Ottobre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
SAMUELE YOUSSEF CHAKIB, 23 ANNI: “NON HO MAI AVUTO PAURA, HO FATTO SOLO IL MIO DOVERE”…”SPERO CHE SE IN FUTURO DOVESSE TROVARSI IN PERICOLO MIA MADRE QUALCUN ALTRO INTERVENGA ALLO STESSO MODO”
L’eroe è un ragazzo di 23 anni, Samuele Youssef Chakib, nato ad Acqui da papà marocchino e mamma italiana, ad Alessandria.
L’altra mattina ha bloccato un ladro, Giovanni Antonio Ruggieri, 41 anni, di Bari ma domiciliato a Spinetta, correndogli dietro per oltre un chilometro.
Si chiama proprio così: «arresto da parte di privato cittadino», evento raro ma non impossibile. Applausi, per lui, e complimenti da parte dei carabinieri di Alessandria per «lo straordinario senso civico, il coraggio, la tenacia dimostrati nonostante le gravi minacce subite».
Detonatore, il furto di una borsetta che la barista del chiosco, nei giardini della stazione, l’altra mattina, ha lasciato per pochi istanti incustodita.
Il tempo di preparare un caffè e P.A., 42 anni, alessandrina, risultata poi complice dell’arrestato, l’ha presa e l’ha passata a Ruggieri, convinta che lui potesse scappare più agilmente.
Se non fosse stato intercettato da Samuele: «L’ho visto nel viale che costeggia il teatro, io stavo andando all’agenzia Manpower, per cercare lavoro perchè da qualche giorno sono rimasto senza: mi sembrava che quest’uomo stesse perdendo alcuni oggetti».
Il ladro si stava sbarazzando dei documenti e del libretto degli assegni contenuti nella borsa, per tenere solo i soldi, 10 euro.
«Ha buttato anche un dollaro, l’ho raccolto e gliel’ho restituito, ma ho notato con la coda dell’occhio che a terra c’erano anche alcune fototessera: la donna che era con lui mi ha detto che le appartenevano, ma non ci ho creduto, il volto non era lo stesso così le ho detto che avrei chiamato la polizia lo stesso, per consegnarle agli agenti. A quel punto i due sono scappati veloci, e allora ho capito e mi sono messo a rincorrere l’uomo senza pensarci».
Un inseguimento lungo e faticoso, tra le vie del centro, verso piazza Mentana, in Pista («ogni tanto pensavo: avrò ancora i polmoni?»).
Samuele è rimasto dietro il ladro, anche quando lui l’ha minacciato di morte: «Lasciami stare o ti ammazzo».
Poteva essere davvero armato: «Ma non avevo paura – dice Samuele – in via Damasio l’ho bloccato a terra, con l’aiuto di un altro signore, mentre lui gridava e cercava di reagire, sembrava anche spaventato: ho fatto lotta per 3 anni e questo un po’ mi ha aiutato nella presa».
Fino all’arrivo dei carabinieri del Radiomobile, con i quali Samuele è rimasto in contatto telefonico durante tutto l’inseguimento: («Sentivo le sirene che si avvicinavano»).
Ruggieri è stato arrestato per tentata rapina aggravata, denunciata la donna.
L’eroe per caso Samuele: «Ho fatto quello che dovevo, mi auguro solo che se in futuro dovessero trovarsi in pericolo mia mamma o mia nonna qualcun’altro intervenga allo stesso modo».
Miriam Massone
(da “La Stampa“)
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Ottobre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
E’ CONSIDERATO IL POSSIBILE ALLEATO ESTERNO CONTRO IL NEMICO INTERNO SIA DAI RENZIANI CHE DALLA MINORANZA PD
Berlusconi era l’ossessione del Pd, ora è l’oggetto del desiderio dei due Pd, che se lo contendono come alleato esterno contro il nemico interno, che gli mandano messaggi pubblici e lusinghe riservate, che lo esortano a non credere e a non cedere alle promesse Perchè mentre tutti i partiti sono impegnati nel Paese con la campagna referendaria, nel Palazzo tutti continuano a discutere solo di legge elettorale, sapendo che è quello il cuore della trattativa e il nodo del contendere.
È per avere Berlusconi dalla propria parte al referendum che Renzi ha formato la commissione del Pd sulla modifica dell’Italicum.
È per avere Berlusconi dalla propria parte il 4 dicembre, che Bersani e D’Alema stanno lavorando per far fallire la mediazione sull’Italicum, proponendone un’altra al vecchio nemico, «più vantaggiosa» rispetto a quella del loro nuovo nemico
Gli uomini del Cavaliere, senza sosta, portano doni al capo sotto forma di ambasciate. Dagli accampamenti democratici in lotta si inviano segnali diversi, e sembrano tutte offerte allettanti.
Gianni Letta riferisce le intenzioni di Palazzo Chigi, che è pronto a discutere le richieste di cambiamento al modello di voto: c’è il premio di maggioranza da assegnare alla coalizione e non più alla lista, c’è la trasformazione delle preferenze in collegi, e forse si potrebbe discutere anche sul ballottaggio.
«A patto che si faccia in fretta», secondo il Gran ciambellano di Berlusconi
Per contrastare quel pezzo di Pd, l’altro Pd ricorda al Cavaliere i tempi in cui volle ascoltare le sirene e rammenta il naufragio di cui poi fu vittima.
È un martellamento da call center, non c’è telefono di dirigente del centrodestra che venga risparmiato dal messaggio.
«Mi ha chiamato D’Alema», ha raccontato a Berlusconi un Parisi per metà stupefatto, per l’altra divertito: «Mi dava del lei… Mi ha chiesto di dirti di non andare dietro le fregnacce di Renzi. Che devi mobilitare i tuoi elettori, perchè vadano tutti a votare No al referendum»
Così come ci sono due fronti democratici, ci sono anche due fronti berlusconiani. Brunetta non passa giorno senza dar voce a quanti sono contrari alla trattativa con il premier.
Al gruppo si è aggiunto pubblicamente l’ex ministro delle Riforme Quagliariello, che insieme a D’Alema è parte attiva nel Comitato per il No: «Il centrodestra resti indisponibile alla trattativa sulla riforma elettorale finchè il popolo non si sarà espresso sul referendum costituzionale».
Tali sono le tensioni, che insieme al Pd rischia di spaccarsi anche Forza Italia, dove Salvini mira a conquistare adepti alla causa: «Tra gli amici di Berlusconi c’è qualcuno nostalgico dell’inciucio».
E Berlusconi pur di mostrarsi il leader di una coalizione che non c’è più (come non c’è più il Pd) ieri si è esposto di nuovo contro le riforme, rispolverando uno slogan d’altri tempi, sostenendo che se vincesse il Sì, ci sarebbe «il rischio di dar vita a una dittatura di sinistra», edizione aggiornata rispetto al pericolo comunista, visto il pedigree di Renzi. Per giustificare la posizione, il Cavaliere ha sottolineato che è per colpa del premier se il referendum ha assunto valenza politica, «per sua scelta è anche un voto sul governo. E il nostro voto sul governo non può che essere negativo»
La strada è presa, sebbene il fondatore del centrodestra continui ad arrovellarsi sugli scenari futuri, e nelle discussioni riservate – lontano dai clientes – ascolta con attenzione le obiezioni.
Gianni Letta (e non solo lui) gli ha spiegato infatti che se vincesse il Sì e non ci fosse un’intesa preventiva, sarebbe poi difficile trattare con Renzi sulla legge elettorale.
Non c’è l’incombenza del voto anticipato, nemmeno Berlusconi lo pensa: semmai il leader del Pd potrebbe non fare concessioni a Forza Italia
Nel caso vincesse il No, il timore è che la situazione politica vada fuori controllo, con Salvini pronto a intestarsi la vittoria e prendere il sopravvento. Magari annunciando di essere favorevole al mantenimento del premio di maggioranza alla lista, che per Berlusconi è una camicia di forza della quale liberarsi.
Una linea portata avanti da Parisi, citato (non a caso) durante la direzione del Pd da Franceschini
Nessuno capì al momento la ragione di quel passaggio fatto dal ministro democratico, che è favorevole a destinare il premio di maggioranza alla coalizione, e che nel suo intervento definì «interessante il tentativo» affidato dal Cavaliere all’ex manager: «È un bene che ci sia spazio per una parte moderata nella destra. Perchè, se vincesse il No, a farla da padroni sarebbero Grillo e Salvini».
Chiaro no? È la storia che si ripete: quella di un eterno (e oggi doppio) Nazareno.
Francesco Verderami
(da “il Corriere della Sera”)
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Ottobre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
L’ITALIA E’ DIETRO LA ROMANIA E IL COSTARICA… SUL PODIO ANCHE DANIMARCA E AUSTRALIA
L’Italia non è un Paese per giovani.
A ricordarcelo ci sono i numeri sui molti espatriati che scappano per cercare opportunità all’estero.
Adesso la conferma arriva anche dal governo di Londra che ha messo insieme un ampio studio per capire quali sono i Paesi che offrono più chance per il futuro di chi oggi ha tra i 15 e i 29 anni (Global Youth Development Index and Report 2016).
Il miglior posto in assoluto? È, neanche a dirlo, la Germania.
Il Paese della Merkel ha conquistato il primato grazie al livello elevato della formazione offerta dalle sue università , per le buone percentuali di impiego e le opportunità di lavoro per i giovani e pure per l’attenzione che il mondo della politica rivolge a questa particolare fascia di età .
Al secondo posto c’è la piccola Danimarca mentre in terza posizione si è piazzata l’Australia
L’Italia? Il nostro Paese non fa per niente una bella figura.
Nella classifica per i giovani si colloca, infatti, soltanto in 37esima posizione, sorpassato da Paesi come Romania, Colombia e Costa Rica.
Siamo tra i Paesi più avanzati al mondo ma per un giovane, in Italia, non è facile approfittare del progresso economico e sociale
La graduatoria dei Paesi, 183 in tutto, è stata messa insieme analizzando diversi indicatori, ben 18, il cui mix misura le prospettive future che il Paese offre a chi è nell’età del liceo, fino alla fine degli studi all’università .
Tra gli indici considerati c’è la qualità della formazione, le possibilità di lavorare e di specializzazione ma anche la qualità del sistema sanitario del Paese e l’accesso a cure e benessere.
Se si guarda soltanto quest’ultimo aspetto, l’Italia riesce a brillare e conquista la decima posizione di questa specifica classifica (unico Paese europeo nella top ten)
Tra gli indicatori presi in esame c’è anche la partecipazione politica dei giovani anche in termini di politiche specifiche per questa fascia di età .
Uno scarso interesse alla vita politica e civica segnala frustrazione e scarse speranze nel futuro e soprattutto nelle possibilità di migliorarlo.
Tornando alla classifica generale dei posti migliori, a dominare i primi dieci sono quasi esclusivamente i Paesi europei: in graduatoria con la Germania e la Danimarca ci sono Svizzera, Gran Bretagna, Austria, Lussemburgo e Portogallo. Il Giappone, unico Paese non appartenente all’area europea insieme all’Australia, chiude la top ten
C’è poi qualche sorpresa.
Per trovare gli Stati Uniti occorre scorrere la lista fino alla 23esima posizione, nonostante in America si trovino le università più prestigiose al mondo e i colossi della tecnologia che dalla Silicon Valley hanno rivoluzionato l’economia globale.
Anche la Cina non brilla per niente. La superpotenza emergente, con una grandissima fetta di popolazione fatta di giovani, è molto in basso e si piazza solo verso la fine, al 118esimo posto.
Dove è meglio non essere giovani oggi? Il futuro non offre grandi prospettive soprattutto a chi vive nei Paesi dell’Africa. Appartengono, infatti, a questo continente le ultime dieci posizioni.
A chiudere l’elenco è la Repubblica Centrafricana.
Sandra Riccio
(da “La Stampa”)
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Ottobre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
CRESCE IL NUMERO DEI RAGAZZI CHE NON LASCIANO LA FAMIGLIA, PEGGIO DI NOI SOLO LA SLOVACCHIA
Oltre due terzi dei «giovani adulti», ovvero coloro che hanno tra i 18 e i 34 anni, in Italia vive a casa con i genitori, una percentuale (67,3%) che nel 2015 cresce rispetto al 2014 e si conferma al top nell’Unione europea (dietro solo alla Slovacchia) con quasi 20 punti di differenza rispetto al 47,9% medio europeo.
Lo rileva Eurostat secondo il quale il divario cresce ancora nella fascia tra i 25 e i 34 anni. In questa fascia i giovani a casa con mamma passano dal 48,4% del 2014 al 50,6% a fronte del 28,7% in Ue e del 3,7% in Danimarca.
I più mammoni sono gli slovacchi
La percentuale dei giovani adulti che vivono a casa con i genitori è cresciuta di quasi due punti tra il 2014 e il 2015 passando dal 65,4% al 67,3% mentre in Ue è scesa passando dal 48,1% al 47,9%.
L’Italia è superata per percentuale di “mammoni” solo dalla Slovacchia (69,6%) e seguita da Malta (66,1%) mentre è molto lontana dalla Francia (34,5%, dato in calo), dalla Germania (43,1%) e dal Regno Unito (34,3%) ma soprattutto dalla Danimarca (19,7%).
Preoccupano gli under 34
La tendenza dei giovani italiani a non lasciare la casa dei genitori è ancora più evidente nella fascia tra i 25 e i 34 anni, ovvero quella nella quale si sono terminati gli studi e si dovrebbe cominciare a lavorare.
In Italia, anche a causa della scarsa occupazione dei giovani, la percentuale di coloro che sono tra i 25 e i 34 anni e vivono con i genitori ha raggiunto il 50,6% (era al 44% nel 2011) con quasi 22 punti in più rispetto alla media europea (dietro solo alla Grecia con il 53,4%).
La distanza è siderale rispetto ai paesi del Nord Europa (3,7% la Danimarca, 3,9% la Svezia) ma anche rispetto alla Francia (10,1%, in calo di un punto), il Regno Unito (16%) e la Germania (19,1%) mentre la Spagna è al 39,1%.
A casa il 94,5% dei ragazzi tra 18 e 24 anni
Se si guarda alla fascia dei più giovani (18-24 anni) vive in casa il 94,5% del totale (79,1% in Ue) mentre tra i 20 e i 24 anni la percentuale scende al 93% (è al 59,8% in Francia).
Sono mammoni soprattutto i maschi con il 73,6% del totale tra i 18 e i 34 anni (quasi 3 su 4), in crescita dal 71,8% del 2014.
La percentuale di quelli tra i 25 e i 34 anni cresce dal 56,8% al 59,3% con oltre 24 punti in più rispetto alla media europea.
Le donne in questa fascia di età restano a casa nel 41,7% dei casi. Ma non tutti quelli che restano a casa con i genitori lo fanno in assenza di un’occupazione: il 40,3% di quelli che vivono con i genitori in questa fascia di età – rileva Eurostat – lavora full time mentre il 18,8% si dichiara ancora studente e il 24,3% si dice disoccupato.
Italia al top per mamme over 50, un terzo di tutta Ue
L’Italia è al top in Europa per parti di mamme ultracinquantenni. Nel 2014 – secondo gli ultimi dati pubblicati da Eurostat – in Europa sono nati 1.019 bambini da mamme over cinquanta e tra questi 303 sono nati da mamme italiane.
Nel nostro Paese il fenomeno è più che raddoppiato dal 2007 quando erano state 141. Oltre 2.800 bambini sono nati da mamme tra i 45 e i 49 anni (13.382 in tutta Europa) mentre 36.654 sono nati da mamme tra i 40 e i 44 anni (214.706 in tutta Europa).
Le mamme over 50 nel 2014 sono state 177 nel Regno Unito e 103 in Francia mentre in Germania sono state 91.
I bambini nati da mamme tra i 20 e i 24 anni in Italia nello stesso periodo sono stati 46.029 (in calo dagli oltre 52.000 del 2007) a fronte dei 125.377 nel Regno Unito, dei 109.500 in Francia e degli oltre 80.000 in Germania.
Nel complesso in Italia nell’anno sono nati 502.000 bambini.
(da agenzie)
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Ottobre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
IL 46% DEL PARCO BUS ITALIANO HA PIU’ DI 18 ANNI
In Italia circolano 23mila bombe ecologiche, montate su ruote e telaio. Sono i mezzi di trasporto pubblico locale vecchi e inquinanti.
Hanno un’età media superiore ai 18 anni, rappresentano il 46 per cento del parco bus complessivo e sono responsabili tutti assieme dell’emissione del 2,5 per cento delle polveri sottili che respiriamo nelle città . In più, scaricano nell’aria oltre il 19 per cento del monossido di azoto, sostanza responsabile dell’aggravamento delle crisi di asma e componente di quel pacchetto di agenti che provocano il buco nell’ozono.
Oltre 8mila autobus sono classificati dal punto di vista della compatibilità ambientale come Euro zero: se fossero automobili, ad esempio, non potrebbero circolare all’interno del grande raccordo anulare di Roma. Altri duemila sono Euro 1, ben 13mila sono Euro 2.
Questo esercito di automezzi stanchi e sfondati ha l’età media più alta d’Europa, pari a 12,2 anni. In Germania la media scende a 6,9 anni, nel Regno Unito a 7,7, in Francia a 7,9, in Spagna a 8.
La vetustà della flotta comporta un continuo fermo per manutenzione, con costi sempre crescenti.
Mentre il depauperamento del parco, risultante dal ritiro quotidiano dal servizio per esaurimento di ogni capacità , porta i superstiti che invece riescono ad uscire dalle officine a un superlavoro crescente: a Roma la percorrenza media annua è di 70mila chilometri, a Torino supera i 50 mila.
Un fiume di miliardi
Il sistema, insomma, è vicino al collasso. Per superare l’emergenza la Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione, entra in campo con un intervento di proporzioni quasi militari.
Parte subito un’asta per acquistare 1.800 nuovi mezzi, con la stessa Consip attore principale della commessa e le amministrazioni locali, tra cui la disastrata Atac romana, destinatarie del prodotto.
L’importo base della maxi operazione è di 410 milioni di euro per rilevare 1.200 mezzi, con un’opzione per altri 600 che farà salire l’importo complessivo a oltre 500 milioni. I veicoli saranno ovviamente tutti Euro 6, al netto di due lotti destinati ai bus elettrici e a metano. L’asta si concluderà entro il prossimo mese di dicembre.
Poi il programma potrà estendersi al resto della semirottamata flotta italiana. Il progetto consegnato ai ministri prevede l’acquisto di altri 34mila bus, con una spesa di 7,5 miliardi nell’arco di 10 anni.
Un intervento monstre, mai effettuato prima in termini di dimensioni affidate a un unico soggetto: ma vista l’ampiezza, con un risparmio altrettanto rilevante.
Sconti e risparmi
“Si interviene per fronteggiare un’emergenza ambientale, ma anche economica – spiega Luigi Marroni, amministratore delegato della Consip – perchè oltre al vantaggio sul fronte ambientale ne esiste uno monetario”.
Marroni fa parlare i numeri. “Il parco da rinnovare con urgenza – dice – ammonta a 34mila mezzi, compresi i 23mila quasi fuorilegge. L’obiettivo è far scendere l’età media complessiva di 5 anni, da 12,2 a 7,7, con un cronoprogetto tarato su dieci anni. Nei primi due e mezzo si prevede di rottamare tutti i bus Euro zero, circa 10mila, con una spesa di 1,87 miliardi. Poi tutti gli altri. Alla fine del periodo, l’operazione sarà costata appunto 7,5 miliardi”.
Una somma che fa tremare i polsi, ma Marroni spiega che non sarà un salasso. “Accentrare le gare per l’acquisto in un unico soggetto, a differenza della frammentazione attuale, permetterà di ottenere sconti fino al 20 per cento, con un risparmio di 1,5 miliardi. È una cosa che abbiamo già sperimentato con le gare sulle auto del parco statale, dove lo sconto ottenuto per comprare le Fiat Panda ha raggiunto punte del 45 per cento. Poi – continua Marroni – ci sono i risparmi generati dalla gestione unificata dei mezzi: altri 1,7 miliardi. Alla fine il rinnovamento tecnico e ambientale di 34mila bus comporterà un esborso di 4,3 miliardi”.
Il noleggio nazionale
Ma nelle stanze della Consip si pensa a fare ancora di più, se si avrà il via libera dal governo.
L’idea è quella di avere una compagnia che diventi una specie di noleggiatore nazionale dei bus, e che possa muoversi su tutto il territorio nazionale come soggetto titolare di acquisti, manutenzione motori, sostituzione gomme.
“È il modello inglese – spiegano alla Consip – che permetterebbe di ottenere risparmi enormi su tutta la filiera e di tenere sotto controllo tutto il parco. Bisognerà però che ci sia l’accordo con gli enti locali, che di fatto diventerebbero soggetti secondari”.
L’operazione, di cui si sta discutendo con il governo, ha però anche caratteristiche di politica industriale.
“Comprare 34 mila mezzi è un’operazione commerciale di dimensioni mai viste – dice Marroni – e questo permetterebbe di sedersi a un tavolo con i produttori, anche stranieri, e fare discorsi di programma. Vi interessa vendere 34mila, o addirittura oltre 50mila autobus? Bene: allora venite a produrli in Italia, vi garantiamo una fornitura costante tale da ammortizzare le spese d’insediamento. Questo rilancerebbe l’intero settore dei mezzi di trasporto. Oggi in Italia si producono 300mila vetture, mentre dalle fabbriche spagnole ne escono 3 milioni e da quelle della Repubblica Ceca 800mila. Eravamo grandi, siamo diventati troppo piccoli, e abbiamo perso migliaia di posti di lavoro”.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
IL SISTEMA DEGLI AMBULANTI STIGMATIZZATO DA MAFIA CAPITALE TORNA IN AUGE CON LA GIUNTA RAGGI
Il grande ritorno dei Tredicine a Piazza Navona per la Festa della Befana si avvicina sempre di più.
A certificarlo è il presidente della Commissione Commercio Andrea Coia, che ribadisce che in assemblea verrà presentata e approvata una mozione per impegnare la Giunta a trovare una maniera per rifare la fiera.
Coia ha proposto e fatto votare in commissione la proposta di una mozione affinchè la giunta capitolina si adoperi per fare in modo che il Dipartimento di via dei Cerchi elabori un bando per l’istituzione della festa tradizionale, preservando criteri di decoro e di qualità , in vista del prossimo Natale.
Tornerà quindi in auge la fotografia di Luigi Di Maio con i sindacalisti degli ambulanti: il leader pentastellato dichiarava qualche tempo fa: «Due membri della famiglia Tredicine si sono fatti una foto con me mentre camminavo in mezzo a centinaia di manifestanti. Ma, anche se mi rubassero 100 foto, i Tredicine rimarrebbero sempre i Tredicine e la loro storia non cambierebbe: sappiamo bene chi sono e il sistema che rappresentano a Roma, come emerso da Mafia capitale».
E invece, nonostante i richiami di Di Maio a Giordano Tredicine e Mafia Capitale, l’idea del M5S è presentare una richiesta formale al Dipartimento commercio per verificare se ci sono i margini per predisporre una festa temporanea per quest’anno, con un avviso pubblico fatto direttamente dal Comune in virtù dei poteri sostituivi che la normativa gli riconosce visto che i 90 di giorni necessari per il bando sono ormai ampiamente scaduti, come ricordato tempo fa dall’assessore al commercio Adriano Meloni.
Così verrebbero accontentate le decine di ambulanti che continuano a pressare il Campidoglio, ricorda Il Fatto.
Anche se lo stesso Segretariato Generale, nel parere espresso su richiesta della Commissione, parla di un bando “difficile da realizzarsi per mancanza dei tempi necessari”.
La Giunta Raggi andrà allo scontro con il I Municipio. «Ho parlato con Meloni- ha detto Coia — sulla necessità di fare un bando, non ha detto nulla, a mio avviso è favorevole».
In realtà , scrive Il Messaggero, l’assessore,a margine della commissione, ha confermato per voce del suo ufficio stampa la posizione espressa due mesi fa.
(da “NexrQuotidiano”)
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Ottobre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
UN ISPETTORE DELL’UFFICIO IMMIGRAZIONE IN DISTACCO SINDACALE INCASTRATO DAI SUOI COLLEGHI DELLA QUESTURA DI MILANO
“Avrebbe venduto permessi di soggiorno in cambio di regali”. Questa l’accusa contestata a un dirigente sindacale della polizia, Giuseppe Falcone, 56 anni, segretario lombardo del Sap (Sindacato autonomo di Polizia). L’uomo è stato arrestato a Milano per corruzione.
A presentarsi dal poliziotto, un ispettore dell’Ufficio immigrazione in distacco sindacale, sono stati i suoi stessi colleghi della questura di Milano. Per l’indagato il giudice per le indagini preliminari ha disposto gli arresti domiciliari.
“Quando abbiamo appreso dell’arresto del collega abbiamo provveduto a comunicare al Questore di Milano di averlo sospeso dall’incarico di sub-commissario del sindacato” spiega Giorgio De Biasi, storico sindacalista e commissario straordinario del Sap (Sindacato autonomo di Polizia) alla notizia dell’arresto di Falcone, dirigente dell’organizzazione milanese ed ex presidente dell’Api (Associazione Poliziotti Italiani), per “più episodi corruttivi” che sarebbero avvenuti, secondo le accuse, prima del giugno 2015, data del commissariamento del Sap milanese.
“Il collega si difenderà nelle sedi opportune — ha aggiunto De Biasi — noi rimaniamo fiduciosi nell’operato della magistratura”.
(da agenzie)
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Ottobre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
CONDANNA A 2 ANNI E 8 MESI, SOSPESO DA DEPUTATO REGIONALE PER 18 MESI…MA ALFANO GLI RIBADISCE LA SUA STIMA
Aveva favorito due imprenditori che avevano chiesto l’erogazione di alcuni finanziamenti europei: sei milioni di euro utilizzati per realizzare un resort con campo da golf sulle Madonie.
In cambio aveva ottenuto la sistemazione gratuita della sua villetta a Collesano, proprio nei pressi della lussuosa struttura turistica costruita grazie al denaro ottenuto da Bruxelles.
Per questo motivo il gup del tribunale di Palermo Guglielmo Nicastro ha condannato a due anni e otto mesi di carcere Francesco Cascio, coordinatore e deputato regionale del Nuovo Centrodestra, ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana.
L’esponente del partito di Angelino Alfano era accusato di corruzione ed è stato colto da un malore subito dopo che il gup ha letto la sentenza di condanna nei suoi confronti.
Poco male, perchè subito dopo si è precipitato il ministro dell’Interno a garantire di persona la sua innocenza, nonostante la condanna appena incassata: una situazione ai limiti dell’ossimoro.
“Ho sentito l’onorevole Francesco Cascio per ribadirgli amicizia, stima e fiducia nella sua persona e nella sua innocenza che sono convinto riuscirà a provare in appello. L’articolo 27 della Costituzione è tuttora in vigore e ci consente, e al tempo stesso impone, di considerarlo innocente”, ha detto Alfano, annunciando di aver “convintamente respinto” le dimissioni del deputato siciliano da coordinatore regionale di Ncd.
Secondo il procuratore aggiunto di Palermo Dino Petralia e i sostituti Gery Ferrara, Paolo Guido e Gaspare Spedale, Cascio si è fatto corrompere ai tempi in cui era l’assessore al turismo del governo di Salvatore Cuffaro: è tra il 2001 e il 2004, infatti, che gli imprenditori Giuseppe e Gianluigi Lapis, avevano chiesto e ottenuto l’erogazione di quei contributi comunitari per realizzare il golf resort sulle Madonie.
In cambio del suo interessamento l’ex esponente di Forza Italia aveva incassato quello che il pm Guido ha definito un segno di “ringraziamento” per i servizi resi: la sistemazione della sua villa di Collesano.
Quei lavori edili, tra l’altro, iniziarono negli anni successivi al 2003 e durarono almeno fino al 2010: è per questo che il reato imputato a Cascio non si è prescritto.
Secondo l’accusa l’ex presidente dell’Ars ha agito con la collaborazione di due dirigenti regionali, Agostino Porretto e Aldo Greco, rinviati a giudizio dal giudice Nicastro, dato che hanno scelto di farsi processare con il rito ordinario: il loro procedimento comincerà il 6 marzo mentre le posizioni degli imprenditori Giuseppe e Gianluigi Lapis sono state stralciate.
“Attendiamo la lettura delle motivazioni della sentenza e poi presenteremo appello”, ha detto l’avvocato Enrico Sanseverino, legale di Cascio, che dopo la condanna di oggi sarà sospeso dall’Assemblea regionale siciliana per 18 mesi, come prescrive la legge Severino: il deputato di Ncd, dunque, non farà in tempo a tornare a Palazzo dei Normanni dato che la legislatura scadrà nell’ottobre 2017, prima della fine della sua sospensione.
Al suo posto, invece, s’insedierà Giuseppe Di Maggio, secondo dei non eletti nella lista del Pdl alle regionali del 2012: il primo era Pietro Alongi, ma è già diventato deputato nel 2013 al posto di Salvino Caputo, condannato in via definitiva per abuso d’ufficio.
Punta di diamante di Forza Italia nella Sicilia iperberlusconiana, dopo il tracollo del centrodestra sull’isola Cascio non ha ridimensionato le sue aspettative politiche.
Nel 2013 è stato designato tra i grandi elettori spediti a Roma per eleggere — anzi in quel caso si trattò di rieleggere Giorgio Napolitano — il presidente della Repubblica, nonostante la Corte dei conti lo avesse appena condannato a risarcire la Regione Siciliana con 12 milioni di euro — insieme a 16 altri politici — per l’inutile assunzione di 512 autisti di ambulanza.
Poi, dopo aver seguito Alfano nella creazione di Ncd, ha cominciato a dialogare con i renziani del Pd, nel frattempo usciti vincitori dal congresso.
E infatti, qualche mese fa, il suo nome era stato indicato come possibile candidato sindaco di Palermo che il Pd e i centristi avrebbero volentieri appoggiato per provare a interrompere il regno di Leoluca Orlando.
Ipotesi che, dopo la condanna di oggi, è probabilmente da archiviare.
Giuseppe Pipitone
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 22nd, 2016 Riccardo Fucile
“IL NO AL REFERENDUM? MEGLIO STARE CON GRILLO CHE CON VERDINI”
“Il film delle europee e del 40% è finito. Quella era solo un’amichevole e i voti di destra sono arrivati per questo. La Ditta per me è il centrosinistra, di cui il Pd deve essere la principale infrastruttura. Dobbiamo fertilizzare quello che sta attorno a noi, promuovere associazioni che stanno un po’ dentro e un po’ fuori”.
Lo afferma l’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in un’intervista a Repubblica in cui propone di “far eleggere il segretario del Pd dagli iscritti e lasciare le primarie di coalizione per la scelta del candidato premier”.
“Per fare un congresso in modo serio avremmo dovuto partire almeno sei mesi fa. A Roma dopo la sconfitta non si è fatta neanche una riunione e non si è dimesso nessuno. In mezza Italia siamo troppo permeabili a fenomeni che come minimo chiamerei di trasformismo. Prima del congresso – sottolinea Bersani – ci vuole un appuntamento nazionale per cambiare lo statuto: una volta si chiamava conferenza di organizzazione, se adesso vogliono trovare un nome inglese a me va bene anche chiamarlo Leopold”.
Sulla legge elettorale, “non pensino di dire a me cose tipo stai sereno. La verità è che definiscono l’Italicum una legge ottima e la maestra mi ha insegnato che meglio dell’ottimo non c’è nulla”, commenta Bersani.
Quanto al referendum, “a domanda secca, tra Grillo e Verdini io scelgo il primo. Noi non dobbiamo demonizzare, ma essere sfidanti e competitivi – prosegue – con le ragioni di quell’elettorato. E aggiungo: con quello che sta accadendo nel mondo a destra, il M5S ha dato una mano tenere il sistema in equilibrio, portando l’insofferenza sul terreno parlamentare”
(da “Huffingtonpost”)
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