per l’Ance, i costruttori edili: “Punte di ritardo di 2 anni”. Secondo la Cgia di Mestre, nel 2013 in Italia si sono verificati oltre 14.200 fallimenti (+14,5% sul 2012). “Oltre alla crisi — ha spiegato il segretario Giuseppe Bortolussi — ha contribuito anche il ritardo della PA nei pagamenti”. Eppure le richieste dell’Ue sono state continue. La direttiva era stata emanata il 16 febbraio 2011 e subito Tajani aveva cominciato a pressare. 19 ottobre 2011: “Anticipare il recepimento”; 3 maggio 2012: “Anticipare l’attuazione dei nuovi principi”; 5 ottobre 2012: “Recepire integralmente e presto la direttiva”. Roma lo ha fatto il 5 novembre 2012. Poi però ha pagato poco e lentamente: 21 i miliardi saldati nel 2013, ma per Bankitalia ne restano altri 70. Per la Cgia sono 100.
RIMBORSI IVA ALLE IMPRESE
Anche i tempi dei rimborsi Iva sono troppo lunghi, perchè più si dilatano, più l’Iva grava economicamente sull’azienda. Specie in tempi di crisi.
Così il 27 settembre la Commissione ha aperto una procedura d’infrazione (2013_4080) nei confronti dell’Italia per la violazione della direttiva 112 del 2006.
“Anche quando le imprese vantano un diritto incontestabile ad ottenere il rimborso dell’Iva già  pagata — spiegava l’esecutivo — l’operazione avviene, nella migliore delle ipotesi, solo 2 anni dopo la presentazione della domanda. E spesso il pagamento slitta ulteriormente per la mancanza di fondi in tesoreria”. Non solo: anche il termine massimo di 4 anni fissato dall’Italia appare, come ha già  stabilito la Corte di giustizia Ue, “irragionevolmente eccessivo”.
“DETENUTI, LO SVUOTACARCERI NON BASTA”
Fresca di ore è l’ultima bacchettata sul sovraffollamento delle carceri, emergenza sulla quale negli ultimi anni non un solo ministro ha fatto mancare proclami e promesse mai mantenute.
“Le misure prese finora dall’Italia sono insufficienti”, ha fatto sapere il 6 marzo il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa.
Tradotto: il dl svuotacarceri convertito il legge il 20 febbraio non basta. Ora l’Italia ha tempo fino al 27 maggio per mettere in atto le necessarie misure. Con 64mila detenuti e 47 mila posti disponibili negli istituti, l’Italia ha collezionato una sfilza di condanne della Corte europea dei diritti dell’uomo. L’ultima l’8 gennaio 2013: Strasburgo ha condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante (violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea) di 7 carcerati detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza.
Vivevano in celle in cui avevano a disposizione meno di 3 metri ciascuno come spazio vitale. A ciascuno andrà  un risarcimento di 100mila euro per danni morali. Ma l’Italia era già  stata condannata 4 volte in 4 anni. Dal 27 settembre 2013, poi, Roma è “sorvegliata speciale” a causa della sospetta inadeguatezza delle cure mediche fornite nei penitenziari.
DISABILI: LAVORO E TRASPORTI SONO UN’UTOPIA
L’Italia non garantisce ai disabili il diritto di trovare un lavoro adatto alle loro esigenze. Lo ha stabilito il 4 luglio 2013 la Corte di Giustizia Ue, secondo cui Roma ha violato l’articolo 5 della direttiva 2000/78, per non aver imposto “a tutti i datori di lavoro di prevedere soluzioni ragionevoli applicabili a tutti i disabili”, recita la sentenza. Ovvero “sistemare il luogo di lavoro in funzione dell’handicap, ad esempio sistemando i locali o adattando le attrezzature, i ritmi di lavoro, la ripartizione dei compiti”. Ma i portatori di handicap non hanno neanche la possibilità  di spostarsi agevolmente con i mezzi pubblici.
L’8 febbraio Bruxelles ci ha inviato due lettere di messa in mora. La prima stigmatizza la mancanza di “assistenza specifica gratuita per le persone con disabilità  sia presso le stazioni che a bordo degli autobus”, come stabilito dal regolamento Ue n. 181/2011.
E chi volesse fare reclamo? Il controllo spetterebbe a un’autorità  dei Trasporti, che in Italia non esiste, e il dovere di ricevere le lagnanze dei passeggeri ricade sul ministero. Che, però, non può comminare sanzioni.
Reclamare, quindi, non serve a nulla. Un simile problema riguarda i disabili che si spostano in nave ed è oggetto della seconda lettera.
CONSUMATORI, DIRITTI CALPESTATI DALLE VACANZE AI FARMACI
Se si compra un pacchetto vacanze in Italia e il tour operator fallisce, ci sono serie probabilità  di non essere rimborsati.
Questo perchè il fondo nazionale preposto ai rimborsi — costituito al ministero dell’Industria — non ha sufficienti risorse. Per questo Bruxelles ha aperto la procedura di infrazione 2013_4122: l’Italia ha applicato male il regolamento 261/2004 che sancisce “regole comuni in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato”.
Roma stenta, poi, a recepire la direttiva 2012/26/UE sulla farmacovigilanza. Il testo trae spunto da un caso di cronaca: il Mediator, farmaco per il diabete prodotto da Servier, era stato ritirato dal commercio in Spagna e in Italia nel 2003 perchè pericoloso per il cuore, ma ha continuato ad essere prescritto in Francia dove è sospettato di aver causato la morte di oltre 500 persone, prima che il 18 dicembre 2009 l’Agenzia Europea dei Medicinali ne ordinasse il ritiro.
Così Bruxelles ha adottato la nuova direttiva che autorizza gli Stati a vietare il commercio e l’uso di un medicinale sul proprio territorio, anche solo in attesa di una decisione definitiva.
La direttiva doveva essere recepita entro il 28 ottobre 2013.
Nulla da fare, così è scattata l’ennesima procedura d’infrazione.

Marco Quarantelli

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MANICOMIO A CINQUESTELLE. ANCHE LA FUCKSIA “SFIDUCIATA” DAL MEETUP DI FABRIANO

Marzo 12th, 2014 Riccardo Fucile

AVEVA OSATO CRITICARE LO STAFF DEI TALEBANI: “IN TRE DECIDONO PER TUTTI SENZA NEANCHE AVERE COMPETENZA IN MATERIA”

Ne rimarrà  soltanto uno.
Prima i quattro espulsi, poi i cinque dimissionari cacciati, ieri il caso di Bartolomeo Pepe.
Oggi è il turno di Serenella Fuksia, senatrice marchigiana del Movimento 5 stelle, è stata sfiduciata dalla base: “Non saremo noi a chiedere la sua espulsione in quanto lei stessa ha avuto modo di affermare che ‘non saro’ certo io a lasciare, al massimo mi faccio lasciare dagli altri’. Non saremo noi a darle questa soddisfazione – scrive il meetup di Fabriano – Deve essere pero’ chiaro che da questo momento noi riteniamo che la Fucksia non possa essere considerata più una portavoce, concetto che comunque le e’ stato estraneo da sempre avendo fatto mancare totalmente il contatto con il territorio ed essendosi da sempre espressa unicamente su posizioni personali”.
Parole che arrivano dopo lo sfogo della senatrice davanti alle telecamere del Fatto quotidiano: “Bisogna confrontarsi, non può essere che tre al Senato e tre alla Camera decidano per tutti, o comanda chi fa parte di una Commissione, ma non ha le competenze in materia. Dobbiamo andare contro Matteo Renzi a prescindere, ma io su questo tema non la penso diversamente da lui. I problemi vanno risolti, chi offre le soluzioni ben venga”.

(da “Huffingtonpost”)

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INTERVISTA AL GRILLINO PEPE: “CONTRO DI ME IN MOTO LA MACCHINA DEL FANGO, FICO RINUNCI ALL’IMMUNITA’, LO QUERELO”

Marzo 12th, 2014 Riccardo Fucile

SAREBBE STATO SFIDUCIATO DAL MEETUP DI NAPOLI, MA SOLO PER UN REGOLAMENTO DI CONTI INTERNO AL MOVIMENTO

“Si è messa in moto la macchina del fango, contro di me stanno usando il metodo Boffo”. Bartolomeo Pepe è un leone in gabbia.
Ieri gli è piovuta tra capo e collo una sfiducia dal meetup di Napoli.
“Trenta persone, la maggior parte nemmeno le ho mai viste prima, che si sono riunite al Vomero, la zona di Roberto Fico, mentre io sono di Acerra, e quello è il mio meetup”.
È proprio il presidente della commissione di Viglianza Rai il grande accusatore del senatore stellato.
“È un bugiardo, di lui non mi fido”, ha spiegato il deputato napoletano, presente alla riunione insieme a Vilma Moronese, compagna di banco di Pepe a Palazzo Madama. “Sono quattro volte che ripetiamo la votazione per i candidati alla commissione Ecomafie per presunte irregolarità  – spiega lo sfiduciato – e tutte e quattro le volte sono stato eletto dai miei colleghi. Guarda caso oggi che la votazione si ripeteva arriva questa sfiducia, e Moronese è anche lei candidata”.
Senatore, Fico usa contro di lei parole molto pesanti.
È un attacco palese nei miei confronti. E non si capisce quali sono le motivazioni. Cosa avrei fatto? Ho solo criticato il suo modo padronale di fare politica. Lui invece mi ha accusato di nefandezze, ma non mi sembra che come presidente della Vigilanza stia brillando. Inoltre anche sul territorio non si fidano di lui, dove ha messo mano ha fatto danni.
Però è stato molto applaudito il suo intervento contro di lei.
Erano trenta persone, la maggior parte nemmeno le ho mai viste prima, che si sono riunite al Vomero, la zona di Fico, mentre io sono di Acerra, e quello è il mio meetup, con quello di Napoli non ho nulla a che fare, non mi rappresenta.
Ha detto che non le passerebbe nemmeno un documento ufficiale perchè non si fida.
Stia pure sicuro che da oggi sarà  reciproco.
Mi faccia capire: di cosa la accusa precisamente?
Non l’ho capito, ha forzato la mano, questa cosa sembra un regolamento di conti nei miei confronti. Portasse le prove di quel che dice, perchè non riesco a comprendere quale sia il problema.
Però lei, a sua volta, non è stato tenero con Fico.
Se vedo un’anomalia non la posso criticare? Non posso criticare che Moronese abbia assunto il compagno? Non posso criticare aspetti discutibili in quello che fa Fico? E sto parlando di politica, non di fatti personali. Siamo all'”uno vale uno ma lui vale più degli altri”?
Sul web qualcuno mette in luce ombre nella sua rendicontazione.
Io non mi sono mai vantato di restituire più di qualcun altro. Le mie spese sono sul sito, rendicontate come da regolamento fino all’ultimo centesimo.
Fico la accusa di “avere rapporti con chiunque”.
Qui dobbiamo fermarci un attimo: di cosa parla Fico? Chi sarebbero quelli con cui intrattengo rapporti? Pippo Civati? Ma se io nemmeno so come è fatto. Allora dico a Roberto: chiariamoci, anche di persona se vuole, ma mi deve dire nomi, cognomi, circostanze delle quali mi accusa.
Teme l’avvio di una procedura d’espulsione?
È una roba da matti. Si è messa in moto la solita macchina del fango, contro di me stanno usando il metodo Boffo. Siamo al “vale la mia parola contro la tua”. Si antepongono le faide personali al bene del Movimento, le stiamo mettendo sopra a tutto. Io sono pronto a rispondere di tutto quello che ho fatto.
In che modo?
Lui rinunciasse all’immunità  se ha il coraggio, e lo querelo. Io sono pronto a rinunciarvi. So che dice il falso, per cui lo sfido a portare le prove delle sue affermazioni. Ho anche io delle cose da dire, e non mi servirò dello scudo dell’immunità . Lui è disposto a fare altrettanto?
Rimane il fatto che per i suoi quattro colleghi espulsi venne avviata la procedura d’espulsione.
Non so che dire, a questo punto è probabile anche nel mio caso. Proverò a sentire lo staff, perchè non è possibile che venga espulso per delle menzogne. Mi sembra di aver degnamente rappresentato il Movimento fino ad oggi. Sfido tutti a trovare una dichiarazione o un voto in Aula che dimostrino il contrario.

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